Quarantaquattro persone da tagliare a causa della crisi dell’auto, certo, ma anche per la prosecuzione della strategia di trasferimento di alcune attività in India e Polonia. In altri termini: delocalizzazione. Con queste due motivazioni la multinazionale Rhiag, in mano all’americana Lkq, ha annunciato la sforbiciata del 7% della forza lavoro in Italia con l’apertura di una procedura di licenziamento collettivo che interesserà 44 dipendenti su 611 assunti tra il quartier generale di Pero, alle porte di Milano, e le altre 17 filiali italiane.
La società – che commercializza pezzi di ricambi per auto e veicoli commerciali – ha motivato la richiesta con un calo delle vendite citando la crisi del mercato dell’automotive e i suoi riflessi sulle logiche progettuali e produttive, anche delle stesse case automobilistiche che puntano a rafforzare il mercato post-vendita. Per queste ragioni, ad avviso dell’azienda, la struttura italiana sarebbe ora sovradimensionata ed è quindi necessario intervenire con i licenziamenti che colpirebbero principalmente le sedi di Pero, Collegno (Torino) e Modugno (Bari).
“Sappiamo tutti dell’esistenza della crisi dell’automotive e ciò si ripercuote anche sui ricambisti”, spiega Vincenzo Rubino della Filcams-Cgil. “Ma un 5% di calo del fatturato è fisiologico in questo momento e per questo si tratta di una procedura inattesa – continua – La definirei un pretesto per portare avanti una strategia di delocalizzazione e abbattimento dei costi che, come al solito, colpisce sempre i lavoratori”.
Il gruppo Lkq – di cui Rhiag fa parte – ha infatti avviato già nel 2022 una delocalizzazione di alcune attività a Bangalore, in India, e a Katowice, in Polonia, che ora proseguirà con altri comparti legati in particolare a contabilità, data marketing e analisi dei dati di prodotto. “Una storia già vista – aggiunge Rubino – Temo che nel settore auto si ripresenterà nel breve termine in altre aziende, senza avvisaglie come già avvenuto con Rhiag”. I sindacati hanno avanzato una richiesta di incontro – ancora senza data – all’azienda e a Confcommercio per una prima analisi della procedura avviata.