Volkswagen ha chiuso il terzo trimestre dell’anno con ricavi per 78,5 miliardi di euro, in flessione dello 0,5% rispetto allo stesso periodo del 2023, e un utile in discesa del 63,7%, a 1,58 miliardi di euro. Il margine operativo (differenza tra ricavi e costi della produzione) si è ridotto al 3,6%, il livello più basso […]
Volkswagen ha chiuso il terzo trimestre dell’anno con ricavi per 78,5 miliardi di euro, in flessione dello 0,5% rispetto allo stesso periodo del 2023, e un utile in discesa del 63,7%, a 1,58 miliardi di euro. Il margine operativo (differenza tra ricavi e costi della produzione) si è ridotto al 3,6%, il livello più basso in oltre 4 anni. Nei nove mesi i ricavi sono saliti dello 0,9% a 237,3 miliardi mentre l’utile netto del 30,7% a 8,9 miliardi.
Il leggero aumento dei ricavi dipende non dall’auto ma dal business relativo ai servizi finanziari. Il fatturato nel business automotive è invece in calo dell’1% a causa di volumi più bassi. Nei 9 mesi, infatti, Volkswagen ha venduto 6,5 milioni di veicoli, in calo del 4% sullo stesso periodo del 2023, con una flesisone più marcata nel terzo trimestre, quando sono stati venduti 2,12 milioni di veicoli (-8,3%). Il gruppo, reduce da due profit warning, ha annunciato la possibilità di chiudere tre stabilimenti in Germania. Tra il 2021 e il 2023 il gruppo tedesco aveva però registrato utili per oltre 80 miliardi di euro.
In occasione della diffusione dei brutti dati trimestrale è stata anche avanzata ai lavoratori una proposta di risparmio sui costi che potrebbe evitare la chiusura di fabbriche in Germania. Il piano include un taglio del 10% degli stipendi e una revisione del sistema dei bonus. I vertici aziendali hanno avvertito che la chiusura degli stabilimenti resta una possibilità se non si riuscirà a raggiungere un accordo sulle altre misure.
“Siamo aperti a qualsiasi discussione per raggiungere i nostri obiettivi finanziari, gli stipendi rimarrebbero “altamente attraenti” anche dopo i tagli”, hanno aggiunto. Le ultime proposte rappresentano un “primo piccolo segnale” di progresso, ha affermato Daniela Cavallo , la principale leader sindacale della casa automobilistica. Possibile che si conti anche su un sostegno pubblico, il governo tedesco ha detto che si sarebbe attivato per evitare chiusure di impianti e licenziamenti.
Dati negativi anche per la giapponese Toyota che da anni si alterna con Volkswagen nel ruolo di primo produttore globale. Nei sei mesi tra aprile-settembre, le vendite hanno segnato il primo calo in quattro anni, scendendo del 7% rispetto allo stesso periodo del 2023, a quota 4,71 milioni di veicoli per i marchi Toyota e Lexus, dal precedente record di 5,06 milioni. La produzione fuori dal Giappone è scesa del 5,8% a 3,17 milioni di veicoli, appesantita dal meno 17,1% in Cina, dove si inasprisce la concorrenza sui prezzi dei rivali locali, in primis il produttore di veicoli elettrici Byd. I volumi dal Nord America sono diminuiti dell’1,7%, mentre l’Europa ha registrato una crescita del 3,2%.