Ormai da decenni, le ricerche segnalano il rischio della scarsa ventilazione in cucina: nei locali poco aerati bastano pochi minuti perché i livelli di NO2 salgano oltre i limiti di sicurezza
Preoccupati dell’aria che si respira all’aperto? All’interno non sembra molto meglio, soprattutto nelle case italiane, dove l’inquinamento indoor si traduce in circa 12.000 morti annue per patologie legate all’uso del gas in cucina. Potrà sembrare incredibile, ma usare il gas invece della corrente elettrica per cucinare è molto pericoloso, e non solo per il rischio esplosioni – come purtroppo riporta ogni tanto la cronaca. Nella UE, quasi in una casa su 3 si trova una cucina a gas, che tra l’altro è un combustibile fossile non rinnovabile. E tra le quattro pareti, la sua combustione emette inquinanti inalati quotidianamente dai residenti della casa, con seri danni dimostrati per la salute. A lanciare l’allarme, una nuova valutazione di impatto sulla salute condotta dai ricercatori dell’università spagnola Jaume I e rilanciata dall’EPHA (European Public Health Alliance).
Morti premature (e prevenibili)
Gli stessi autori dello studio sono rimasti stupiti davanti ai dati inquietanti emersi dalla loro analisi, dati che per di più sono, a loro parere, perfino sottovalutati. Certo, già si si sapeva da decenni che le cucine a gas avessero molte più emissioni nocive di quelle elettriche, ma finora l’impatto non era stato quantificato. Secondo le stime dei ricercatori, in Europa ammontano a ben 36.000 all’anno le morti premature per l’uso del gas in cucina; di queste, ben 12.706 sono in Italia: il doppio della Polonia, che risulta seconda in classifica. “Una cifra paragonabile al numero di fatalità causate dalle infezioni resistenti ai batteri nella UE e nello Spazio economico europeo, in base alle stime per gli anni 2016-2020”, osserva il rapporto EPHA. In sostanza, cucinando con il gas gli italiani rischiano di perdere un anno di vita, i romeni e i polacchi poco più di un anno. Di fatto, proprio in queste tre nazioni si concentra il 60% delle cucine a gas europee. Queste morti precoci, e fortunatamente prevenibili, hanno anche un costo economico stimato (probabilmente al ribasso) per l’Europa a 143 miliardi di euro, di cui 54 per la sola Italia. Come si spiega tutto ciò?
Il nemico numero uno: il biossido di azoto (NO2)
C’è uno stretto legame tra l’inquinamento fuori casa (emissioni del traffico e delle industrie) e l’inquinamento dentro casa. Ma il danno degli inquinanti provenienti dall’esterno è aggravato notevolmente da forni e fornelli alimentati a gas. Come si legge in un articolo pubblicato a febbraio su EHN (Environmental Health News) e che riprende uno studio della Stanford University, “I livelli di inquinanti si impennano non appena il fornello è acceso”, Quando il gas viene bruciato con una fiamma aperta, sia fornelli che forno, “I suoi costituenti si trasformano in altri composti e interagiscono con gli elementi nell’aria per produrre ancora più sostanze chimiche”. Complice anche il calore, ecco sprigionarsi gli inquinanti, a partire dal famigerato biossido di azoto; più gas si brucia, più NO2 viene rilasciato. “In 13 stati membri UE su 27, le case con apparecchi a gas per la cottura sperimentano concentrazioni indoor di NO2 che eccedono le linee guida dell’OMS. Viceversa, nella UE le case con apparecchi di cottura elettrici beneficiano di livelli inferiori di NO2 indoor, restando ben al di sotto dei limiti di sicurezza per la salute”, indica il report EPHA. Secondo gli studi, l’esposizione al biossido di azoto può causare irritazioni a occhi, naso, gola e basse vie respiratorie. Se poi è cronica, aumenta il rischio di asma e di problematiche cardiovascolari. Ma ad aggravare il problema si aggiungono altre sostanze nocive.
Altri inquinanti§
La combustione causa anche la formazione, tra l’altro, di benzene e composti organici volatili (VOC). Il primo è cancerogeno, i secondi possono causare irritazioni, danni respiratori, neurologici ed epatici. Combinate con NO2, queste sostanze creano un preoccupante legame tra cucina a gas e casi di asma nella UE. “Ogni anno, i fornelli a gas potrebbero contribuire a varie centinaia di migliaia di casi di asma”, scrive l’EPHA. Particolarmente esposti i bambini: secondo le stime dello studio spagnolo, sono circa 367.000 all’anno quelli a rischio di asma per l’esposizione al gas, e sono 726 i casi in tutte le fasce d’età. C’è poi il rischio di contrarre polmoniti e broncopneumopatie croniche ostruttive. Il passaggio ad apparecchi di cottura elettrici sarebbe, secondo lo studio spagnolo, molto vantaggioso soprattutto per Francia, Italia, Polonia, Spagna e Paesi Bassi.
Ai ripari
Ormai da decenni, le ricerche segnalano il rischio della scarsa ventilazione in cucina: nei locali poco aerati bastano pochi minuti perché i livelli di NO2 salgano oltre i limiti di sicurezza. Il messaggio è chiaro: la cappa non è un arredo ornamentale e le finestre non devono stare chiuse mentre si cucina. Bisogna poi considerare che all’inquinamento indoor contribuiscono il fumo di tabacco e quello dei caminetti, e – seppure in minor misura – certi deodoranti per l’ambiente e candele profumate, che possono emettere VOC, ftalati e particelle ultrafini, con rischi a livello respiratorio immunitario e cardiovascolare. Ventilazione e attenzione per tutti gli inquinanti valgono anche nel caso si passi auspicabilmente agli apparecchi elettrici, verso i quali punta l’European Public Health Alliance, anche con l’aiuto di incentivi. L’ente richiede poi campagne di sensibilizzazione e avvisi dei rischi da applicare sui fornelli. Da parte sua, la UE intende presentare nuove norme sui fornelli a gas entro fine anno. Del resto, la questione è urgente e richiede azioni rapide.