Nucleare sì, nucleare no a Venezia? La polemica non poteva essere più intempestiva visto che nel bel mezzo della discussione è arrivata in città la Commissione Whc dell’Unesco, impegnata a decidere se la città costruita sull’acqua abbia diritto a restare nell’elenco dei beni patrimonio dell’umanità, o se invece debba traslocare nella scomoda e umiliante black-list dei siti a rischio. L’idea-bomba è stata lanciata dall’ex ministro Renato Brunetta, presidente della Fondazione Venezia Capitale Mondiale della Sostenibilità (Venice Sustainability Foundation), che ha come vicepresidenti il governatore leghista Luca Zaia e il sindaco Luigi Brugnaro. Un tempo Porto Marghera era la più grande area industriale europea, ma adesso è in parte inattiva, e quindi potrebbe diventare un “sito utilizzabile” per le centrali nucleari di nuova generazione. Questo il ragionamento di Brunetta che ne ha parlato al Venice Hydrogen Forum 2024, con il sostegno del ministro per l’ambiente e la sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin. Il professore ha detto che “ormai il nucleare è la tecnologia più sicura al mondo. Siamo stati tutti scottati da Chernobyl, ma le nuove generazioni di centrali hanno livelli di sicurezza altissimi e dimensioni di produzione molto più piccole. Questo è il futuro”.
Si è poi accodato il ministro Adolfo Urso, di Fratelli d’Italia: “Il principale differenziale di competitività rispetto agli altri Paesi europei con cui dobbiamo confrontarci è il costo dell’energia. Dobbiamo, entro quest’anno, fornire un contesto legislativo che consenta di riprendere a produrre energia nucleare in Italia e realizzare un soggetto che produca impianti nucleari avanzati, di quarta generazione, componibili”. A domanda diretta sulla praticabilità di un insediamento a Venezia, ha risposto: “Certamente”.
Il tema non entrerà nell’agenda dell’Unesco, che si occuperà fino al 31 ottobre di verificare i nodi dello spopolamento drammatico di Venezia, di protezione della laguna, dell’acqua alta, del Mose e difesa dall’over tourism. Eppure è talmente divisivo che gli interventi si susseguono, abbracciando i temi critici per Venezia. Intuendo quanto sia delicata la questione, il governatore Zaia ha smentito sia Brunetta che Urso. “Direi che sono contrario, anche perché Venezia ha già le sue criticità, è un patrimonio dell’umanità con la sua Laguna, Porto Marghera è un’area degradata da riconvertire. Il dibattito sul nucleare durerebbe anni e avrebbe una ricaduta sulla immagine stessa di Venezia, il cui nome sarebbe associato alla centrale”.
Erika Baldin, consigliere regionale del Movimento Cinquestelle: “Sembrava un ballon d’essai di Brunetta, invece il ministro Urso conferma. Anziché rifinanziare la Legge Speciale per Venezia e la laguna, da loro non ritenuta una priorità, la maggioranza lancia la polpetta avvelenata di una nuova centrale nucleare in un sito già compromesso dall’eredità petrolchimica”. Tagliente Luana Zanella, capogruppo Verdi-Sinistra alla Camera. “E’ un’enorme stupidaggine, una proposta arrogante da parte di chi non ha rispetto alcuno per la storia e il presente di un territorio che ha già pagato prezzi altissimi in termini di vite umane, salute, feroce inquinamento. La Lega ci dice che dovrebbero esserci compensazioni economiche per i Veneti, che vergogna solo pensare a Marghera come zona di sacrificio”.
Infatti, Alberto Villanova, presidente dell’intergruppo Lega-Liga Veneta, ha dichiarato: “Ipotesi molto interessante, ma nessuno pensi di utilizzare il Veneto come miniera energetica per il resto del Paese. Non intendiamo esporci per dare corrente agli altri e senza dubbio servirà anche una adeguata compensazione per i Veneti”. Si sono subito allineati Confindustria Veneto Est e gli artigiani di Cna Veneto.
Un ambientalista storico come Gianfranco Bettin non poteva, invece, che commentare: “Il nucleare è un’industria regressiva, costosissima. Il nuovo nome che merita la Fondazione di Brunetta, Zaia e Brugnaro adesso è Venezia Capitale Mondiale del Rischio Nucleare e Ambientale”. In tempi di mutamenti climatici, Daniele Giordano, segretario della Cgil veneziana, commenta: “Costruire una centrale nucleare su fanghi tossici, in mezzo ad una laguna che in un tempo non troppo distante potrebbe essere sommersa, dà l’idea della consapevolezza tecnica che sottende certe esternazioni pubbliche. Sono considerazioni fuori dalla realtà e che non danno nessuna prospettiva economica reale alla nostra città”.
Sul futuro di Venezia oltre il turismo si interrogherà la commissione Unesco. Il Comune ha preparato un dossier per spiegare che rispetto a un anno sono stati fatti interventi per tenere lontane le grandi navi, controllare il turismo, promuovere la residenzialità, limitare il moto ondoso. Associazioni e gruppi consigliari di opposizione replicano ricordando i mancati interventi rispetto alle stesse richieste dell’Unesco. Il Comitato NoGrandiNavi e l’associazione Ambiente Venezia arrivano al punto da chiedere agli ispettori: “Prendete nuovamente in considerazione l’inserimento di ‘Venezia e la sua laguna’ nella lista nera dei siti in pericolo”.