Una decisione che probabilmente non ha precedenti, in oltre duecento anni di storia della massoneria. È quella presa dal tribunale civile di Roma, che ha sospeso l’elezione di Antonio Seminario a Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia. È contenuto in un’ordinanza di dieci pagine l’ultimo colpo di scena nell’ormai lunghissima lotta intestina che ha dilaniato la principale obbedienza massonica del Paese. Nel marzo scorso, infatti, le elezioni per incoronare il successore di Stefano Bisi hanno spaccato in due il Grande oriente. Tra cappucci e grembiulini hanno cominciato a circolare veleni, espulsioni e accuse incrociate di brogli.
Carte bollate – Dal giorno successivo all’esito del voto è andata in onda una battaglia combattuta a colpi di carte bollate. A sfidarsi gli elettori di Leo Taroni, candidato che aveva messo al centro del suo programma la lotta alle infiltrazioni mafiose nelle logge, e i sostenitori di Seminario, uscito vincitore dopo alcune “operazioni di controllo e verifica” della Commissione elettorale nazionale. Erano proprio queste azioni ad aver provocato l’ira di Taroni e dei suoi. Gli sconfitti avevano inondato di ricorsi il tribunale di Roma, che per tre volte aveva rigettato le istanze. A questo giro, però, il giudice della sedicesima sezione Maurizio Manzi ha dato ragione a 12 sostenitori di Taroni, assistiti dall’avvocato Lorenzo Borrè.
Sfida all’ultimo voto – Al centro del ricorso ci sono appunto le delibere della Commissione. Il totale dei voti a urne chiuse, infatti, aveva incoronato Taroni con 6482 preferenze, seguito da Seminario a quota 6467. La Commissione elettorale, però, aveva deciso di considerare nulle 245 preferenze: la maggior parte (139) erano a favore di Taroni. Si trattava delle schede che presentavano ancora il talloncino antifrode: non era stato rimosso prima della votazione. Senza quelle preferenze Seminario aveva trionfato con 6368 voti, 26 in più rispetto a Taroni. L’annullamento di quei voti, però, è considerato illegittimo dal giudice. “Non è previsto in alcuna delle disposizioni costitutive ed ordinamentali del Goi che la mancata rimozione del talloncino antifrode, apposto sulla scheda elettorale, sia motivo di invalidazione del voto espresso, non soccorrendo a tal fine le indicazioni contenute in circolari di natura interpretativa (che, come noto, non sono fonti del diritto)”, scrive il magistrato nella sua ordinanza. “In ogni caso – prosegue – l’errore consistito nell’inserire nell’urna la scheda senza rimuovere il talloncino antifrode non è ascrivibile all’elettore, ma all’ufficio elettorale che avrebbe dovuto rimuoverlo una volta presa in consegna la scheda all’esito della espressione del diritto di voto”.
La decisione del giudice – Per questo motivo il giudice spiega che “deve essere privilegiato il favor voti non potendo essere rimessa alla condotta dei componenti del singolo ufficio elettorale circoscrizionale (i quali, in ipotesi, potrebbero avere interesse a favorire i componenti di una determinata lista) ogni decisiva determinazione al fine di condizionare la validità del voto espresso“. Ecco perché “in definitiva l’operato degli elettori, i quali hanno espresso liberamente il voto, non può essere fatto oggetto di censura non essendo rimesso agli stessi l’adempimento di rimuovere il talloncino antifrode prima di depositare la scheda nell’involucro di raccolta”. Sulla base di questa motivazione il tribunale ha emesso una ordinanza che sospende l’efficacia delle delibere adottate dalla Commissione per annullare le schede votate e attribuire il numero definitivo di voti alle liste. Non avendo più valore quelle decisioni, il giudice ha quindi sospeso pure l’efficacia dell’atto di proclamazione di Seminario come nuovo Gran maestro e degli altri massoni del suo schieramento eletti al vertice del Goi. Quasi otto mesi dopo il voto, dunque, la corsa al vertice del Grande Oriente potrebbe ripartire da zero. Cosa succede adesso? Decade Seminario e s’insedia Taroni? O serviranno nuovi passaggi per decidere chi sarà il Gran maestro di oltre 23mila massoni? “Confido che ora la Commissione adotti i provvedimenti conseguenziali e che si proclami il vincitore in forza del maggior numero di preferenze conseguite, senza necessità di ulteriori azioni giudiziarie. In poche parole: Pace con giustizia”, dice l’avvocato Borrè. Il Grande Oriente d’Italia ha commentato la notizia con una nota in cui spiega che “provvederà all’adozione degli atti conseguenti ai fini della esatta esecuzione del provvedimento cautelare in conformità alla legge, fatti salvi gli esiti del proponendo reclamo“. Seminario, difeso dagli avvocati Fabio Federico e Raffaele D’Ottavio, si opporrà dunque alla decisione del tribunale. Da capire se nel frattempo la decisione del giudice potrà essere sospesa o meno.