Diritti

Conferenza stampa dei Pro-Vita in Senato contro l’aborto. La risposta alla Camera per “difendere un diritto”

Prima la conferenza stampa dei Pro Vita in Senato per presentare un rapporto che di fatto mette in discussione l’interruzione di gravidanza. Poi la contro-risposta alla Camera, organizzata dalla deputata M5s Gilda Sportiello insieme ad alcune delle associazioni e attiviste che si battono in difesa del libero accesso all’Ivg in Italia. Presente in segno di […]

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Prima la conferenza stampa dei Pro Vita in Senato per presentare un rapporto che di fatto mette in discussione l’interruzione di gravidanza. Poi la contro-risposta alla Camera, organizzata dalla deputata M5s Gilda Sportiello insieme ad alcune delle associazioni e attiviste che si battono in difesa del libero accesso all’Ivg in Italia. Presente in segno di solidarietà anche Mathilde Panot, deputata francese de la France Insoumise. “Siamo qui per fare un’operazione verità”, ha detto la parlamentare 5 stelle.

Poco prima, a Palazzo Madama, gli anti-abortisti avevano messo addirittura in dubbio i dati sull’aborto in diminuzione (da 230mila a 60mila all’annno), aggiungendo i casi in cui le donne prendono la pillola del giorno dopo: una ricostruzione falsa perché smentita dall’Oms che stabilire si tratti di un farmaco anticoncezionale e non abortivo. Discorsi che, anche se non ufficialmente, vengono spesso sposati da esponenti della maggioranza. E nonostante Giorgia Meloni abbia detto che non intende toccare la legge 194, sono tanti i segnali di scarsa attenzione sul tema. Non da ultimo, la mancata presentazione (finora) del rapporto sullo stato di attuazione della legge sull’interruzione volontaria di gravidanza che il governo deve presentare ogni anno entro febbraio: il testo non c’è e ieri le deputato dell’intergruppo della Camera per le donne, i diritti e le pari opportunità coordinato dalla dem Laura Boldrini hanno presentato un’interrogazione. A rilanciare oggi è stata anche Sportiello: “Non è possibile che non abbiamo ancora la relazione. Anzi, l’ultima relazione trasmessa al Parlamento risale al 6 ottobre 2023 e contiene i addirittura i dati relativi all’anno 2021. Non si è mai aspettato così tanto dal ’78 ad oggi“.

Angela Spinelli, un passato all’Istituto Sanitario di Sanità e anche lei alla conferenza stampa, ha ricordato che proprio “la legge 194 indica che il ministro della Salute debba presentare annualmente una relazione sulla sua applicazione. Da quando è in carica questo governo è uscita solo quella relativa ai dati del 2021”. “Abbiamo denunciato innumerevoli volte al ministro della Salute il “caso dell’inappropriatezza in tema di interruzione volontaria della gravidanza”, ha aggiunto Mirella Parachini (Associazione Luca Coscioni). “È evidente quanto l’Italia sia lontana da quanto raccomandato dall’Oms sull’aborto e già messo in pratica da altri Paesi europei e da quanto previsto dalla nostra Costituzione attraverso il meccanismo dei Lea – le parole di Elisa Visconti, direttrice Medici del mondo.

“Partire dalle esperienze incarnate di chi tutti i giorni deve lottare per ricevere delle cure che dovrebbero essere garantite, ci ha permesso di avere uno sguardo privilegiato sui problemi e sulle mancanze del SSN in merito – ha dichiarato Bianca Monteleone di Obiezione respinta. “L’altissimo tasso di obiezione di coscienza registrato nell’ultima relazione sull’applicazione della 194 nel 2021 è ormai noto: si è dichiarato obiettore il 63,4% dei ginecologi, il 40,5% degli anestesisti e il 32,8% del personale non medico, con picchi dell’84%in Abruzzo, del 77,8% in Molise e dell’85% in Sicilia. 22 ospedali hanno una percentuale di obiettori di coscienza del 100% e 72 ospedali una percentuale tra l’80 e il 100″. Ma queste percentuali, ha continuato, “non possono restituire l’esperienza di chi, nel proprio percorso di interruzione di gravidanza, ha dovuto incontrare gli obiettori in prima persona. Non possono restituire l’impatto psicologico dei ritardi, delle violenze, dello stigma”.

Inoltre, ha continuato Marte Manca, rete Prochoice – Rica, “in Italia siamo circa 58 milioni, ma non dimentichiamoci che ci sono circa 2 milioni e mezzo di donne straniere residenti”. “Questo dato non include studentesse straniere e persone straniere, ad esempio in attesa di regolarizzare la loro posizione, e non solo. Continuiamo a dimenticarci che il diritto alla salute è tutelato dalla nostra Costituzione come diritto fondamentale e che l’accesso all’aborto è una questione di salute. Le persone razializzate hanno più ostacoli, rispetto a chi parla italiano”. Infine, Leone Orvieto di Nudm Roma ha parlato delle persone trans: “Per loro il discorso si fa complesso e si divide tra chi ha i documenti rettificati e chi ancora no”, ha detto. “In entrambi i casi le specificità dei nostri corpi vengono cancellate. Le persone trans che vogliono accedere all’Ivg incontrano obiezione transfobica nell’utilizzo della ru486 perché non ci sono dati sull’interferenza con la terapia ormonale sostitutiva, i medici non sanno come comportarsi e non danno la possibilità, violando l’articolo 7 della 194, di potere scegliere tra aborto farmacologico e aborto chirurgico, optando per il secondo”.