Cultura

“Da papà Maurizio Costanzo ho imparato la dedizione monacale per il lavoro. L’Associazione nasce per ricordarlo. Partiamo dalle carceri”: il racconto della figlia Camilla

Da un’idea dei tre figli Camilla, Saverio e Gabriele, la volontà di mantenere in vita la carriera del grande giornalista e conduttore, con un'attenzione ai temi del sociale e dei diritti civili

di Andrea Conti
“Da papà Maurizio Costanzo ho imparato la dedizione monacale per il lavoro. L’Associazione nasce per ricordarlo. Partiamo dalle carceri”: il racconto della figlia Camilla

Maurizio Costanzo rivive attraverso le sue battaglie civili e la sua attenzione ai diritti. Nasce così l’Associazione Maurizio Costanzo. Voluto fortemente dai tre figli Camilla, Saverio e Gabriele, insieme ad alcuni degli amici e collaboratori più stretti del celebre giornalista. Sede dell’Associazione il Teatro Parioli Costanzo, dove è stato fedelmente ricostruito lo studio di Costanzo. Le principali attività dell’Associazione includono l’organizzazione e promozione di iniziative sociali con progetti che favoriscono l’inclusione, il rispetto dei diritti umani e la solidarietà.

Si parte dal Premio Teatrale Maurizio Costanzo, che offre ai detenuti la possibilità di esprimersi attraverso l’arte e la creatività teatrale. A firmare l’accordo che sancisce l’avvio del progetto il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove, al fianco del capo del Dap Giovanni Russo. Un modo per favorire il reinserimento sociale dei carcerati. Nelle 191 carceri italiane esistono 150 laboratori teatrali e 120 compagnie. Il testo presentato deve essere un’opera originale, mai rappresentata in precedenza al di fuori del contesto carcerario. I lavori saranno valutati da una giuria presieduta da Pino Strabioli e composta da esperti del settore teatrale, giornalistico e culturale quali la scrittrice, giornalista e sceneggiatrice Camilla Costanzo, l’attore e regista Valerio Mastandrea, la presidente dell’Associazione “Voglia di Teatro” (fondata da Costanzo) Brunilde Di Giovanni e il giornalista-editorialista del Corriere della Sera Paolo Conti.

La compagnia vincitrice avrà l’opportunità di rappresentare il proprio testo il 20 maggio 2025 al Teatro Parioli Costanzo a Roma. Abbiamo incontrato Camilla Costanzo.

Come nasce questa idea e se ricordi esattamente quando?
La volontà nasce quasi da subito quando mi sono ritrovata e fare il trasloco dell’ufficio di papà. Lui ama moltissimo gli oggetti ed era pieno pieno di cose e copioni risalenti addirittura anche agli Anni 80. C’erano oggetti di 40 anni fa. Ci siamo resi conto che era un patrimonio importante e con i miei fratelli ci siamo resi conto che non era affatto giusto mettere tutto in cantina.

Quindi cosa è successo?
Abbiamo donato tantissime cose, le altre invece le abbiamo organizzate per l’Associazione. Papà non avrebbe mai voluto diversamente. Il suo patrimonio non è nostro ma di tutto il Paese. Quindi della sede dell’Associazione il Teatro Parioli Costanzo, abbiamo ricostruito lo studio con i suoi oggetti personali, cimeli, stampe, grafiche, premi, foto e tartarughe.

Perché iniziare proprio dal progetto delle carceri?
Avevo pensato al progetto, quasi da subito. Papà teneva moltissimo al tema delle carceri e anche agli anziani. Avevo pure un progetto per costruire delle balere a Roma. Ho solo interpretato il sentimento di papà.

Tornerete anche sugli anziani?
Il progetto delle balere non è accantonato. Ci concentreremo anche su quello e potremmo espanderlo, pensando ad un’area teatrale per gli anziani.

Costanzo era un appassionato di musica, ci sarà anche spazio per l’arte?
Al momento no, forse perché mastichiamo di meno la materia. Sappiamo che papà è stato un bravissimo paroliere… Abbiamo ritrovato un bellissimo libro di sue poesie, inedito. Mi piacerebbe poter mettere in musica proprio quelle parole.

Ad un anno di distanza cosa ti manca di tuo padre?
L’attenzione alle cose, il fatto di sentirci quotidianamente quando succedeva qualcosa nel mondo e nel giornalismo. Per lui il lavoro era molto importante e stare in ufficio era fondamentale. E poi da quando era nonno era molto più affettuoso.

Costanzo ha tracciato uno spartiacque nel mondo del giornalismo italiano, ti sei mai chiesta come ci fosse riuscito?
La disciplina, la passione sconfinata per quello che faceva… Il suo lavoro ha tolto sicuramente il tempo a noi figli. Lui stesso ci diceva che aveva un solo rimpianto, appunto quello di non aver potuto condividere più tempo con noi. Ma noi puntualmente gli spiegavamo che da lui abbiamo imparato tantissimo e che non avrebbe dovuto avere alcun rimpianto perché ha fatto quello che ha potuto.

Quali insegnamenti hai assorbito da lui?
La puntualità, la disciplina e la passione che era il motore della sua vita. Una dedizione monacale per il lavoro.

“Cosa c’è dietro l’angolo”, per citare una domanda celebre di tuo papà…
Domanda difficile. Per me oggi nuova vita senza papà, ma con papà perché in realtà lui c’è sempre. Il nostro desiderio è continuare a farlo vivere e certamente lui avrebbe voluto. Se avesse potuto farlo, ce lo avrebbe sicuramente chiesto.

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