di Giovanni Ceriani

Rompendo con Beppe Grillo, Giuseppe Conte in realtà emancipata e salva (salva perché emancipa) l’anima più autentica e dirompente del grillismo. Completa la sua parabola anti-establishment e anti-liberista, portando dalle piazze dentro i gangli del potere le sue istanze più rivoluzionarie, fino a cambiarne volto, morale e ascendenza di classe.

Rompendo con Grillo, Conte evita la evaporazione del fenomeno grillino in un populismo astratto, metafisico ed indifferenziato (cioè inutile), e di contro lo curva ostinatamente e più efficacemente in senso populista-progressista, ovvero schierato dalla parte debole della società.
Perché è proprio Grillo che oggi tradisce il senso più vero e antisistema di quello che è stato il fenomeno 5stelle: dal suo nascere fino alla sua odierna reinterpretazione (e rilancio) di Conte e con Conte. Anzi, il taglio al contratto di consulenza con Grillo probabilmente doveva essere fatto molto prima. Gli elementi per denunciare il mancato apporto nella comunicazione c’erano già tutti, prima ancora di arrivare all’aperto sabotaggio di oggi.

Ma pure la richiesta formale di dimissioni dal ruolo di Garante poteva essere fatta prima: anzi, doveva già essere fatta. Quantomeno da quando Grillo ha disertato il voto delle ultime europee. Europee tanto cruciali ed esiziali per le sorti dell’Europa e del Mondo. Un affronto frontale alle migliaia di attivisti e simpatizzanti che hanno speso fino all’ultima energia per resistere agli attacchi concentrici contro il Movimento e la sua proposta di Pace.

Un’astensione, la sua, irresponsabile e di fatto funzionale, complice e amica delle elìte guerrafondaie oggi (di nuovo) al potere. Un comportamento già grave dentro per una comunità di iscritti e attivisti: inaccettabile se fatta addirittura dal “Garante”. Qui infatti viene meno non tanto il “contratto di comunicazione” ma lo stesso patto di fiducia e il ruolo di autorità, e garante appunto, di un mondo.

Ma il punto più importante è precisare che tali atti non lo hanno messo fuori da questo nuovo M5S di Conte, contro cui prova a lanciare accuse di alto tradimento e inviti a mitologici ritorni alle origini. Il punto è infatti che a tradire e ad appiattire un movimento rivoluzionario ad un semplice e goffo movimento puramente protestatario-visionario, e pertanto intimamente apolitico e funzionale al potere di Lorsignori, è stato Grillo stesso. Nel suo combattere e sabotare la linea Conte, Grillo combatte e sabota il migliore incrocio possibile ed immaginabile tra rivendicazione di valori e pratica quotidiana. Ossia il vero elemento di rottura concreta dei 5stelle con i rapporti di produzione e ideologici dominanti.

Un Grillo apolitico-visionario fa comodo ai poteri forti, come pure un Grillo inutilmente protestatario-massimalista. In ambo i casi lascia il potere al suo posto o sdraiandosi sopra o abbaiandovi contro infantilmente. Al contrario, la maturazione grillina come incarnazione concreta e debordante delle rivendicazioni originarie in vere pratiche di governo, in vere misure di politica economica, di giustizia sociale e ambientale, fino alle forme del pacifismo intransigente attuali, sono il migliore inveramento del migliore grillismo.

L’altro, il peggiore, Grillo lo ha giocato tutto nello “sdraiamento” draghiano e apolitico di ieri, presagio e conferma di quello di oggi.
Oggi come ieri, Grillo impersona il peggio dell’antipolitica, quella che ironia della sorte (ma come verità dei fatti) congiunge specularmente Grillo a Draghi. Ambedue antipolitici e ambedue tecno-credenti, ecco che in regime di libero mercato gli (apparentemente) opposti si toccano.

Rompendo con Grillo insomma Conte salva e libera il vero grillismo: quello connotato in senso politico, dalla parte degli sfruttati, dei precari, degli invisibili e dei costruttori di giustizia sociale e pace. Eccola l’eresia grillina di Conte e il suo ormai inutile “papa”(-padrone), accidioso, conservatore e “garante”… dello status quo. Ora serve passione e coraggio.

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