La Procura di Milano ha fatto ricorso al Riesame per ribadire la richiesta di custodia cautelare in carcere per 13 indagati nell’inchiesta sulla banda dei dossier. Tra questi ci sono anche l’ex capo della squadra mobile Carmine Gallo e Nunzio Samuele Calamucci (consulente informatico e investigatore privato), entrambi finiti agli arresti domiciliari. I magistrati hanno ripetuto la richiesta dei domiciliari per Enrico Pazzali, titolare della Equalize, società al centro delle indagini, e presidente della Fondazione Fiera Milano. Il gip Fabrizio Filice non aveva applicato alcuna misura cautelare per Pazzali. Tutto questo avviene nelle ore in cui il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana ha definito il manager “una persona che ho sempre stimato e che continuo a stimare”.

Indagato l’ex consigliere di Leonardo
In queste ore è intanto emerso che c’è anche un manager ex consigliere di amministrazione di Leonardo (l’ex Finmeccanica) tra gli indagati dell’inchiesta. Si tratta di Pierfrancesco Barletta, ex socio di minoranza di Equalize con il 5%, attualmente vice presidente della Sea, la società che gestisce gli aeroporti in Lombardia. A Barletta è contestato il concorso in accesso abusivo a sistema informatico in particolare su due report commissionati da lui. Nel paradosso e nel groviglio di interessi al centro di questa presunta compravendita di dati emerge che lo stesso Barletta è stato anche vittima di un episodio di dossieraggio.

“Spiate molto più di 800mile persone”
La “banda” – secondo l’ipotesi dei magistrati – avrebbe collezionato report su molte più di 800mila persone, numero che sembrava emergere da alcune intercettazioni telefoniche. Nunzio Samuele Calamucci, come si legge negli atti dell’inchiesta, diceva che avrebbe avuto “a disposizione” un “hard disk contenente ottocentomila Sdi”, ossia informazioni acquisite dalla banca dati delle forze dell’ordine. Stando a quanto chiarito, in relazione ai presunti casi di dossieraggio che riguardano personalità politiche, al momento tra le imputazioni, che figurano a carico della ipotizzata associazione per delinquere nella richiesta cautelare, c’è solo quella che riguarda accessi abusivi ai danni di persone vicine politicamente a Letizia Moratti, quando era candidata alle Regionali lombarde. Non ci sono imputazioni contestate allo stato, invece, sui casi ai danni del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il presidente del Senato Ignazio La Russa e il leader di Italia Viva Matteo Renzi.

L’archivio nascosto nel garage
Tuttavia ora investigatori e inquirenti – attraverso le analisi sui dispositivi sequestrati e una maxi consulenza – cercheranno eventuali riscontri alle parole che emergono dalle intercettazioni. Un aiuto alle indagini potrebbe arrivare anche da un altro sequestro, quello dell’archivio di Gallo, di cui parla anche nelle intercettazioni e che avrebbe tenuto nascosto in un garage. Un archivio soprattutto cartaceo. Intercettato, l’ex superpoliziotto spiegava la “destinazione finale del proprio archivio” che era “occultato” a casa della segretaria di Equalize: “Non c’ha le chiavi del garage – raccontava – quindi gli scatoloni li ho portati a casa sua. Ha detto poi li porta lei giù (…) così siamo a posto, non dobbiamo avere nulla qua”. La procura ha chiesto è ottenuto anche il sequestro di un server in Lituania e sta valutando anche una rogatoria in Inghilterra, dove c’era una sorta di centrale di hacker guidata da una donna.

Gli interessi sugli stranieri
Il giro di dossier, sempre stando agli accertamenti dell’accusa, avrebbe riguardato anche personalità straniere. Calamucci parlava infatti di un “report” su un “famoso oligarca russo” e in altri passaggi i pm scrivono che si è cercato di accertare l’identità del russo e l’unico elemento è “una vicenda che vede coinvolti dei cittadini russi-kazaki (Victor Kharitonin e Alexandrovich Toporov)” e “la costruzione di un hotel a Cortina d’Ampezzo e la gestione di svariati resort di lusso”.

Chi sono i russi spiati
Kharitonin – ritenuto vicino al governo di Mosca – è attivo nel settore farmaceutico e socio di Roman Abramovic, nonché proprietario di El Camineto, gestito da una società di Flavio Briatore. Toporov, invece, è un magnate kazako proprietario dell’hotel Savoia e attivo nel campo immobiliare. “Ti faccio vedere una roba (…) quello che gli ho consegnato oggi per la chiesa … questo è il famoso oligarca russo (…) Gli ho ricostruito tutto, compresi gli asset, le proprietà che ha, che ha sua moglie e via dicendo, le banche e tutti i documenti originali che ci hanno chiesto perché si vede che li devono sanzionare o qualche cagata del genere”, dice Gallo intercettato. Un accesso abusivo, poi, avrebbe riguardato Vladimir Tsyganov e Oxana Bondarenko, attivi nel settore moda e proprietari di una catena di negozi di lusso in Russia.

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