Se la meritava eccome un’ultima gioia con la Ferrari, Carlos Sainz. Per essere sempre stato corretto, rispettoso degli ordini di squadra, per non aver creato particolari problemi al compagno Charles Leclerc e per aver sempre lavorato duro, nel tentativo di crescere una vettura che ha passato lunghi momenti negativi come quelli di anno scorso, quando l’unica gioia con Maranello l’aveva portata lui a Singapore. Carlos se la sentiva la doppietta nel weekend di Città del Messico, e se sabato ci è riuscito piazzando due ultimi giri da urlo, poi di domenica ha solo pagato una partenza un po’ zoppicante prima di superare intelligentemente Verstappen in fondo al rettilineo (dopo il rientro della Safety Car per l’incidente Tsunoda-Albon), sfruttando la batteria scarica dell’olandese, in modalità ricarica, nel tratto finale.
Da lì in avanti per Sainz è stato un continuo dettare il passo, creando quel vantaggio sufficiente per contenere nel finale il ritorno prepotente della McLaren di Norris, che sì ha rosicchiato 10 punti a Verstappen in classifica Piloti e si trova ora sotto di 47 punti (362-315) ma paga una qualifica deludente il sabato (il terzo posto contro la previsione della pole), che avrebbe portato la sua auto probabilmente davanti alla bandiera a scacchi dato il passo superiore a tutti. Buon per Sainz, un tutt’uno con la SF-24 e pronto, con l’animo sereno, a chiudere al meglio la sua esperienza in Ferrari nelle ultime quattro gare e due Sprint che rimangono. “Me la sentivo, c’era la mia famiglia, mia mamma non mi aveva visto mai vincere, ora me la godo”, ha detto dopo la gara. Il rammarico è per vederlo l’anno prossimo lottare nelle retrovie con la Williams, sfavorito dopo un mercato Piloti che lo ha visto non scelto per diversi motivi da Red Bull, Aston Martin e Mercedes.
La battaglia nel titolo Costruttori
La domenica di Città del Messico ha detto anche che la Ferrari ha lanciato il suo grido di battaglia ufficiale alla McLaren per la battaglia nel titolo Costruttori, dopo aver ufficialmente sorpassato la Red Bull al secondo posto. Il team di Woking resta avvantaggiato per la sua capacità di adeguarsi ai vari stili di pista — il Brasile si adatta perfettamente a lui — ma i punti che lo separano da Maranello sono ora 29 (566-537) e se la costanza mostrata dai piloti della Rossa continuerà a mantenersi, allora la possibilità di rompere un digiuno che in campionato marche dura dal 2008 è concreta. Specie se per la McLaren i colpi di scena continuano, vedasi un Piastri opaco in questo finale: fuori al Q1 sabato e costretto a un 8° di rimonta domenica. Anche se, va detto, in Messico Leclerc non è mai troppo in sintonia con la sua auto per tutto il weekend e ha rischiato di finire a muro nello stesso punto (la Peraltada) dove Senna si capovolse nel ’91 con la sua McLaren. Così facendo, avrebbe dilapidato un patrimonio di punti non indifferente. Il suo salvataggio dunque vale più del secondo posto ceduto a Norris, che lo avrebbe passato di lì a poco.
Dati alla mano, Maranello non vinceva cinque GP in una stagione dal 2018 e non riusciva a centrare una doppietta di successi dal 2022 (Silverstone-Austria). Il trionfo in Messico mancava dal 1990 (con Prost), mentre era dal 2008 che entrambi i piloti non raccoglievano due successi (6 Massa e 2 Raikkonen). Sarà una bella battaglia da vivere fino alla fine quella con la McLaren, insomma, della quale non ne farà parte la Red Bull che, come ammette anche Verstappen, “è troppo lenta” e soffre dei classici problemi di bilanciamento che non la rendono più competitiva come a inizio stagione. Nella serata messicana, però, ci ha messo lo zampino anche l’olandese, meritatamente penalizzato di 20 secondi per le due sanzioni — la difesa che ha mandato fuori Norris e il vantaggio tratto in curva 8 — e sesto finale di rimonta, dietro alle Mercedes di Hamilton e Russell.
Gp Città del Messico: promossi e bocciati
La battaglia di Max, nelle gare che rimangono, sarà tutta su Lando, che con un altro risultato all’altezza in Brasile potrebbe anche pensare di infastidire il suo amico. Non per voler fare i malevoli, ma colpisce la sua freddezza nell’attaccare Leclerc nel finale senza sbagliare nulla, quando con Verstappen spesso il britannico sbaglia nelle scelte (vedasi Austin o l’Austria) e fa denotare tutti i suoi limiti mentali. Degli altri, da applausi la Haas con l’arrivo a punti sia di Magnussen (7°) sia di Hulkenberg (9°), da dimenticare invece la gara di Sergio Pérez (17°) di fronte al pubblico di casa. ‘Checo’ ha ricevuto una penalità a inizio gara per non essersi posizionato in maniera corretta in griglia di partenza. Poi ha perso punti di carico al fondo dopo un contatto con la Racing Bulls di Liam Lawson, che ha definito “idiota” ma che potrebbe seriamente rubargli il volante a fine stagione, nonostante l’anno di contratto che ha ancora l’ex Racing Point con la Red Bull. Con un pilota così alla frutta, allora si capisce seriamente l’intenzione della famiglia di Milton Keynes di voler prendere Franco Colapinto, che continua a combattere sulla Williams e ad andare veloce, anche se stavolta non a punti (12°). Insomma, la fine di stagione ci dirà la sua verità.