To Save Democracy Harris May Need To Steal An Election”. Per salvare la democrazia, Harris potrebbe dover rubare un’elezione. Questo titolo è girato alcuni giorni fa sui social sotto la testata di The Atlantic, una tra le più antiche e prestigiose riviste americane. In realtà, The Atlantic non ha mai pubblicato un pezzo con quel titolo. L’articolo che la rivista ha pubblicato titolava: “Kamala Harris Might Have to Stop the Steal”, con riferimento al ruolo che, da presidente del Senato, la vice di Joe Biden potrebbe giocare al momento del conteggio dei voti, per bloccare il possibile “furto” delle presidenziali da parte dei conservatori. Qualcuno ha dunque fabbricato il falso e la direzione di The Atlantic è stata costretta a postare sul suo sito un comunicato in cui denuncia la cosa.

La convinzione che le elezioni del 2020 siano state truccate – La fake news sono da anni una costante del panorama mediatico globale. Per l’importanza della posta in gioco, le presidenziali Usa sono diventate il luogo privilegiato dove esercitarle. C’è, a questo proposito, un dato paradossale. La campagna presidenziale 2024 si conclude senza che si sia spenta la più clamorosa delle fake news del 2020, secondo cui quelle elezioni furono rigged, truccate. Le ricerche mostrano che circa un terzo degli americani – ma la percentuale sale al 68 per cento tra i repubblicani – crede che Joe Biden sia stato eletto grazie a una serie di frodi elettorali: dalle macchine manipolate al voto illegale di milioni di migranti. Nulla è riuscito a smuovere questa granitica convinzione. Non il fatto che i giudici hanno archiviato, perché infondate, oltre sessanta cause intentate da Donald Trump e alleati. Non il fatto che gran parte dei repubblicani responsabili delle operazioni elettorali hanno confermato la validità del risultato. Sulla clamorosa fake news – responsabile dell’atto insurrezionale più grave della storia degli Stati Uniti, l’assalto al Congresso del 6 gennaio – se ne è sviluppata un’altra. A un comizio in North Carolina, Trump ha detto che “l’82 per cento del Paese sa che le elezioni sono state truccate”. Dove abbia preso quel dato – 82 per cento – non è dato sapere.

Le bufale sugli uragani – Sono comunque i recenti uragani Helene e Milton ad aver provocato il più consistente attacco ai principi di verità e realtà. Trump e alleati si sono lanciati in una sfilza di accuse false o deformate per colpire l’amministrazione Biden/Harris. Hanno sostenuto che Fema, l’agenzia federale che si occupa di disastri ed emergenze, avrebbe previsto solo 750 dollari in assistenza per gli sfollati. Se il prestito non verrà ripagato, il governo federale requisirà i loro beni. Non è vero. 750 dollari è il contributo iniziale, mentre Fema valuta i requisiti per altri aiuti. Non è prevista inoltre restituzione del prestito, a meno che non ci siano stati contributi simili da altre agenzie. Altra accusa. Ci sarebbero pochi soldi per gli sfollati, perché i fondi sono andati a migranti e guerre in Israele e Ucraina. Anche questo è falso. Fema può contare su un fondo destinato a emergenze come uragani, inondazioni, terremoti (il Congresso ha appena approvato 20 miliardi di nuovi finanziamenti). In nessun modo il fondo può essere usato per guerre o migranti. La bufala forse più sorprendente è però quella messa in giro da Marjorie Taylor Greene, deputata della Georgia, entusiasta supporter trumpiana, che ha spiegato che they, loro – non si sa se il governo federale o gli ebrei, che nel passato ha già stigmatizzato – “possono controllare il meteo”. Nonostante i trionfi tecnico-scientifici, il governo federale non pare essere in grado di dirigere la forza distruttiva degli uragani, in particolare contro gli Stati repubblicani, come sostiene Greene.

Il “mondo parallelo” – Si sbaglierebbe a considerare il fenomeno delle fake news appannaggio esclusivo della destra. Anche i democratici alimentano notizie false. Per esempio: i crimini violenti sono aumentati durante la presidenza Trump. Non è vero: tra il 2016 e il 2020 c’è stato un calo di questo tipo di reati, che sono risaliti solo con l’esplosione della pandemia. Quella democratica pare però in genere essere una forma di disinformazione, volta a colpire l’avversario politico. La specificità di Trump e di molti suoi alleati sta invece nel creare un universo parallelo, del tutto impermeabile al dato di realtà e all’esercizio della prova. Oltre alle elezioni rubate e agli haitiani che “mangiano i cani e gatti”, Trump si è esercitato in queste ultime settimane in diverse affermazioni discutibili. Tra queste. Harris costringerà medici e infermieri a somministrare, contro la loro volontà, farmaci per la castrazione dei bambini. Harris ha promesso un’amnistia per dieci milioni di illegali. Harris vuole legalizzare il fentanyl. Harris con il suo voto al Senato ha dato il via libera all’assunzione di 87mila nuovi agenti delle tasse. L’Fbi spia i cattolici. Lui conosce la situazione a Gaza “perché c’è stato”. Tutti gli studiosi di cose legali chiedevano di cancellare Roe v. Wade, la sentenza che ha legalizzato l’aborto a livello federale. In Venezuela la criminalità è diminuita del 67 per cento perché quei criminali si sono spostati negli Stati Uniti. In alcuni Stati, i democratici sostengono misure che porteranno all’esecuzione dei bambini dopo la nascita.

Si potrebbe andare avanti. Trump è del resto l’uomo che da presidente ha detto 30573 cose false o non accurate (il conteggio l’ha fatto il Washington Post). Sarebbe comunque un errore di prospettiva far dipendere da un uomo solo il generale dissolvimento del concetto di verità. Non è Trump che crea disinformazione. Trump fa disinformazione perché approfitta di un contesto – fatto di polarizzazione estrema di opinioni e stili di vita, vertiginoso sviluppo tecnologico, tramonto dei media tradizionali – che facilita l’accesso all’informazione ma che al tempo stesso polverizza i fatti, trascura le fonti, esalta i punti di vista, moltiplicando all’infinito le possibilità di manipolazione. Le elezioni 2024, come già quelle del 2016 e in parte quelle del 2020, sono solo diventate l’occasione più ghiotta per rendere sempre più flebile il principio di realtà. Se ne sono ovviamente accorti i rivali degli Stati Uniti – anzitutto Russia, Cina, Iran – che stanno intervenendo ampiamente nella campagna elettorale. Un rapporto di fine settembre della National Intelligence spiega che è la Russia, ancora una volta, a guidare la sfida. Ampio uso verrebbe fatto della AI, dell’intelligenza artificiale. Secondo la National Intelligence, ci sono i russi dietro un canale web di San Francisco, KBSF-TV, che in un video accusa Kamala Harris di essere coinvolta in un grave incidente stradale. Non esiste notizia del fatto negli archivi della polizia. Il video, postato su X, ha avuto oltre sette milioni di visualizzazioni. In esso si vede la vittima dell’incidente, una ragazzina di 13 anni generata elettronicamente, su una sedia a rotelle.

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