Nonostante lo scandalo giudiziario, il manager "civico" scoperto dalla Lega riesce a tenere la Regione nelle mani della coalizione di governo. Ma viene abbandonato dalla sua città, dove l'ex ministro dem - contro i pronostici - lo supera di otto punti
Nonostante lo scandalo giudiziario, la Liguria sceglie ancora un governatore di centrodestra. Il successore di Giovanni Toti, dimessosi dopo l’arresto per corruzione (ha raggiunto un accordo di patteggiamento con la Procura) sarà il sindaco di Genova Marco Bucci, convinto a candidarsi dalla premier Giorgia Meloni per provare a vincere una sfida difficilissima. Il manager “civico” […]
Nonostante lo scandalo giudiziario, la Liguria sceglie ancora un governatore di centrodestra. Il successore di Giovanni Toti, dimessosi dopo l’arresto per corruzione (ha raggiunto un accordo di patteggiamento con la Procura) sarà il sindaco di Genova Marco Bucci, convinto a candidarsi dalla premier Giorgia Meloni per provare a vincere una sfida difficilissima. Il manager “civico” scoperto dalla Lega ce l’ha fatta, ma con una fatica notevole: ha prevalso su Andrea Orlando, tre volte ministro dem e peso massimo schierato dal centrosinistra, per appena settemila voti, il 48,7% contro il 47,4. Soprattutto, è stato abbandonato dalla sua città: nel capoluogo regionale Orlando ha prevalso di otto punti, mentre o scindico ch’o cria (“Il sindaco che urla”, chiamato così per il suo carattere fumantino) si è fermato al 44%, nonostante appena due anni fa i genovesi lo avessero rieletto al primo turno a suon di voti.
Decisivi per Bucci sono stati invece i consensi nel Ponente: la provincia di Savona e soprattutto quella di Imperia, feudo di Claudio Scajola, dove il centrodestra ha raggiunto il 60% e Forza Italia ha sfiorato il 19. Tanto che è proprio l’ex ministro berlusconiano, sindaco del capoluogo dal 2018 (dopo esserlo già stato per due mandati tra gli anni Ottanta e Novanta) il primo a rivendicare l’impresa dopo un pomeriggio di massima incertezza, con i due candidati appaiati nello scrutinio tra continui sorpassi e controsorpassi: “Bucci ha vinto. Sarà un grande presidente della Liguria. Dal Ponente, che ha dato un grande contributo, gli giungano migliori auguri di buon lavoro”, detta alle agenzie intorno alle 20. Anche Orlando viene in parte tradito dalla sua provincia, quella di La Spezia: supera l’avversario di “soli” quattro punti, non abbastanza da controbilanciare la valanga di voti a destra dell’Imperiese.
Dietro la conferma del centrodestra, però, la geografia dei partiti cambia profondamente. Il Pd guadagna dieci punti rispetto al 2020 e vola al 28,5%, sfiorando addirittura il 30% a Genova: per trovare un risultato migliore alle Regionali bisogna tornare al 2010, quando Claudio Burlando fu rieletto per il secondo mandato. I dem diventano così la prima forza della Regione e il primo gruppo in Consiglio regionale, titoli che finora appartenevano alla lista Toti. Deludono infatti le due civiche a sostegno di Bucci, che anche messe insieme restano ben lontane dal clamoroso 22% ottenuto quattro anni fa dal simbolo del governatore: Vince Liguria, in cui correvano i totiani di stretta osservanza (in primis la portavoce Jessica Nicolini) fa il 9,4, Orgoglio Liguria il 5,7. Fratelli d’Italia è il primo partito del centrodestra col 15%, risultato migliore rispetto alla scorsa tornata ma lontanissimo dai valori nazionali: i meloniani vengono quasi doppiati dai dem. Lega e Forza Italia invece ottengono rispettivamente l’8,5 e l’8, in linea con i risultati delle ultime Politiche e con quelli delle Europee di giugno.
Nel campo largo Alleanza Verdi e Sinistra fa un ottimo 6,18, mentre il Movimento 5 stelle va incontro a una tremenda débâcle che probabilmente è la causa principale della sconfitta di Orlando: i pentastellati crollano al 4,6%, quasi dimezzando il già disastroso risultato del 2020 (quando si fermò al 7,8) e scivolando al quarto posto tra le forze di coalizione, dietro anche alla civica del candidato governatore. Così il leader di Italia viva Matteo Renzi ha buon gioco a infierire sul presidente 5s Giuseppe Conte, che aveva chiesto la sua esclusione dall’alleanza: “Ha perso chi mette i veti, chi non si preoccupa di vincere ma vuole solo escludere e odiare”, scrive sui social. “Senza il centro non si vince”, aggiunge. In realtà la lista centrista a sostegno di Orlando (Patto civico e riformista), che includeva anche Azione di Carlo Calenda, si è fermata a un deludentissimo 1,8% e non eleggerà nemmeno un consigliere.