La Commissione europea ha deciso di imporre in via definitiva i dazi aggiuntivi, fino al 35,3%, sulle importazioni delle auto elettriche cinesi. Bruxelles motiva la decisione con i sussidi che Pechino ha elargito ai suoi produttori. La decisione, sarà pubblicata domani sulla Gazzetta ufficiale dell’Ue e i dazi entreranno in vigore a partire dal 31 ottobre. Bruxelles si riserva comunque la possibilità di trovare un compromesso con Pechino nelle prossime settimane.

Le auto elettriche cinesi sono più economiche e tecnologicamente più avanzate rispetto a quelle dei produttori europei, molto in ritardo in questo campo. La Cina è diventato il primo produttore di auto al mondo e il primo esportatore davanti al Giappone. Byd, il principale gruppo cinese, compete con Tesla per la leadership globale nelle auto a batteria. Da mercato di sbocco per i produttori Ue, la Cina è diventata un temibilissimo concorrente diretto. Da qui la reazione Ue che tuttavia è molto divisa al suo interno.

La Germania è, ad esempio, contraria ai dazi. Pechino ha il coltello dalla parte del manico. Come già minacciato, può chiudere il suo mercato, il più grande del mondo, ai marchi europei, soprattutto per i modelli di fascia alta. Per case come Bmw, Mercedes o Audi (Volkswagen), già in sofferenza, sarebbe una mazzata. Inoltre, secondo alcuni osservatori, per rendere le vetture elettriche cinesi poco concorrenziali sul mercato europeo i dazi dovrebbero essere almeno del 50%. Infine le case cinesi si stanno già organizzando aprendo stabilimenti di assemblaggio all’interno dell’Ue, circostanza che consentirebbe di aggirare le tariffe.

Ma l’Ue va avanti. Più nello specifico le tariffe stabilite da Bruxelles sono state fissate al 17% per il gruppo Byd, al 18,8% per Geely e al 35,3% per Saic. Tesla, invece, dopo una valutazione individuale, sarà soggetta a un dazio del 7,8%. Per le altre aziende che hanno collaborato all’indagine Ue, il dazio aggiuntivo sarà del 20,7%, mentre per chi non ha collaborato è prevista la sovrattassa massima del 35,3%. Complessivamente, sommando i dazi già in vigore del 10%, le tariffe arriveranno fino ad un massimo del 45%.

I contatti tra Bruxelles e Pechino continueranno per esplorare una soluzione negoziata nell’ambito dell’Organizzazione mondiale del commercio, anche per rispondere alle richieste di mediazione di alcuni Stati membri.

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