Giustizia & Impunità

Cascina Spiotta, a giudizio tre ex brigatisti: ci sono anche Renato Curcio e Mario Moretti

Per lo scontro a fuoco del 1975 alla Cascina Spiotta (Alessandria) è stato disposto il rinvio a giudizio di tre ex brigatisti rossi. In quell’occasione perse la vita l’appuntato dei carabinieri Giovanni d’Alfonso e due militari rimasero feriti. Carabinieri e brigatisti si fronteggiarono durante il blitz che portò alla liberazione dell’imprenditore vinicolo Vittorio Gancia, sequestrato […]

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Per lo scontro a fuoco del 1975 alla Cascina Spiotta (Alessandria) è stato disposto il rinvio a giudizio di tre ex brigatisti rossi. In quell’occasione perse la vita l’appuntato dei carabinieri Giovanni d’Alfonso e due militari rimasero feriti. Carabinieri e brigatisti si fronteggiarono durante il blitz che portò alla liberazione dell’imprenditore vinicolo Vittorio Gancia, sequestrato il giorno prima. A terra anche Mara Cogol, moglie di Renato Curcio. A cominciare dal 25 gennaio saranno processati da una Corte d’assise, ad Alessandria, Renato Curcio (a sinistra nella foto) e Mario Moretti (a seguire), capi storici dell’organizzazione, e il militante Lauro Azzolini. Un quarto imputato, Pierluigi Zuffada, è stato prosciolto perché l’accusa, così come formulata dalla procura, è stata considerata prescritta. Quel giorno morì anche Mara Cagol, moglie di Renato Curcio.

Bruno D’Alfonso figlio dell’appuntato e a sua volta carabiniere in congedo, aveva dichiarato alla scorso udienza che l’approdo in un’aula di tribunale “permette di restituire dignità alla memoria di mio padre”. Nel dicembre del 2021 era stato lui a presentare una denuncia alla Dda piemontese. L’uomo aveva chiesto ai magistrati di cercare ‘mister X’, il brigatista sfuggito alla cattura e mai identificato.

I pubblici ministeri sono convinti che ‘mister X’ sia Azzolini. Sarebbe stato lui a produrre il rapporto a uso interno dell’organizzazione, anonimo, con il resoconto su quanto accadde alla Cascina Spiotta (dove perse la vita anche la moglie di Curcio, Mara Cagol) recuperato dagli investigatori qualche tempo dopo. Sue sarebbero alcune delle impronte digitali. Ma sue, soprattutto, sarebbero le impronte ‘palmari’ lasciate dalla mano che tracciò alcuni disegni esplicativi. Per gli inquirenti Zuffada sarebbe stato il ‘postino’ che fece recapitare all’avvocato dei Gancia la richiesta di riscatto, mentre Curcio e Moretti, in qualità di “esponenti apicali dell’associazione terroristica”, sarebbero gli organizzatori del sequestro. Qui le difese obiettano che, alla luce di come era configurata la rete delle vecchie Br, la circostanza è impossibile.

Gli inquirenti hanno lavorato servendosi di materiale vecchio e nuove tecnologie. Hanno incrociato documenti e verbali d’epoca, hanno letto i libri degli ex brigatisti, hanno disposto intercettazioni, hanno utilizzato un trojan su Azzolini, hanno persino alzato in volo i droni per mappare l’area della Cascina Spiotta. Renato Curcio aveva prodotto un memoriale per spiegare che, per come erano strutturate le cellule delle Brigate Rosse nel 1975, è impossibile ipotizzare un coinvolgimento suo o di altri. Quanto ad Azzolini, dai fatti della Cascina Spiotta fu prosciolto in istruttoria nel 1987. La procura ha dovuto chiedere e ottenere la revoca di quel provvedimento. Il cui originale, però, è andato perduto nell’alluvione che devastò Alessandria nel 1994.