Nato a Kfar Kila, nella regione di Nabatiye del sud libanese nel 1953, Naim Qassem è il numero due di Hezbollah dal 1991. A 71 anni, dopo l’uccisione di Hassan Nasrallah e del suo delfino Hashem Safieddine in un raid israeliano su Beirut il 27 ottobre, è diventato il nuovo leader dell’organizzazione sciita libanese sostenuta dall’Iran. Martedì il consiglio della Shura del Partito di Dio libanese ha reso noto di aver eletto a “segretario generale di Hezbollah”. Del resto, è rimasto l’ultimo vivo, della leadership storica dell’organizzazione dopo l’ondata di “omicidi mirati” israeliani.
Qassem ha iniziato la sua carriera politica nei sindacati musulmani degli anni 70 e nel movimento dell’imam Musa al-Sadr, per poi confluire nel primo movimento politico degli sciiti, Amal, fin dalla sua fondazione nel 1974. Cinque anni dopo ha lasciato Hamal sulla scia della Rivoluzione islamica di Khomeini in Iran, che ha plasmato il pensiero politico di molti giovani attivisti sciiti libanesi e ha partecipato alla creazione di Hezbollah, fondato dalle Guardie rivoluzionarie iraniane nel 1982. È stato nominato vicesegretario generale nel 1991 sotto il defunto segretario generale di Hezbollah Abbas al-Musawi, ucciso da un attacco di elicotteri israeliani nel 1992, e ha mantenuto questo ruolo quando Nasrallah è diventato leader. In questo ruolo è stato anche il coordinatore delle campagne elettorali del “partito di Dio”.
Nel 2004 Qassem ha raccontato la sua storia politica e quella, parziale, di Hezbollah in un libro, tradotto in moltissime lingue nel 2006 col titolo Hezbollah: la storia dall’interno. Da vicesegretario generale di Hezbollah, Qassem è stato il volto mediatico dell’organizzazione per la stampa internazionale. È stato il più alto funzionario di Hezbollah a continuare a fare apparizioni pubbliche dopo la fine della guerra del 2006, quando il leader Nasrallah ha cominciato ad adottare misure di protezione personale più stringenti e a tenere i suoi comizi in tele-trasmissione da un bunker. Dopo il 7 ottobre, è stato Qassem a dichiarare ad Al Jazeera la decisione di Hezbollah di non allargare la guerra avviata contro Hamas, garantendo che l’organizzazione si sarebbe comunque difesa se a iniziare il conflitto fossero stati gli israeliani.
Da quando l’ex leader è stato ucciso, Qassem ha tenuto tre discorsi televisivi, parlando in un arabo più formale rispetto al libanese colloquiale preferito da Nasrallah. Il 30 settembre ha rilanciato il messaggio bellicoso dell’organizzazione contro Israele.
Ma secondo una fonte iraniana citata dal sito di notizie Erem News, basato negli Emirati Arabi Uniti, Qassem non si troverebbe più in Libano. Avrebbe traslocato a Teheran, lasciando Beirut, il 5 ottobre scorso a bordo dell’aereo utilizzato dal ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi, che in quei giorni era in visita nel Paese dei Cedri e in Siria. Una misura di sicurezza, vista la sequela di “omicidi mirati” con cui Israele ha decapitato in questo mese di guerra.
Martedì il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha pubblicato sui social un post con una minaccia esplicita: “La nomina è temporanea, non durerà molto”. Segnalando che ora Qassem è nel mirino dell’esercito e dei servizi di Israele.
Temporary appointment.
Not for long. pic.twitter.com/ONu0GveApi— יואב גלנט – Yoav Gallant (@yoavgallant) October 29, 2024