“Forse gli alieni verranno a trovarci, forse sono qui tra noi già adesso. Anche se ci sono molti illegal aliens (immigrati illegali), ma non ho visto nessuno di verde con le antenne sulla testa. Vogliamo essere noi però gli alieni che esplorano altre galassie”. Parla così Elon Musk dal palco di Lancaster, in Pennsylvania, dove è intervenuto sabato 26 ottobre a un comizio a sostegno di Trump. Il miliardario fondatore di Space X e Tesla, che negli ultimi mesi ha investito oltre 118 milioni per la vittoria del tycoon, dopo l’avvertimento del dipartimento di Giustizia Usa, ha momentaneamente sospeso la lotteria da un milione di dollari rivolta agli elettori degli Stati in bilico non ancora registrati. Aveva infatti promesso un assegno da un milione a persone a caso che avessero firmato una petizione promossa dal suo super Pac e finalizzata a sostenere Donald Trump. Un’operazione che, secondo il monito del dipartimento, rischia di violare la legge federale che vieta di pagare qualcuno per votare o registrarsi. Finora il patron di Tesla se l’era cavata sostenendo che firmare la petizione non richiede alcuna appartenenza partitica specifica e quindi, tecnicamente, il milione di dollari non viene donato per votare il tycoon. Ma, evidentemente, almeno per ora l’avvertimento del governo ha messo in allerta Musk.

Nel corso del suo intervento Musk critica in un passaggio l’eccessiva presenza di migranti illegali, ma nei giorni scorsi il Washington Post – in subbuglio dopo la decisione di non sostenere la candidata democratica come “da tradizione” – ha scritto che l’imprenditore ha lavorato illegalmente negli Stati Uniti all’inizio della sua carriera dopo aver abbandonato un programma di studi universitari in California. Il giornale cita alcuni ex colleghi del miliardario, alleato di Trump e nemico dell’immigrazione illegale. Musk infatti non aveva infatti alcun permesso per lavorare negli States quando ha fondato la società che è poi diventata Zip2, e che è stata venduta per 300 milioni di dollari nel 1999. Musk è arrivato a Palo Alto nel 1995 per un corso all’università di Stanford che poi ha abbandonato, preferendo invece lavorare alla sua startup. Avendo lasciato gli studi Musk non aveva alcuna base legale per restare negli Stati Uniti. Quando nel 1996 Mohr Davidow Ventures investì 3 milioni di dollari in Zip2, l’accordo raggiunto imponeva a Musk e al fratello di ottenere il permesso legale per lavorare negli Stati Uniti in 45 giorni altrimenti la società avrebbe potuto richiedere la restituzione dei fondi.

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