“Ho provato a scuoterlo, non respirava e l’ho messo nel giardino”. Sono parole di Chiara Petrolini, la 22enne accusata di omicidio premeditato nell’ambito dell’inchiesta sul ritrovamento del cadavere e dei resti di due neonati, in relazione alla morte del primo dei suoi figli, partoriti a circa un anno di distanza e trovati sepolti nel giardino […]
“Ho provato a scuoterlo, non respirava e l’ho messo nel giardino”. Sono parole di Chiara Petrolini, la 22enne accusata di omicidio premeditato nell’ambito dell’inchiesta sul ritrovamento del cadavere e dei resti di due neonati, in relazione alla morte del primo dei suoi figli, partoriti a circa un anno di distanza e trovati sepolti nel giardino della villetta di famiglia a Traversetolo in provincia di Parma. Dichiarazioni, come rivela la Gazzetta di Parma, rese dalla ragazza nell’interrogatorio del 10 settembre, rispondendo alle domande degli investigatori sulla nascita del primo bambino. Lo scorso 10 ottobre il Tribunale del Riesame ha accolto il ricorso della procura e ha disposto il carcere per la studentessa, al momento agli arresti domiciliari.
Nell’interrogatorio l’indagata spiega di avere avuto le contrazioni e di aver partorito il bimbo (il primo) “in camera di notte… Ho tagliato il cordone ombelicale”. Un elemento, questo, che potrebbe far ipotizzare che il piccolo possa essere morto per emorragia come il fratellino nato ad agosto di quest’anno. La giovane è indagata per omicidio volontario anche in relazione al primo figlio.
Secondo gli investigatori, coordinati dalla Procura di Parma, in base a vari riscontri quel primo bimbo sarebbe venuto alla luce il 12 maggio 2023, ma Chiara – quando le viene chiesto quando è avvenuto il parto – dice di non ricordare. Nell’interrogatorio di agosto, dopo il primo ritrovamento di cadavere, sul secondo bimbo da lei partorito Chiara aveva detto: “Aveva gli occhi aperti, ma non emetteva suoni“. Quando la notizia del ritrovamento dei due corpicini travolge la sua famiglia, i genitori nelle intercettazioni – riporta la Gazzetta – rivelano la loro inconsapevolezza: “Cosa hai fatto? Sei stata tu? Così si va in galera”. La giovane non ammette e nel successivo interrogatorio nega anche di avere indotto entrambi i parti, nonostante le ricerche sul web in senso opposto. Secondo gli inquirenti la ragazza aveva un “disegno”: sopprimere