di Claudio Carli
Il paradosso è evidente: in un’Italia dove cresce il disagio sociale, chi propugna la difesa dei diritti costituzionali e delle fasce più deboli continua a perdere consensi. È questo l’enigma che avvolge il Movimento 5 Stelle, formazione politica che, nonostante un programma apparentemente in sintonia con le esigenze popolari, registra un costante declino elettorale.
Sarebbe riduttivo attribuire questa emorragia di consensi solo alle figure di Grillo, Conte o ai “traditori” come Di Maio. La chiave di lettura va cercata secondo me più in profondità, nell’evoluzione stessa del Movimento e nel suo rapporto con l’attuale leadership.
Giuseppe Conte, pur essendo uno degli ultimi veri statisti italiani – come dimostrato dalla sua capacità di ottenere i 209 miliardi del Pnrr – sembra aver innestato un dna diverso nel corpo del Movimento. La visione originaria del M5S, fondata sulla democrazia diretta e sulla partecipazione dal basso, stride con l’impostazione verticistica dell’ex premier.
Il Movimento era nato come laboratorio di democrazia partecipativa, promettendo trasparenza totale e coinvolgimento diretto dei cittadini nelle decisioni politiche. Era questa la vera rivoluzione che aveva catalizzato milioni di voti: la promessa di un Parlamento realmente “occupato” dai cittadini.
La gestione Conte ha però virato verso un modello tradizionale, dove le decisioni calano dall’alto e gli strumenti di democrazia diretta sono caduti in disuso. La base non viene più consultata, la trasparenza non è più una priorità. Il risultato? La responsabilità delle scelte, prima condivisa con gli iscritti, ora grava esclusivamente sul vertice.
Questo tradimento delle origini ha prodotto una progressiva disaffezione dell’elettorato. Gli italiani, che nel M5S avevano trovato uno spazio di partecipazione attiva, si ritrovano nuovamente esclusi dai processi decisionali. Il Movimento, nato per incarnare i valori costituzionali e promuovere l’equità sociale, rischia così di diventare l’ennesimo partito tradizionale, tradendo proprio quella promessa di rinnovamento che ne aveva decreto il successo.
Ed è un vero peccato, perché il Movimento 5 Stelle è probabilmente, ancora oggi, l’unica forza politica che ha gli ideali che tutti gli italiani dovrebbero condividere e proteggere: quelli che rendono la Costituzione una realtà vivente; quelli che si occupano del benessere sociale; quelli che si fondano sull’onestà come base imprescindibile di ogni attività umana, dalla politica all’economia, dalla finanza all’impresa.
Quelli che renderebbero il nostro Paese un posto in cui vorremmo crescere i nostri figli, perché saremmo sicuri che si prenderebbe cura di loro come faremmo noi stessi.