Ennesima fumata nera in Parlamento per l’elezione del giudice della Corte Costituzionale. Per la nona volta le due Camere riunite in seduta comune non sono riuscite a designare la sostituta l’ex presidente della Consulta, Silvana Sciarra. Questa volta sono state 339 le schede bianche, 14 quelle nulle e 9 voti dispersi. Sarà dunque necessario indire […]
Ennesima fumata nera in Parlamento per l’elezione del giudice della Corte Costituzionale. Per la nona volta le due Camere riunite in seduta comune non sono riuscite a designare la sostituta l’ex presidente della Consulta, Silvana Sciarra. Questa volta sono state 339 le schede bianche, 14 quelle nulle e 9 voti dispersi. Sarà dunque necessario indire una decima votazione.
Il Parlamento è chiamato a sostituire Sciarra, che ha concluso il proprio mandato l’11 novembre del 2023. Senatori e deputati di FdI non hanno ancora ricevuto un’indicazione formale, anche se da settimane circola il nome di Francesco Saverio Marini, costituzionalista, consigliere giuridico di Giorgia Meloni, consulente nella redazione della riforma sul premierato.
Un accordo della maggioranza, però, non basta.Per eleggere un giudice occorrono, infatti, i due terzi dei voti di tutti i parlamentari aventi diritto (605) nei primi tre scrutini, e tre quinti dal quarto scrutinio, pari a 363 voti. Appena il 24 luglio scorso il capo dello Stato aveva lanciato quello che egli stesso definì “monito, esortazione, invito” al Parlamento ad eleggere il giudice, dopo che analogo appello era stato fatto per due volte dal presidente Augusto Barbera (il 18 marzo e il 28 giugno).
Il presidente della Camera Lorenzo Fontana, dopo le parole del Capo dello Stato, aveva annunciato che da settembre avrebbe convocato il Parlamento una volta a settimana. Intanto a dicembre concludono il mandato altri tre giudici di nomina parlamentare (Barbera, Franco Modugno e Giulio Prosperetti). La legge prevede che la corte funzioni “con l’intervento di almeno undici giudici”. Il plenum della Consulta, invece, prevede 15 componenti.