Mai così lontani. O meglio, mai stati in grande sintonia. Le strade di Ivan Juric e la Roma potrebbero già prendere due direzioni differenti? “Non penso proprio all’esonero. Non mi preoccupa minimamente, faccio il mio lavoro e quello che succede, succede. La Roma non può permettersi esclusioni, anzi, bisogna portare tutti dentro. Non bisogna escludere, ma far presente ciò che bisogna fare in questo momento”. L’allenatore dei giallorossi non sente la pressione. Dopo il pesante ko al Franchi per 5-1 contro la Fiorentina, sono aumentati a dismisura malumori e polemiche intorno a Trigoria. In conferenza stampa – in vista del Torino -, però, Juric ha ammesso altro: “Sono stati giorni di litigi, anche pesanti, ma meglio che siano successi. In questi due giorni tra liti e discussioni abbiamo indirizzato la barca a livello di pensiero. Mi riferisco a ciò che deve fare la squadra. Caratterialmente preferisco lo scontro per andare avanti a testa alta, piuttosto che le chiacchiere alle spalle. Cercherò di mettere la migliore squadra possibile per vincere. Per me è tutto chiuso, si riparte alla grande. Ho visto i ragazzi convinti. Meglio così che perdere 1-0 e continuare come stavamo facendo”. Un crollo emotivo, subito quasi a sorpresa: 90′ “in cui sono stati buttati al c***o 4o giorni”. Per Juric, l’importanza dei ruoli è fondamentale: “Se i giocatori non sono convinti me lo possono dire e io me ne vado. Ma non è così: loro vogliono migliorare, hanno le qualità per fare bene. Il mio punto di vista è che sono l’allenatore, devo preparare la squadra. E i giocatori devono giocare”.

Juric e il rapporto con la proprietà
L’impressione è che Juric sia rimasto solo, in balìa di sé stesso e di quello che accade. L’allenatore, invece, smentisce così: “Abbiamo parlato col presidente, ci sono stati contatti. Queste cose distraggono dal campo. Io resto della mia idea: guardandomi intorno non vedo mancanze. E preferisco che la proprietà responsabilizzi me, Ghisolfi e i giocatori. Tutto il resto sono distrazioni. Ognuno deve fare il suo e bisogna lavorare forte: questa è la cura giusta per riprendere in mano la situazione”. Tante parole, ora servono i fatti sul campo. I Friedkin devono tornare a percorrere una direzione che abbia un obiettivo chiaro. Da una parte o dall’altra, senza ulteriori passi falsi. A partire dal progetto tecnico. 90′ da dentro o fuori, in attesa di un altro possibile ribaltone in casa giallorossa. E non solo in panchina.

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