Crime

“Si sa chi ha rapito Denise Pipitone ma nessuno ha il coraggio di parlare”: parla Piera Maggio. E Pietro Pulizzi scrive una lettera alla figlia scomparsa

"I figli si amano a ogni costo, ma in alcuni casi particolari è preferibile sapere solo che ci sono e che vivono la loro vita”, continua Pulizzi, riferendosi anche agli altri figli avuti da Anna Corona, la donna con cui era sposato quando nacque Denise e a cui l’uomo nascose l’esistenza di questa bimba nata al di fuori del matrimonio

di Alessandra De Vita
“Si sa chi ha rapito Denise Pipitone ma nessuno ha il coraggio di parlare”: parla Piera Maggio. E Pietro Pulizzi scrive una lettera alla figlia scomparsa

Cara mia Denise, Mi sento un padre incompleto”: inizia cosi la lunga lettera di Pietro Pulizzi, il padre naturale di Denise Pipitone, la bambina siciliana scomparsa nel 2004 a Mazara del Vallo, in provincia di Trapani di cui il 26 ottobre ricorreva il 24esimo compleanno. Aveva quasi quattro anni quando fu rapidamente rapita mentre giocava sul marciapiede davanti casa della nonna materna, un attimo dopo che il fratellino Kevin entrò in casa. La lettera è stata pubblicata sui social dalla madre di Denise, Piera Maggio che ha cresciuto la piccola insieme al marito Tony Pipitone, padre legale della bambina che pochi giorni fa ha fatto richiesta di riapertura delle indagini al tribunale.

“Non ho l’amore dei miei figli, anche per la dolorosa decisione presa vent’anni fa per giusta causa. I figli si amano a ogni costo, ma in alcuni casi particolari è preferibile sapere solo che ci sono e che vivono la loro vita”, continua Pulizzi, riferendosi anche agli altri figli avuti da Anna Corona, la donna con cui era sposato quando nacque Denise e a cui l’uomo nascose l’esistenza di questa bimba nata al di fuori del matrimonio. E fu proprio una dei suoi figli, Jessica, ad essere accusata del sequestro di Denise, per ritorsione secondo l’ipotesi dei giudici. Jessica Pulizzi allora 17enne venne poi definitivamente scagionata e assolta per insufficienza di prove dalle accuse per cui fu sospettata, ma non rinviata a giudizio, anche sua madre. Pulizzi affida dopo 20 anni a questa missiva i suoi tormenti per la tragedia che ha investito lui e la famiglia di Piera Maggio:

“Non passa giorno senza che il mio cuore pianga per la tua assenza. La mia vita senza di te è diventata un viaggio attraverso un tunnel buio, dove ogni ricordo di te brilla come una stella lontana, ma preziosa. Ogni mattina mi sveglio con la speranza che tu possa tornare, che questo incubo finisca e che io possa vederti sorridere ancora una volta”. Ricorda poi il giorno della nascita di Denise, avvenuta il 26 ottobre del 2000: “Ricordo la prima volta che ti ho vista nella culla dell’ospedale: con quel visetto roseo eri bellissima. La prima cosa che notammo con la mamma fu la tua forte somiglianza con me, era davvero impressionante e così nel tempo. Ricordo ancora il nostro legame inspiegabile, particolare e indissolubile che ci univa ogni volta che ci vedevamo, e le tante coccole e baci che ci scambiavamo”. Pulizzi scrive infine alla Denise di oggi, di 24 anni appena compiuti: “Ora sarai sicuramente una bellissima donna e io cerco conforto nel pensiero che tu possa sentire il mio amore, ovunque tu sia. Sicuramente non ti farà piacere sapere che esistono anche persone cattive che, con le loro maldicenze, calpestano le tue origini, la tua identità, perché tu sei parte di noi”.

Intanto la madre di Denise ieri è stata ospite della trasmissione Verissimo in onda su Canale 5 e nel corso della puntata ha sottolineato gli ultimi elementi di svolta della sua triste vicenda, ovvero delle cimici ritrovate lo scorso maggio in due angoli del suo appartamento grazie a dei lavori di ristrutturazione. “Suppongo che queste microspie provengano dall’indagine del 2004 e che siano lì da vent’anni. Erano collegate alla rete elettrica e vorremmo capire a chi appartengono” ha detto la Maggio che ha poi aggiunto fermamente: “Si sa chi ha rapito Denise, molti sanno cosa è successo quel primo settembre 2004 ma nessuno ha il coraggio di parlare. Spero che un giorno ne verremo a capo. È difficile, oltre al dolore forte ne abbiamo sentite di ogni e a volte ci si stanca a sentire parole vuote e senza senso. Noi andremo avanti in ogni modo lasciando indietro le voci inutili”.

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