Scuola

La scuola si ferma contro i tagli in Manovra: il 31 docenti e studenti scioperano in 40 piazze

Si allarga la protesta contro le scelte del governo sul fronte della scuola. In oltre quaranta piazze, giovedì 31, protesteranno insegnanti, studenti e personale Ata. La mobilitazione è stata indetta dalla Flc Cgil. Dalla Sicilia al Trentino passando per Basilicata, Marche, Emilia-Romagna e altre regioni ci saranno ovunque cortei, mentre a Roma i vertici del […]

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Si allarga la protesta contro le scelte del governo sul fronte della scuola. In oltre quaranta piazze, giovedì 31, protesteranno insegnanti, studenti e personale Ata. La mobilitazione è stata indetta dalla Flc Cgil. Dalla Sicilia al Trentino passando per Basilicata, Marche, Emilia-Romagna e altre regioni ci saranno ovunque cortei, mentre a Roma i vertici del sindacato si ritroveranno davanti al ministero dell’Istruzione a partire dalle 10, mentre l’Unicobas – che ha deciso di unirsi alla protesta – radunerà i suoi davanti al ministero della Funzione Pubblica in largo Vidoni a partire dalle 10.30.

“Saremo in piazza – spiega la segretaria generale della Flc Cgil, Gianna Fracassi – per un contratto giusto e un lavoro stabile. Una protesta contro la manovra finanziata con i tagli a tutti i settori della conoscenza. Nessuna risorsa aggiuntiva sul contratto, a fronte di un’inflazione al 18% che nell’ultimo triennio ha eroso il potere d’acquisto dei salari, ma solo tagli lineari. Uno del 5% che riduce il turn over per l’università e la ricerca e un taglio secco per la scuola di ben 5.660 docenti e 2.174 personale amministrativo, tecnico e ausiliario”. Parole che fanno eco a quelle di Stefano d’Errico, segretario nazionale Unicobas, che sottolinea come “le ultime leggi di bilancio hanno stanziato risorse ben al di sotto dell’inflazione maturata nel triennio di riferimento, pari al 18%, con un ‘recupero’ del solo 5,78%”. In questo modo – aggiunge – “si abbatte il potere d’acquisto e noi scioperiamo affinché vengano stanziate risorse aggiuntive per rispondere all’inflazione e fare un passo verso gli stipendi europei”.

Per Unicobas quello del 31 ottobre sarà uno sciopero generale di tutto il pubblico impiego, anche per ottenere la riduzione delle spese militari e degli sprechi legati ai centri per migranti in Albania, sul Tav e sul ponte sullo stretto di Messina, ma anche a tassare gli extra-profitti ed investire sul welfare e contro il cambiamento climatico. A protestare ci saranno anche i lavoratori dell’Aninsei, l’associazione nazionale degli istituti non statali di educazione e di istruzione: “Il rinnovo del contratto – spiegano i manifestanti – è avvenuto di nascosto, dopo una trattativa portata avanti dall’associazione datoriale e dalla Uil scuola che ha escluso gli altri sindacati maggiormente rappresentativi del settore. Il ‘rinnovato’ contratto paga oltre 350 euro in meno rispetto al precedente e oltre 150 euro in meno rispetto al Ccnl Fism per figure analoghe”.

Anche considerando l’aumento di gennaio, un educatore o una educatrice dei servizi educativi della prima infanzia contrattualizzati con il Ccnl Aninsei “a fine anno guadagneranno 5mila euro in meno rispetto ad un collega o una collega che lavora con il contratto delle cooperative sociali”. Il personale degli istituti di educazione ed istruzione laici “rivendica il diritto ad un contratto collettivo nazionale giusto e dignitoso, che riconosca e valorizzi le professionalità e che sia negoziato in maniera trasparente, nel rispetto delle regole che le confederazioni si sono date nel corso degli ultimi anni per garantire democrazia e partecipazione”. Tanti i luoghi dove si svolgeranno le quaranta manifestazioni: oltre Roma, L’Aquila, Teramo, Chieti, Pescara, Potenza, Catanzaro, Napoli, tutti i capoluoghi di provincia emiliani ma anche Genova, Milano, Torino, Udine e tante piazze in Veneto.