Poche ore dopo l’approvazione della legge che mette al bando l’Unrwa nel Paese, Israele ha condotto un altro pesante bombardamento su Gaza: 143 palestinesi sono stati uccisi secondo fonti mediche citate da Al Jazeera. Nel frattempo il comando dell’esercito israeliano ha cominciato a fare pressione sul governo di Benjamin Netanyahu per arrivare alla conclusione delle operazioni militari in Libano. Le autorità della Striscia denunciano un’altra strage.
Le bombe israeliane hanno preso di mira un condominio di Beit Lahia, quartiere poco a nord di Jabalia nell’estremo nord, dove da settimane si concentrano le operazioni militari israeliane: 93 sarebbero i morti tra gli sfollati. Il numero delle vittime è in crescita, ha spiegato il capo dell’ufficio stampa del governo di Gaza Ismail al-Thawabta, perché le decine di feriti del raid si erano rivolte all’ospedale Kamal Adwan, che però ha smesso di funzionare dopo l’assedio portato avanti dall’Idf e quindi non ha potuto curarli. Secondo i testimoni, nel palazzo si trovavano almeno 200 sfollati. Tra i morti ci sarebbero anche donne e bambini, secondo l’agenzia di stampa palestinese Wafa.
Secondo le autorità di Gaza, controllate da Hamas, solo martedì sono morte 115 persone nella Striscia (il numero non fa distinzione tra civili e combattenti). Il totale delle vittime palestinesi dall’inizio del conflitto scatenato dopo il massacro del 7 ottobre è arrivato a 43.061.
Idf: “Numero di morti impreciso” – L’esercito israeliano (Idf) ha fatto sapere di considerare il bilancio dei morti “impreciso”, anche se ammette il bombardamento notturno e ha ricordato che quella “è una zona di combattimento attiva”. Martedì l’Idf ha comunicato di aver effettuato “un’operazione a sorpresa” a Jabalia, intrappolando “centinaia di terroristi all’interno del campo, compresi miliziani di alto grado”. La nota dell’Idf aggiunge che il gruppo terroristico ha usato la popolazione come scudi umani per oltre una settimana e ha sparato alle gambe ai residenti che hanno tentato di fuggire. Secondo i militari di Tel Aviv, i battaglioni di Hamas rimasti nel nord della Striscia di Gaza si sono riuniti a Jabalya, spingendo l’esercito a circondare l’area, evacuare la popolazione civile. Oltre 50 mila persone sono fuggite dall’area a nord di Gaza city nelle ultime tre settimane. Quattro militari sono morti durante le operazioni.
Gli Usa: “Orribile attacco Beit Lahia” – Gli Stati Uniti si sono detti ”profondamente preoccupati” per “l’orribile” attacco aereo condotto da Israele su Beit Lahia ha spiegato il portavoce del Dipartimento di Stato americano Matthew Miller, gli Stati Uniti hanno contattato Israele per chiedere spiegazioni, ma al momento non ne ha ricevute. “Ci sono segnalazioni di una ventina di bambini uccisi in questo attacco. Senza dubbio, molti di loro erano bambini che sono fuggiti dagli eventi di questa guerra da più di un anno”, ha detto Miller durante una conferenza stampa. “È di fondamentale importanza che Israele trovi un modo per porre fine a questa campagna in modo da riportare a casa gli ostaggi e in un modo che garantisca la loro sicurezza, e non solo continui un conflitto perpetuo e senza fine”.
Libano, “l’Idf entrato in profondità con i tank”, 8 soldati Unifil feriti – Otto soldati austriaci in forza al contingente Unifil sono rimasti feriti da un razzo lanciato sulla base di Naqoura intorno alle 13 di martedì, ha comunicato il ministero della Difesa di Vienna. Nessuno dei militari della missione di pace Onu in Libano è ferito in modo grave, né “necessita di cure mediche d’emergenza”. In un comunicato diffuso su Telegram, Unifil scrive che il razzo veniva da nord e “probabilmente è stato sparato da Hezbollah”.
Statement:
This afternoon a rocket hit UNIFIL’s headquarters in Naqoura, setting a vehicle workshop on fire. Peacekeepers were not in bunkers at the time. While some peacekeepers suffered minor injuries, fortunately no one was seriously injured. pic.twitter.com/MuJ1sOEnQR
— UNIFIL (@UNIFIL_) October 29, 2024
L’agenzia di stampa libanese Nna ha dato notizia “una profonda incursione dei carri armati dell’esercito israeliano nel sud del Libano”. Nelle ultime 24 ore, Nna ha registrato un “significativo spostamento” di tank dai pressi dell’insediamento di Metula, in Israele, verso la collina di Hammams e la periferia orientale della città libanese di Khiam. Inoltre, ieri sera un attacco israeliano ha preso di mira una casa a Wadi al-Khiam, dove si trovavano due famiglie, composte in totale da 17 persone, tra cui bambini e donne. I contatti con le famiglie colpite sono andati persi e il loro destino resta sconosciuto.
Idf: “Obiettivi raggiunti” – Proprio martedì mattina il Comando settentrionale dell’esercito israeliano sostiene che gli obiettivi militari in Libano sono stati raggiunti e che il governo israeliano può ora promuovere una risoluzione diplomatica per porre fine al conflitto nel nord, ha scritto martedì l’agenzia di stampa israeliana Walla. Secondo l’Idf, la maggior parte delle infrastrutture terroristiche di Hezbollah vicino al confine tra Libano e Israele è stata distrutta e la maggior parte delle armi è stata trasferita in Israele o distrutta sul campo. Restano alcuni villaggi “in cui il lavoro non è stato completato”, ma dove le operazioni sono affidate più all’intelligence dello Shin Bet che ai militari.
Questa presa posizione dell’Idf non significa la fine immediata della guerra di Israele contro Hezbollah in Libano, anzi viene specificato che le operazioni continueranno fino a nuovo ordine, ma è da considerare come uno “stimolo” verso il governo Netanyahu per accelerare i processi politici e diplomatici, che viene dal settore dei militari, più “realista” rispetto alle reali possibilità dei conflitti avviati da Tel Aviv dopo il 7 ottobre. Lo stesso tipo di pressione è stata esercitata sulla guerra a Gaza almeno fino all’estate.
Secondo l’ultima stima pubblicata da Yedioth Ahronoth, sono 900 i soldati israeliani feriti sul fronte libanese dall’inizio delle operazioni di terra, i morti sono intorno ai 90, secondo conteggi indipendenti.I militari hanno comunque specificato che se la politica non troverà il modo di aprire la strada per una tregua, loro continueranno a combattere. Il conflitto contro Hezbollah si sta rivelando più faticoso e più sanguinoso rispetto a quello contro Hamas nella Striscia, per la diversità delle condizioni geografiche e anche per la maggiore consistenza e organizzazione della milizia sciita.
Martedì sera almeno 10 persone sono state uccise in un attacco sulla città di Sarafand, nel Libano meridionale, la maggior parte delle quali erano donne e bambini ha detto il sindaco della città, come riporta Haaretz. Secondo il quotidiano libanese L’Orient Le Jour, oltre ai morti, ci sono 21 feriti, ha annunciato in un comunicato il ministero della Sanità.
Hezbollah: “Naim Qassem nominato successore di Nasrallah ” – Il Consiglio della Shura di Hezbollah ha eletto Naim Qassem nuovo segretario generale di Hezbollah. Il partito di Dio sciita lo ha comunicato martedì in una nota. “Chiediamo a Dio di aiutarlo nella sua missione di guidare Hezbollah e la sua resistenza, promettiamo al nostro martire Sayyed Hassan Nasrallah, ai combattenti della resistenza islamica e ai nostri resilienti le persone di lavorare insieme per raggiungere gli obiettivi di Hezbollah e mantenere viva la fiamma della resistenza”.
Nato nel sud del Libano, a Kfar Kila, nella regione di Nabatiye, 71 anni, Qassem è l’eterno numero due di Hezbollah dal 1991. Dal 27 settembre, giorno del raid che ha ucciso Hassan Nasrallah e il suo delfino Hashem Safieddine, Qassem ha parlato tre volte in pubblico per conto dell’organizzazione. Secondo una fonte iraniana citata dal sito di notizie Erem News, con sede negli Emirati Arabi Uniti, il neo-eletto leader avrebbe traslocato da Libano a Teheran, lasciando Beirut il 5 ottobre scorso a bordo dell’aereo utilizzato dal ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi, che in quei giorni era in visita nel Paese dei Cedri e in Siria.
Axios: “Sul divieto all’Unrwa Netanyahu ha mentito agli Usa” – A proposito dell’approvazione della legge che rende illegale all’Unrwa operare nel Paese, il sito di informazione americano Axios scrive che Benjamin Netanyahu avrebbe dato la colpa della legge all’opposizione, e in particolare Yair Lapid, al suo governo, in una telefonata con Antony Blinken. Le affermazioni di Netanyahu si sono rivelate chiaramente false lunedì, quando le due leggi che mettono al bando le attività dell’Unrwa sono state approvate con 92 e 80 voti a favore su 120 (quindi da tutti i partiti della maggioranza e buona parte dell’opposizione).
Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha commentato martedì più diffusamente la decisione israeliana, scrivendo che “se attuate, le leggi adottate dalla Knesset di Israele impedirebbero probabilmente all’Unrwa di portare avanti il suo lavoro essenziale nei Territori Palestinesi Occupati, con conseguenze devastanti per i rifugiati palestinesi. Invito Israele ad agire in modo coerente con i suoi obblighi ai sensi della Carta dell’Onu e del diritto internazionale. La legislazione nazionale non può alterare tali obblighi”. Guterres ha annunciato che porterà la questione davanti all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, perché “non esiste alternativa all’Unrwa”.
La condanna di Spagna, Slovenia, Irlanda e Norvegia – I governi dei quattro Paesi europei che hanno riconosciuto lo Stato di Palestina dopo il 7 ottobre, Spagna, Slovenia, Irlanda e Norvegia, hanno condannato l’approvazione della legge contro l’Unrwa: “La Unrwa ha un mandato dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Il lavoro dell’Agenzia è essenziale e insostituibile per milioni di rifugiati palestinesi nella regione, e in particolare nel contesto attuale di Gaza”, si legge nella dichiarazione congiunta diffusa da Madrid.
I quattro Paesi denunciano, inoltre che “la legislazione approvata dalla Knesset costituisce un precedente molto grave per il lavoro delle Nazioni Unite e di tutte le organizzazioni del sistema multilaterale” e sottolineano che continueranno a lavorare per garantire la sostenibilità del lavoro della Unrwa e il suo ruolo umanitario.
L’Iran vuole triplicare la spesa militare – Il governo iraniano vuole triplicare il budget per la difesa, ha annunciato la portavoce del governo, Fatamen Mohajerani, mentre resta alta la tensione con Israele, che nella notte tra venerdì e sabato ha colpito alcuni siti militari iraniani, in risposta all’attacco della Repubblica islamica del primo ottobre scorso. Nel corso di una conferenza stampa, la portavoce ha parlato di “un aumento significativo di oltre il 200% delle spese militari”.