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“So perché Banksy non ha mai rivelato la sua identità, ero il suo migliore amico: ormai è una malattia”: la rivelazione di Steve Lazarides

Il fotografo ha collaborato con Banksy dal 1997 al 2008. I due si sono conosciuti durante una riunione: “Mi aveva completamente convinto. Aveva un messaggio diverso”

di Christian Brugnoli
“So perché Banksy non ha mai rivelato la sua identità, ero il suo migliore amico: ormai è una malattia”: la rivelazione di Steve Lazarides

Moltissimi artisti nella storia sono rimasti nell’anonimato per vari motivi. Tra tutti questi uno dei più famosi è certamente Banksy, infatti il celeberrimo artista e writer britannico ha sempre celato la sua identità, costruendo un vero e proprio mito intorno alla sua immagine. Recentemente, Steve Lazarides, collaboratore e fotografo dello “street artist”, ha rilasciato un’intervista in cui ha affermato che l’inafferrabile artista non è mai riuscito a godersi la fama che ha ottenuto, proprio a causa del suo bisogno di anonimato. Lazarides ha lavorato con Banksy dal 1997 al 2008, dopo che i due, originari di Bristol, si erano incontrati a fine anni 90’ e avevano scoperto di condividere l’amore per i graffiti e l’urban art. Il 55enne, che in passato ha descritto quegli anni come “gloriosi”, ora sta mettendo all’asta i cimeli del periodo di collaborazione con Banksy, dalle ambite stampe e opere d’arte ai disegni. Più di 170 lotti andranno ad un’asta a Los Angeles giovedì, con la stima più alta attualmente riservata a uno stencil di un ratto che tiene in mano un trapano, il cui valore si aggira intorno alle 150.000 sterline. Secondo gli esperti, anche la famosissima stampa della “Girl With Balloon” potrebbe raggiungere le 60.000 sterline quando andrà all’asta.

Da quando Banksy si è fatto conoscere con la sua arte in stile stencil sui muri Londra, Brighton, Bristol e, persino sulla barriera in Cisgiordania che separa israeliani e palestinesi, le sue opere sono state vendute per centinaia di migliaia di sterline. Lazarides ha affermato che uno dei motivi per cui lo street artist inglese ha nascosto la sua identità a tutti è legato al fatto che l’anonimato gli assicurava di non essere catturato dalla polizia e mandato in prigione, dato che le sue opere potrebbero essere considerato come un atto di vandalismo.

In un’intervista al Mirror, il collaboratore di Banksy ha dichiarato: “Con il passare degli anni e con il protrarsi del fenomeno, credo che l’anonimato sia diventato una vera e propria malattia. Ognuno ha questa figura nella propria mente, ha un eroe popolare, e nella mente di ognuno ha un aspetto diverso. Non è mai riuscito a godersi la fama che ha ottenuto”. I due erano così desiderosi di mantenere il segreto di Banksy che hanno addirittura comprato decine di telefoni usa e getta, mentre l’artista comunicava solo con telefoni a pagamento per ogni lavoro che faceva.

L’identità dell’artista di strada è rimasta avvolta nel mistero fino a quando il Daily Mail, nel 2008, ha lanciato un’inchiesta, in cui attribuiva l’identità dell’artista di Bristol a Robin Gunningham. Quando il giornale pubblicò l’articolo, Lazarides dichiarò a un quotidiano americano che una fotografia scattata in Giamaica quattro anni prima e raffigurante un uomo inginocchiato accanto a una bomboletta spray, non corrispondeva al suo collaboratore. Tuttavia, si continua a pensare che il signor Gunningham sia Banksy e i ricercatori della “Queen Mary University” di Londra hanno persino usato una tecnica statistica di profilazione geografica per dimostrare che si tratta di lui, che è più comunemente usata dalla polizia per catturare i criminali. Sostengono di averlo identificato grazie ad un evidente schema tra i luoghi in cui sono state realizzate le sue opere e gli indirizzi che l’artista frequenta spesso a Bristol e a Londra.

Prima dell’asta di questa settimana, Lazarides ha definito Banksy come “l’artsita più conosciuto l mondo”. In un video promozionale su YouTube ha dichiarato: “Ho sentito parlare per la prima volta di Banksy quando eravamo a una riunione, l’ho incontrato e ho visto il suo lavoro e mi ha sconvolto. Aveva un messaggio, era divertente ed era diverso. Aveva le palle e metteva la sua m**da in posti dove nessun altro era disposto ad andare. Mi aveva completamente convinto”. Le opere di Banksy sono passate dall’essere considerate graffiti e vandalismo a valere milioni all’asta: la sua opera più costosa, intitolata “Love is in the Bin” è stata venduta per 18,6 milioni di sterline nel 2021.

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