Sotto la sua leadership Hezbollah si atterrà alla strategia di guerra delineata dal suo predecessore, Hassan Nasrallah, ucciso da Israele il mese scorso. Lo ha detto nel suo primo discorso pubblico Naim Qassem, nuovo leader del movimento sciita. “Il mio programma di lavoro è una continuazione del programma di lavoro del nostro leader, Sayyed Hassan Nasrallah”, ha detto Qassem negli stessi minuti in cui le Israel Defense Forces hanno cominciato a bombardare la valle della Bekaa, nell’est del paese, dopo averne ordinato l’evacuazione.

“Siamo nel mezzo di una guerra contro il Libano. Una guerra iniziata con l’episodio dei cercapersone di settembre. Anche se abbiamo sempre detto che non vogliamo la guerra”, ha proseguito Qassem. “Non stiamo combattendo per nessun obiettivo se non per proteggere il nostro Paese, per sostenere i palestinesi e per impedire la presa del controllo israeliana e americana del nostro Paese. L’Iran ci sostiene nel nostro progetto e non vuole nulla in cambio. Accoglieremo con favore qualsiasi sostegno da parte di qualsiasi Paese arabo per condurre la nostra lotta”.

Nel conflitto in atto con Israele, ha proseguito il neo-leader i Hezbollah, “noi prendiamo di mira solo caserme e militari, mentre loro uccidono civili innocenti. Provano a farci del male, ma noi facciamo loro del male di rimando e siamo potuti arrivare fino a lanciare un missile sulla camera da letto di Netanyahu, che secondo le nostre informazioni è morto di paura”. Il riferimento è al fatto che il 19 ottobre un drone proveniente dal Libano ha colpito la residenza del premier a Cesarea mentre Netanyahu e la sua famiglia non erano a casa. L’attacco è stato rivendicato alcuni giorni dopo da Hezbollah.

Riguardo a possibili trattative per la fine delle ostilità Qassem ha annunciato che il suo movimento accetterà un cessate il fuoco con Tel Aviv, ma a certe condizioni: “Se Israele decide di fermare la guerra, lo accetteremo alle condizioni che ci vanno bene. Finora, nessuna proposta accettabile per Israele e adatta a noi è stata messa in discussione”. In questo contesto “sembra che le elezioni americane (il 5 novembre, ndr) saranno un punto di svolta nella guerra”.

Intanto il mediatore americano Amos Hochstein e Brett McGurk, consigliere diplomatico di Joe Biden, sono attesi domani in Israele. Secondo ambienti dell’esercito, Tel Aviv segnalerà all’amministrazione americana che è pronto a negoziare un accordo diplomatico con il Libano.

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