Il presidente di Stellantis, John Elkann, declina l’invito dei leader dell’opposizione a riferire in Parlamento sul futuro del gruppo in Italia dopo l’audizione insoddisfacente del ceo Carlos Tavares. Non ritiene di doverci andare: si limita a “ribadire la disponibilità a un dialogo franco e rispettoso” e attende una convocazione a Palazzo Chigi. Una decisione che il presidente della Camera dei deputati, Lorenzo Fontana, apprende “con sconcerto“. E commenta dicendo che “scavalcare il Parlamento sarebbe un atto grave”.

Altrettanto dura la reazione del capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera Tommaso Foti: “Riteniamo vergognoso e scandaloso ciò che emerge da fonti di stampa su John Elkann. Ci chiediamo come sia possibile che il Parlamento sia ritenuto talmente d’ostacolo da evitare il confronto. Ci aspettiamo immediati chiarimenti e che la disponibilità annunciata al dialogo non resti solo verbale. Dopo tutto Elkann porta su di sé varie eredità tra le quali quella di una specialità che ha contraddistinto la Fiat negli anni, e cioè la straordinaria propensione a socializzare le perdite e a lasciare ai suoi azionisti gli utili. Non deve adombrarsi se con il centrodestra la musica cambia”.

Ma qual è la giustificazione di Elkann? In una lettera inviata al presidente della Commissione Attività produttive della Camera, Alberto Luigi Gusmeroli, il dominus di Exor scrive: “Le mozioni approvate dalla maggioranza dell’assemblea della Camera dei deputati nella seduta di mercoledì 16 ottobre, impegnano il Governo a convocare entro la fine dell’anno un tavolo con tutte le parti interessate a Palazzo Chigi. Non essendoci aggiornamenti dall’audizione dello scorso venerdì 11 ottobre da Lei stesso presieduta, non abbiamo nulla da aggiungere rispetto a quanto già illustrato dall’amministratore delegato”. Insomma: tutto quel che c’era da dire è già stato detto. Il succo, come si ricorderà, è che servono più incentivi. Il governo ha già risposto, visto che in manovra ha tagliato con l’accetta il fondo per l’automotive che custodisce le risorse per il sostegno al comparto, incentivi compresi, e la riconversione di una filiera che conta oltre 270.000 addetti diretti.

Stellantis come è noto ha ridotto la produzione in Italia: i primi nove mesi dell’anno si sono chiusi con un calo di oltre il 30% di veicoli prodotti rispetto allo stesso periodo del 2023. Il 18 ottobre 20mila operai del gruppo e dell’indotto hanno manifestato a Roma chiedendo al governo di fare qualcosa e a Giorgia Meloni di assumersi le sue responsabilità.

Elkann però al momento non ha nulla da dire: “Ribadendo la disponibilità a un dialogo franco e rispettoso, Stellantis prosegue le interlocuzioni con il ministero delle Imprese e del Made in Italy nell’ambito del tavolo di confronto istituito presso il dicastero, in attesa della convocazione ufficiale presso la presidenza del Consiglio“, conclude, ringraziando i componenti della Commissione “per l’attenzione che lei e i suoi colleghi state dedicando al settore dell’automotive ed alle sue evoluzioni in Italia, in Europa e nel mondo”.

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