Ma quale maltempo! Chiamiamo le cose con il loro nome: siamo in piena emergenza climatica! I ripetuti eventi estremi a cui assistiamo, in particolare in Emilia-Romagna ma non solo, sono tutte facce della stessa medaglia. L’alternarsi di periodi siccitosi e caldo estremo con devastanti piogge sono il portato del riscaldamento globale. Non lo dicono solo Verdi, ambientalisti e Alleanza Verdi Sinistra, ma gli scienziati di tutto il mondo, concordemente.
Da decenni studi scientifici, in primis dell’IPCC (la task force di scienziati che studia il climate change per l’Onu), evidenziano che all’origine dell’emergenza climatica c’è l’aumento della temperatura mondiale dovuto all’emissione in atmosfera dei gas serra originati dall’impiego delle fonti fossili nei settori energia, trasporti e terziario-residenziale, nonché dall’agricoltura convenzionale e dalla zootecnia intensiva. È su quelle valutazioni scientifiche che basiamo le nostre proposte politiche, non sulle chiacchiere in libertà. Altro che ambientalismo ideologico. Di ideologico c’è solo il negazionismo climatico.
Ma davvero vogliamo continuare a dare la colpa alle nutrie per il sormonto degli argini dei fiumi in piena? Ma davvero vogliamo continuare a considerare i fiumi come autostrade d’acqua e non come ecosistemi complessi e vivi? Ma davvero in Emilia-Romagna vogliamo continuare a polemizzare con la fake news del divieto di raccolta della legna lungo gli argini dei fiumi come causa delle esondazioni? Informo che in Emilia-Romagna, previa autorizzazione, si possono raccogliere fino a 250 quintali di legna gratuitamente all’anno. Inoltre gli esperti di ingegneria idraulica spiegano che la vegetazione spondale svolge un ruolo positivo favorevole alla tenuta del terreno, contro lo sfarinamento.
Certo, sponde naturali e argini artificiali dei corsi d’acqua vanno monitorati per individuare tane di nutrie e per togliere la vegetazione disseccata da eliminare, come ho chiesto in Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna nel rispetto di una legge regionale che prevede l’elaborazione di piani di manutenzione quadriennali della vegetazione spondale. Così come siamo d’accordo che non è ammissibile abbandonare al loro destino i tronchi di alberi abbattuti. Va però chiarito che l‘immagine dei tronchi accumulati come una sorta di “tappo” in prossimità del ponte di Traversara, in Romagna, non hanno causato l’esondazione che si è generata a valle del ponte. Ergo, per paradossale che possa sembrare, quel “tappo” ha ridotto la quantità d’acqua.
Purtroppo, la destra continua ad alimentare vere e proprie operazioni di distrazione di massa, che non restituiscono la complessità della situazione. Oggi non è più tempo di sterili polemiche e scaricabarile delle responsabilità. Faccio mie le parole del Presidente dell’Ordine dei geologi Paride Antolini: occorrono miliardi fitti per sanare il dissesto idrogeologico concentrando gli investimenti su una seria politica di mitigazione (riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra) e di adattamento al cambiamento climatico. Adattamento che non è rassegnazione, bensì capacità di difendere territori, persone, case e imprese dalle conseguenze nefaste del cambiamento climatico in atto. Il governo Meloni, però, preferisce riaffermare la propria indole di fondo negazionista, e buttare quindici miliardi nel capriccio salviniano del Ponte sullo Stretto.
Al contrario, è dalla risposta al cambiamento climatico che devono discendere le politiche di programmazione su vasta scala. Per questo in Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna ho depositato un progetto di legge per il clima che prevede misure sia di adattamento per rendere l’Emilia-Romagna resiliente, come usa dire, al riscaldamento globale, sia di mitigazione per ridurre la emissioni di gas climalteranti. Anche in Emilia-Romagna bisogna invertire la rotta tracciata da decenni dall’uso delle fonti fossili che vanno sostituite da sole e vento. Le tecnologie ci sono: non c’è niente da inventare. E poi gli alberi, nostri grandi alleati: la riforestazione, soprattutto urbana per combattere anche le ondate di calore, è indispensabile. Il progetto lanciato cinque anni fa da noi Verdi per piantare 4 milioni e mezzo di nuovi alberi, uno per ogni cittadino emiliano-romagnolo, va portato a termine. E vanno preservati gli alberi che già ci sono.
In Emilia-Romagna c’è tanto da fare e le emergenze di questi giorni lo dimostrano. La lotta al cambiamento climatico passa anche dal contrasto al consumo di suolo, visto che è una regione tra le più costruite d’Italia. La gestione virtuosa del territorio passa dall’istituzione di una Agenzia per la sicurezza basata sui bacini idrografici, separata dall’Agenzia per la protezione civile. L’ho invocata per cinque anni, inutilmente, da capogruppo di Europa Verde. Ora il candidato Presidente Michele De Pascale che sosteniamo come AVS ha fatto propria la revisione degli organismi che presidiano la sicurezza dei fiumi.
Sono questi alcuni dei temi dai quali ripartirò se sarò confermata in Assemblea legislativa alle elezioni del 17 e 18 novembre. Con dedizione e il supporto delle persone competenti con le quali collaboro da anni nel nome dell’ambientalismo scientifico. Perché, permettetemi di dirlo, non ci si improvvisa ambientalisti dalla mattina alla sera.