Un adolescente su cinque non riconosce gli abusi nelle relazioni sentimentali e uno su due non considera violenza la gelosia; nelle prime relazioni uno su dieci ha ricevuto pugni, schiaffi o colpi. La Survey TEEN 2024 di Fondazione Libellula indaga per il secondo anno come gli adolescenti d’Italia percepiscano violenza, discriminazione e relazioni. La partecipazione è stata più elevata e questo – fa notare Fondazione Libellula – “dice che se ci mettiamo in ascolto, le nuove generazioni sono disposte a parlarne”: a fronte delle 361 partecipazioni del 2023 hanno partecipato 1.592 persone di una fascia d’età tra i 14 e i 19 anni. La ricerca mostra, per le nuove generazioni, poca consapevolezza su abuso e consenso: il 20-25% delle persone intervistate non considera violenza toccare o baciare senza approvazione e nemmeno raccontare dettagli intimi senza consenso del/della partner. Come nella survey del 2023, non sono percepiti come atteggiamenti violenti neppure imporre un certo abbigliamento, obbligare a geolocalizzarsi e a rendere conto di chi si frequenta fuori dalla coppia.

La gelosia è ancora vista come segno imprescindibile d’amore e questo fa sì che il 40% delle persone intervistate controlli cellulare e profili social del/della partner e pretenda di conoscere password di account privati. La stessa percentuale non crede sia violenza telefonare o inviare insistentemente messaggi. Secondo la ricerca è il risultato di una cultura che romanticizza controllo e violenza, conseguenza di una scarsa educazione all’affettività e di una cultura patriarcale che trasmette idee intrise di mascolinità tossica. Infatti, gli stereotipi permangono soprattutto per il genere maschile: molti ragazzi pensano che nei rapporti le ragazze dicano di no, ma vorrebbero dire sì e per 1 adolescente su 3 è normale che un maschio sia più interessato al sesso. La metà del campione intervistato è ancora convinto che una donna abbia bisogno di essere protetta da un uomo.

In fatto di consapevolezza emerge un profondo gap di genere, fatto culturale riconducibile a una visione e un’educazione patriarcale con conseguenze negative per entrambi i generi: “Il maschile è sottoposto a pressioni sociali per conformarsi a un ideale di maschilità basato su forza, controllo, dominanza e repressione della vulnerabilità. Le ragazze vengono educate a stare attente e proteggersi dai comportamenti del genere maschile. Si stimolano poco i ragazzi a prendersi responsabilità, ragionare sulla violenza di genere analizzandone la genesi e le conseguenze; la loro educazione è intrisa di “sessismo benevolo”, che si manifesta attraverso atteggiamenti paternalistici, protezionisti o con complimenti basati sul genere falsamente positivi, che sottolineano la superiorità o l’inferiorità di un genere rispetto all’altro”, spiega Fondazione Libellula. Il 14% dei ragazzi, a fronte del 2% delle ragazze, non ritiene sia violenza costringere una persona a un rapporto sessuale; per il 19% dei ragazzi e il 4% delle ragazze non è violenza lanciare oggetti contro una persona durante un litigio. Le ragazze sembrano più capaci di riconoscere la violenza nelle forme di controllo e cercare aiuto attivamente quando ne sono vittime o testimoni. Anche chi dichiara un orientamento sessuale non etero è più incline a riconoscere forme di disuguaglianza o violenza di genere. Tuttavia, dalla ricerca risulta una generale tendenza a minimizzare la violenza: perdere la testa dopo un tradimento e reagire con violenza o aggressività è comprensibile per 1 adolescente su 4.

Quali sono i numeri della violenza tra ragazze e ragazzi nel 2024? Un adolescente su 3 ha subito qualche forma di violenza e ricevuto commenti indesiderati sul proprio corpo; esperienza che, come nel 2023, continua a essere molto più ricorrente tra le donne. Inoltre, una adolescente su 4 ha ricevuto richieste sessuali e attenzioni non desiderate; solo ad 1 ragazzo su 10 è accaduto lo stesso. “Ho pensato che fosse una cosa di poco conto”, la motivazione principale alla base della non denuncia, seguita dalla vergogna. C’è anche chi non ha chiesto aiuto per timore di ritorsioni (11,43%) e perché ha scambiato quei gesti per manifestazioni di amore (4,57%). Chi ha chiesto aiuto si è rivolto, come nel 2023, soprattutto ai coetanei e il 48.20 % alla famiglia; rispettivamente l’8,27% e il 12, 59 % alle forze dell’ordine e a centri antiviolenza ed enti preposti, che non sono visti come punti di riferimento. Dal rapporto emerge il teen dating violence: più di 1 adolescente su 10 è stato vittima di pugni, schiaffi o colpi e ha ricevuto addosso oggetti. “I maschi hanno bisogno di dimostrare potere e controllo e tendono ad avere comportamenti fisici più violenti oppure cercano più di frequente rapporti sessuali senza il consenso. Le ragazze invece tendono più spesso a utilizzare una violenza psicologica e relazionale, a urlare, a minacciare, a dare schiaffi o calci. Il fenomeno è legato a più cause, sia individuali che sociali e culturali che interagiscono tra di loro”, afferma Fondazione Libellula.

Gli adolescenti sono anche testimoni di abusi: il 62% delle ragazze e il 50% dei ragazzi ha detto di essere a conoscenza di un episodio di violenza. Il 61,93% delle persone intervistate ha assistito a episodi di violenza fisica che si è manifestata in calci, pugni e contatti indesiderati; il 59,49% a violenza verbale; seguono quella psicologica, relazionale, sessuale e digitale. Il luogo più rischio per entrambi i generi rimane la strada e questo mostra quanto le nostre città siano ancora sentite come poco sicure. A scuola non mancano bullismo e violenza, soprattutto per i teenager maschi: “Uno dei motivi è la difficoltà di dialogo con il corpo docente – spiega Fondazione Libellula –. In questo gioca un ruolo non secondario la mancanza di modelli maschili nel mondo scolastico e la conseguente femminilizzazione”. Viceversa, soprattutto da parte delle ragazze (71% contro il 57% dei ragazzi) c’è la percezione di essere in pericolo anche sui social network; forse questa percentuale mostra un miglioramento in fatto di educazione digitale e consapevolezza dei rischi, ma la tutela non è ancora adeguata.

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