Se anche voi siete rimasti increduli – ma pure un po’ scettici – dopo aver letto il titolo di questo articolo, sappiate che ciò che stiamo per raccontarvi qui di seguito è tutto vero. Una signora cinese, dopo aver saputo che presto sarebbe diventata nonna, è andata su tutte le furie e ha incolpato l’azienda produttrice dell’intimo indossato dalla figlia come causa della gravidanza. Tutto è cominciato quando la donna ha contattato il servizio clienti del brand sostenendo che sua figlia era rimasta incinta dopo aver indossato delle mutande del loro marchio acquistate su Taobao, uno dei principali e-commerce in Cina. E qui potete immaginare lo smarrimento dell’azienda, costretta a difendersi da un’accusa così assurda: “Cara, si calmi. La nostra biancheria intima non può trasmettere una gravidanza. Tra l’altro il nostro team è composto da sole donne”, ha risposto l’assistenza. Non solo: ha dovuto persino specificare che l’unico uomo presente in azienda è il Ceo, che però è sterile, e quindi impossibilitato ad essere imputato come responsabile della gravidanza. Come riportato da Singtao Daily la conversazione è degenerata al punto che il brand, vedendo l’insistenza della signora, ha deciso di rendere pubblica sul suo profilo social la conversazione e quei messaggi tanto surreali quanto “lucidi”.
La donna, però, non si è certo arresa: “Porterò mia figlia da un medico per un controllo, poi vi ricontatterò”, ha sentenziato. Il ginecologo, però, non ha potuto far altro che confermare la gravidanza e ribadire alla signora quello che già le aveva detto il servizio clienti, ovvero che era scientificamente impossibile che sua figlia fosse rimasta incinta dopo aver indossato un paio di mutande. Finita qui? Certo che no. La donna ha quindi ricontattato l’azienda via chat ammettendo che la gravidanza era stata causata dalla loro biancheria intima. Inevitabilmente sui social in molti hanno cominciato ad ironizzare e ipotizzare le tesi più disparate. Da chi ha incolpato la madre per la mancata conoscenza circa come si possa rimanere incinte (avendo partorito una figlia, tra l’altro), a chi ha pensato alla figlia e al disagio nel svelare la gravidanza e a chi ha invocato il miracolo.
La verità, alla fine, era un’altra. Il Ceo dell’azienda, basito dalla situazione, ha deciso di vederci chiaro e ha così scoperto che in realtà si era trattato di una messinscena, di una sceneggiata creata ad hoc da un’influencer in cerca di visibilità: “Odio questo tipo di persone, ha minacciato di farmi chiudere l’azienda e ha distrutto la nostra reputazione con una storia assurda e inventata”, ha fatto sapere il manager. Scandalo che sicuramente avrà portato visibilità alla donna ma, diciamocelo: fin dove ci si può spingere per farsi notare sul web?