Attilio Fontana si dice “stupito” dall’inchiesta che ha coinvolto Enrico Pazzali. “È una persona che ho sempre stimato e che continuo a stimare. Di questa faccenda sono stupito perché io non sapevo assolutamente nulla di queste iniziative e di queste attività”, ha detto il governatore della Regione Lombardia a proposito del presidente della Fondazione Fiera Milano, indagato nell’inchiesta sulla cosiddetta banda dei dossier. Pazzali è socio di maggioranza di Equalize, la società che – secondo l’inchiesta della procura di Milano – è il centro di questa presunta centrale di “spioni“.

La difesa di Fontana – La domanda posta al presidente della Regione è una: il manager sotto inchiesta deve dimettersi? “Ne parlerò col sindaco Sala, ci dovremo incontrare perché la nomina è stata fatta in maniera congiunta”, ha risposto Fontana. Che poi l’ha difeso ancora: “Da presidente Fondazione Fiera Pazzali ha svolto un lavoro eccellente, un ruolo che ha consentito alla Fondazione di diventare una parte fondamentale della nostra città e della nostra Regione. Pensate all’ospedale in Fiera durante il Covid, all’accordo con la Rai, e alle questioni delle Olimpiadi“, sono state le parole del governatore.

La Russa: “Lo ritenevo una persona perbene” – Diverso, invece, il tenore delle dichiarazioni di Ignazio La Russa, uno dei “dossierati” della banda. “Conosco da anni Enrico Pazzali che ho sempre ritenuto una persona perbene e vorrei poter considerare, fino a prova contraria, un amico di vecchia data”, ha detto il presidente del Senato. Che subito dopo ha specificato: “Non è di area Fratelli d’Italia, ed è noto che i suoi attuali ruoli in Fiera non dipendano dal mio partito e tantomeno da me. Ma mai avrei immaginato che potesse fare una cosa del genere. Non sapevo nemmeno che avesse una società che si occupa di queste cose”. Quindi, aggiunge La Russa “attendo di avere altri elementi, prima di dare un giudizio definitivo assai diverso su di lui”.

Gli altri leghisti – La posizione di Fontana, comunque, è diversa da quella di altri leghisti su Pazzali. La deputata Simonetta Matone, per esempio, dice che la “Lega è determinata ad andare avanti affinché si faccia piena luce su una vicenda dai contorni oscuri che non possiamo più tollerare. Chi è responsabile di tutto questo è giusto che sia punito in maniera severa”. Secondo il senatore Gianluca Cantalamessa, invece, “è evidente che la Lega, il partito più dossierato nel suo complesso, è nel mirino di certi personaggi”.

Il Pd vuole Meloni in Aula – Di sicuro c’è solo che l’inchiesta sulla cosiddetta “banda dei dossier” è già diventata un caso politico. Il Pd ha chiesto di riferire alla presidente del consiglio. Il quadro che emerge dall’inchiesta hacker e dalle notizie che quotidianamente leggiamo sulla vicenda è inquietante. Siamo di fronte ad un sistema di sicurezza del Paese che fa acqua da tutte le parti e che, come è evidente, viene usato dalla destra al governo per pericolosi dossieraggi e faide interne”, scrivono in una nota i capigruppo dem al Senato e alla Camera Francesco Boccia e Chiara Braga. “A questo punto – aggungono è necessario che la Presidente del Consiglio venga con urgenza in Parlamento: vogliamo sapere come sia possibile che sia stato violato il sistema dello SDI, con hackeraggi di dati che, a quanto pare, toccano le più alte cariche dello Stato”. Secondo Braga e Boccia “il governo dopo aver varato una inutile legge sulla cybersicurezza, assolutamente priva di risorse, assiste inerme a una guerra intestina tra gruppi di potere giocata sulla pelle della democrazia italiana, con figure che rivestono incarichi pubblici che forse dovrebbero al più presto dimettersi”. I due capigruppo, oltre a chiedere chiarimenti sulla violazione del sistema dello Sdi, chiedono “di conoscere quali siano le iniziative che il governo, ora, intende mettere in campo per chiudere questa grave falla nel sistema di sicurezza; vogliamo sapere se esiste e quale sia l’eventuale grado di coinvolgimento di pezzi di apparato dello Stato. Non possiamo accettare che, per inquietanti giochi di potere tutti interni alla maggioranza che ci governa, vengano stravolte le regole e il sistema di sicurezza del nostro Paese”. Richiesta alla quale si associa anche Giuseppe Conte: “Chi ci governa lasci stare i complottismi e si metta urgentemente al lavoro per mettere in sicurezza le Istituzioni della Repubblica e la privacy dei cittadini, che sembrano ormai una groviera. Venga la Presidente Meloni a riferire in Parlamento su questo grave squarcio di illegalità”.

Borghi: “Serve una commissione d’inchiesta” – Il renziano Enrico Borghi ha già chiesto di istituire una commissione d’inchiesta: “E’ stata dossierata illegalmente la seconda carica dello Stato, che presiede il Senato. E’ stato dossierato illegalmente un ex Presidente del Consiglio, che oggi siede tra i banchi del Senato come leader di un partito di opposizione. Pare che addirittura sia stato violato un server del Quirinale. Serve altro per qualificare quello che sta accadendo in queste ore?”. Secondo il ministro degli Esteri Antonio Tajani, invece, il richio è “che ci siano potenze straniere che usino questa attività. Già lo fanno per quanto riguarda l’attività cibernetica, dobbiamo evitare che ci siano anche attività ultra cibernetiche”. A chi domandava se ci sono avvisaglie a questo proposito, Tajani ha risposto: “Assolutamente no, non ho avvisaglie di questo tipo. Però bisogna prevenire, bisogna intervenire, chiudere la stalla prima che se ne vadano”.

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