Malandrino è stato il recupero da parte di Esquire di una classifica dei film “horror” più spaventosi del 2018 stilata dal Guardian proprio a ridosso dei giorni che precedono Halloween.
Il film più spaventoso di sempre? A Venezia un dicembre rosso shocking di Nicolas Roeg. Malandrino è stato il recupero da parte di Esquire di una classifica dei film “horror” più spaventosi del 2018 stilata dal Guardian proprio a ridosso dei giorni che precedono Halloween. La top 25 firmata dall’oramai storico critico ufficiale del quotidiano inglese, Peter Bradshaw, annovera parecchi titoli celebri (Shining, Rosemary’s baby), un paio di film italiani (Non si sevizia un Paperino di Fulci al 25esimo post e Suspiria di Dario Argento al sesto), e soprattutto antepone in cima alla classifica non un vero e proprio horror. Intanto iniziamo dal riportare il link della top 25 di Bradshaw. Poi cominciamo a dire che inserire The blair witch project al 22esimo posto grida una tale vendetta tanto che abbiamo già telefonato a Freddy Krueger (a proposito: e Nightmare dov’è?). Inoltre far precedere Carrie di De Palma e Il silenzio degli innocenti di Demme da Babadook di Jennifer Kent è oramai pratica presa in mano dallo stesso Hannibal Lecter che in qualche modo riuscirà a ritrovare Bradshaw in qualche cottage del Kent. Sorvoliamo infine sulle scelte spocchiosamente cinefile di Cavalcanti, Clayton e Miike, del fraintendimento su The addiction di Ferrara (spaventoso questo?) e anche di non valutare i capisaldi L’alba dei morti viventi di Romero e Non aprite quella porta di Hooper nemmeno nei primi 25.
Perché va compreso come la scelta di A Venezia un dicembre rosso shocking di Nicolas Roeg abbia il suo spazio in cima al podio. Rispetto al film del 1973 tratto dal libro di Daphne de Maurier, Bradshaw scrive: “La magnificamente disturbante storia di fantasmi di Nicolas Roeg (…) è una combinazione ispirata di erotismo e mistero. Donald Sutherland e Julie Christie offrono interpretazioni superbe nei panni dei genitori della loro bambina deceduta che incontrano, nello splendore umido e in rovina di Venezia, terrificanti segni della sua esistenza oltre la morte. È una meditazione sul tempo, la memoria, la commozione dell’amore coniugale e l’inspiegabile mistero della morte, e molto spaventosa”. Insomma, spiegato così in una top 25 questo film ci può anche stare, ma sul podio proprio no. Il film di Roeg in originale comunque s’intitola nientemeno che Don’t look now. Ecco, semmai l’arbitrarietà dei traduttori in italiano del titolo fa sì tremare le vene nei polsi dallo spavento.