Salute

Iniezioni gratis di Ozempic, l’idea del governo britannico per ridurre l’obesità: “Così si aumenta la loro produttività e si recupera la spesa”

La professoressa Annamaria Colao spiega al FattoQuotidiano.it i rischi e i benefici connessi a un'iniziativa di questo tipo

Il Governo britannico ha preso sul serio il problema dell’obesità fino a spingersi di proporre iniezioni gratis di Ozempic (Semaglutide), farmaco antiobesità, a tutti gli obesi inattivi pur di farli tornare al lavoro. Non è un mistero che, non solo in Gran Bretagna ma nel mondo occidentale e anche in Italia, l’obesità è un’emergenza che vede milioni di persone prive di occupazione a causa della salute compromessa. Il piano è stato suggerito dal Ministro della Sanità, Wes Streeting, che in un articolo sul Telegraph ha scritto che “i girovita che si allargano impongono un onere significativo sul nostro servizio sanitario, al costo di 11 miliardi di sterline l’anno (circa 13 miliardi di euro), perfino più del fumo. E sono un freno alla nostra economia: le malattie causate dall’obesità costringono la gente a prendere in media 4 giorni di permesso in più all’anno, mentre molti altri finiscono per non lavorare del tutto”.

Il progetto
Un progetto pilota verrà lanciato a Manchester, dove Lilly, la maggiore azienda farmaceutica mondiale, ha investito 300 milioni per somministrare il Mounjaro (Tirzepatide), il suo farmaco antiobesità, e vedere se aiuterà ad aumentare il livello di occupazione nell’area. “A tante persone – ha spiegato il ministro Streeting – queste iniezioni dimagranti cambieranno la vita: li aiuteranno a tornare al lavoro e alleggeriranno la domanda sul servizio sanitario”.

Il parere dell’esperta
L’obesità è sicuramente un fattore di disabilità che produce giorni di malattia in più e favorisce purtroppo l’insorgere di altre serie patologie. Si stima che in Italia il 43% della popolazione adulta è in eccesso ponderale; in particolare, il 33% è in sovrappeso e il 10% è obeso. Ma c’è di più, “l’obesità è la vera pandemia del nostro secolo ed è in continuo aumento -, spiega al FattoQuotidiano.it la professoressa Annamaria Colao, endocrinologa e past president Sie (Società italiana di endocrinologia), professore ordinario di Endocrinologia e malattie del metabolismo, cattedra Unesco di Educazione alla salute e allo sviluppo sostenibile, Università Federico II di Napoli -. Non siamo certamente di fronte solo a un problema di tipo estetico, l’aumento della massa grassa si associa ad altre patologie perché provoca un’alterazione del sistema cardiovascolare, della capacità respiratoria e cerebrale. Il grasso in eccesso si rivela quindi come un killer lento per la persona che lo presenta. Occorre perciò fare qualunque cosa per ripristinare il peso normale”.

I farmaci presi in considerazione dal Governo britannico potrebbero quindi rappresentare una svolta per la lotta all’obesità?

“I farmaci sono efficacissimi per ottenere un importante calo del peso corporeo, ma sempre insieme ad alcuni cambiamenti dello stile di vita, come una dieta sana e l’esercizio fisico. Questi fattori combinati contribuiscono a ridurre in un anno fino al 20% il peso corporeo. Un risultato che cambia completamente e in positivo la capacità dell’individuo di svolgere attività lavorativa e di reagire efficacemente a tutti gli stimoli negativi che vengono dall’esterno, come i virus. Ricordiamo che i pazienti con obesità sono stati i primi a morire durante la pandemia del Covid”.

Una strada troppo semplice?

L’idea del governo britannico di iniettare farmaci a base di Semaglutide o Tirzepatide su una grande popolazione affetta da obesità sembra però una ricetta troppo semplice per contrastare il fenomeno.
“Infatti, lo è. Intanto perché ogni paziente ha la sua storia e le sue problematiche specifiche che andrebbero affrontate in modo mirato. Però capisco l’intento del Governo britannico che, investendo su questi farmaci, potrebbe recuperare la spesa con una maggiore produttività della popolazione. Da un punto di vista medico però c’è bisogno che ogni paziente venga diagnosticato e trattato in modo personalizzato. Altrimenti rischiamo che quel costo non venga ammortizzato perché il paziente potrebbe andare incontro ad altri problemi di salute”:

Che cosa bisognerebbe fare

Quale sarebbe allora il percorso ideale per raggiungere l’obiettivo della perdita di peso?
“C’è bisogno che il paziente venga seguito anche dal punto di vista nutrizionale, con un programma di esercizio fisico e, a volte, dallo psicoterapeuta dato che i problemi che si accompagnano all’eccesso di peso possono essere di tipo psicologico. E visto che parliamo anche di persone che lavorano, bisognerebbe coinvolgere gli esperti di medicina del lavoro. In altre parole, un programma così ambizioso può funzionare se si introducono tutte le figure terapeutiche specializzate sul fronte dell’obesità”.

Controindicazioni

Quali complicazioni si potrebbero verificare con l’utilizzo di questi farmaci antiobesità?
“Le controindicazioni sono pochissime e riguardano i pazienti con severo disturbo di reflusso gastroesofageo perché questi farmaci riducono lo svuotamento dello stomaco e quindi peggiorano la situazione di chi soffre di questo disturbo. Infine, non vanno prescritti ai pazienti che hanno avuto interventi importanti all’intestino”.

In ogni caso il progetto britannico non dovrebbe prescindere anche dalla possibilità di fare modificare alcuni comportamenti legati allo stile di vita.
“Sì, è importante fare passare questo messaggio: il farmaco da solo non funziona, questo lo dico anche per evitare il fai da te di alcuni pazienti che ritengono di poter decidere da soli, farsi le iniezioni e risolvere così il problema. La procedura del trattamento dell’obesità è complicata e richiede massima attenzione da parte di tutti i medici specializzati”.