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Meloni contro i giudici che hanno rinviato alla Corte Ue il decreto migranti: “Decisione più vicina a un volantino propagandistico”

Definisce una decisione dei giudici come un “volantino propagandistico”. Giorgia Meloni torna ad attaccare i giudici per la questione dei migranti. Lo fa solo 24 ore dopo che il tribunale di Bologna ha rinviato alla Corte di Giustizia dell’Unione europea il nuovo decreto legge con la lista dei Paesi sicuri con cui il governo contava di far ripartire i centri in Albania. Una decisione che non è piaciuta alla premier. “Le argomentazioni con cui il Tribunale di Bologna chiede alla Corte di giustizia europea l’autorizzazione a disapplicare l’ennesima legge italiana da molti è stata vista come un’argomentazione più vicina a un volantino propagandistico che a un atto da tribunale”, sostiene la premier, intervenendo a Porta a Porta.

“Minacciata dai trafficanti di uomini” – All’inquilina di Palazzo Chigi non è piaciuta soprattutto una parte di quella sentenza: “L’argomento della Germania nazista è efficace sul piano della propaganda, sul piano giuridico è più debole”, dice. Il riferimento è al passaggio con cui i giudici sostengono che applicando il principio seguito dal governo Meloni, tra i Paesi d’origine sicuri potremmo metterci anche la Germania nazista e l’Italia fascista. “Qualche giorno fa – ha ricordato Meloni – c’è stato un surreale pronunciamento del Consiglio d’Europa che diceva che la polizia italiana è razzista quindi” altri giudici “potrebbero tranquillamente sostenere che nemmeno l’Italia di oggi è un paese sicuro”. A proposito del decreto, che coinfluirà in un emendamento del dl Flussi, l’inquilina di Palazzo Chigi ha sostenuto: “Quando si dice che il Bangladesh non è un paese sicuro parliamo di 180 milioni di abitanti a cui stiamo dicendo venite in Italia, in Egitto 104 milioni di abitanti cui potenzialmente stiamo dicendo venite tranquillamente in Italia: quale governo lo regge un impatto simile se parliamo di stato di diritto? Penso che per alcuni l’obiettivo sia impedire di fermare l’immigrazione irregolare”. Ecco perché Meloni si è detta convinta che sulla questione migranti non si stia applicando solo la legge. “Sono convinta che la ragione per cui si sta facendo qualsiasi cosa possibile per bloccare il protocollo con l’Albania, è che tutti capiscono che è la chiave di volta per bloccare le migrazioni irregolari”, ha detto ai microfondi di Rai uno. “Se lo scafista si ritrova fuori dai confini europei – ha aggiunto -, è il più grande deterrente che puoi mettere in campo. È la prima volta che i trafficanti di esseri umani mi hanno minacciato di morte”.

“Dossieraggi? Basta con questo schifo”- La premier ha anche commentato l’inchiesta della procura di Milano sulla cosiddetta banda dei dossier. “Noi – ha sostenuto – continuiamo a vedere casi di ogni genere. C’era il caso del finanziere distaccato alla Direzione Nazionale Antimafia che faceva decine di migliaia di accessi, che dossierava tutti i politici di centrodestra che si pensava potessero andare al governo. Poi c’è stato il caso del dipendente della banca che entrava nei conti correnti, tutti quelli della mia famiglia ovviamente. Adesso c’è un altro caso a Milano. Pare ci sia un altro caso a Roma. Penso che bisogna mettere fine a questo schifo”. Ma in che modo la capa dell’eseucito intende mettere fine a questi casi di dossieraggio? “La cosa più importante – ha detto – riguarda l’infedeltà dei funzionari, l’hackeraggio non è il tema più importante, le nostre banche dati non sono violate da estranei ma da funzionari dello Stato che dovrebbero proteggerle ma usano il loro potere per fare altro con quei dati. Bisogna essere implacabili e non lo dico solo per loro ma anche per chi ha il dovere della vigilanza”. Secondo Meloni “se è inaccettabile che un funzionario che deve proteggere una banca dati, in realtà violi quella banca dati – ha aggiunto la premier – è ugualmente inaccettabile che il suo superiore non si accorga che vengono fatte centinaia di migliaia di accessi abusivi. Quindi questa secondo me è la priorità”.

“Pronti ai referendum” – Meloni ha anche commentato le parole del guardasigilli Carlo Nordio, che ha auspicato un referendum sulla riforma della separazione delle carriere dei magistrati. Siete pronti, ha domandato Bruno Vespa, anche per il referendum sul premierato? “Su tutto – ha risposto Meloni -. Non cambio idea sul premierato, sono davvero convinta sia la madre di tutte le riforme. Non la sto facendo per me, perché questo governo è stabile. Se non approfitto di questa occasione per cambiare davvero questa nazione che ci sto a fare… Mi sono presa un impegno con cittadini, rispetto il programma”. Toni diversi invece a proposito dello sciopero generale. “Direi che c’è un piccolissimo pregiudizio da parte di Cgil e Uil…”, ha detto la premier, ricordando che “è stato convocato qualche giorno prima della convocazione del governo sulla legge di bilancio”. Secondo Meloni “oggi l’Italia viene prese a modello dalla stampa internazionali, noi cresciamo più di Francia e Germania“.

“Elkann manca di rispetto al Parlamento” – Di sicuro il nostro Paese non sarà un modello nel settore dell’automotive. Solo poche ore fa John Elkann ha fatto sapere che non intende presentarsi in audizione in Parlamento per riferire sulla preoccupante crisi del gruppo. “Elkann non ha detto solo di no, ha detto no perché aspetto il tavolo del governo: temo che a Elkann sfuggano dei fondamentali della Repubblica italiana” perché “sono due cose completamente diverse, una non esclude affatto l’altra, siamo una repubblica parlamentare, questa mancanza di rispetto verso il parlamento me la sarei evitata”. Così la presidente del Consiglio Giorgia Meloni a ‘Porta a portà in onda questa sera su Rai 1.