Contestato per i risultati in campo e per una gestione ritenuta non all’altezza. L’avventura di Roberto Mancini da ct più pagato al mondo sulla panchina dell’Arabia Saudita è durata poco più di un anno. Ad agosto 2023 la fuga dalla Nazionale italiana per firmare un contratto da circa 25 milioni di euro all’anno con il regime di Bin Salman. Il grande obiettivo? Portare l’Arabia Saudita ai Mondiali 2026: missione fallita: “La Federcalcio saudita comunica di aver raggiunto un accordo per la risoluzione del contratto dell’allenatore della Nazionale Roberto Mancini”. Attualmente senza impiego, Mancini sembrerebbe voler chiudere le porte a un clamoroso ritorno: “Un ritorno sulla panchina azzurra? Nella vita non si sa mai. È pur sempre il team più importante in Italia. Abbiamo fatto bellissime cose, oltre al record di 37 partite senza sconfitte”, ha dichiarato a “Striscia La Notizia” dopo aver ricevuto il Tapiro d’Oro. Attualmente, solo una semplice suggestione: infatti, il contratto di Luciano Spalletti con gli Azzurri lo lega fino ai Mondiali 2026. Come detto anche dallo stesso Mancini, però, “nella vita non si sa mai”.
I motivi dell’addio
“In questi mesi abbiamo fatto un buon lavoro. A volte però i risultati non vengono e c’era del malcontento da ambo le parti. Buonuscita? Sono tutte bugie”. Le polemiche continuavano da settimane. La questione per Mancini riguardava lo scarso impiego dei suoi giocatori nei club durante l’anno: l’arrivo di tanti giocatori europei, per di più a fine carriera, certamente non ha aiutato la crescita della nazionale e non abituava i calciatori – quando chiamati in causa – a mantenere un certo ritmo partita. Così, Roberto Mancini si è sentito penalizzato da questa situazione: “Tre anni fa i giocatori sauditi giocavano tutte le partite. Oggi, tra il 50 e il 60% di loro non gioca”. Il gioco della sua Nazionale però non ha mai convinto nessuno. I nervi tesi hanno fatto il resto.