Dal Pd alla Lega, dal M5s ad Alleanza Verdi Sinistra fino a Fratelli d’Italia. E come sempre Azione. Mentre il segretario generale della Cgil Maurizio Landini commenta dicendo che “la Fiat non c’è più da un po’ di anni e la famiglia Agnelli non comanda più”, praticamente tutto l’arco parlamentare insorge contro John Elkann dopo che il presidente di Stellantis ha fatto sapere che non intende presentarsi in audizione in Parlamento per riferire sulla preoccupante crisi del gruppo. L’unico distinguo è che l’opposizione sottolinea anche le responsabilità della maggioranza e del governo, inerme davanti ai problemi dell’automotive a cui ha pure tagliato incentivi e aiuti per la riconversione.

Martedì sera il primo a reagire, dopo il presidente della Camera Lorenzo Fontana, era stato il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera Tommaso Foti, che aveva definito vergognosa la scelta con cui l’erede di casa Agnelli ha informato di non avere nulla in più da dire rispetto a quanto esposto da Carlos Tavares l’11 ottobre. E di voler quindi attendere una eventuale convocazione a Palazzo Chigi. Il giorno dopo Alberto Luigi Gusmeroli, presidente leghista della commissione Attività produttive, ha fatto sapere che non finisce qui: “L’audizione di Tavares è stata quella di un Amministratore Delegato pro tempore; il Presidente John Elkann rappresenta gli Shareholder e un Gruppo che ha dato ma dal Paese ha anche ricevuto moltissimo. Per questo, ritengo di rinnovare al Presidente Elkann la richiesta di audizione sulla situazione del Gruppo in Italia”, ha detto aprendo le audizioni dei sindacati.

Più tardi Elkann ha fatto sapere di aver parlato al telefono con Fontana dicendo che Stellantis è aperta “al dialogo con tutte le istituzioni, come da sempre il gruppo fa in tutti i paesi in cui è presente, Italia in primis”, ribadendo “il rispetto del Parlamento” e spiegando che “la risposta al presidente della commissione attività produttive Gusmeroli nasce dopo le mozioni approvate dall’Aula a identificare politiche industriali in linea con l’evoluzione del settore automotive”. Nulla sulla richiesta di andare in prima persona alla Camera.

La segretaria del Pd, Elly Schlein, dice “occorre stigmatizzare l’atteggiamento del presidente di Stellantis John Elkann” motivata affermando “che non vi sarebbero novità”. Soprattutto perché “quattro giorni dopo la sua audizione l’amministratore delegato Tavares ha cominciato a parlare alla radio di non escludere licenziamenti” e poi c’è stato “da parte del governo un taglio incredibile ed inspiegabile di 4,6 miliardi del fondo dell’automotive, novità che meritavano un confronto”. D’accordo nel merito il presidente del M5S, Giuseppe Conte, che però ha precisato che “non si tratta di averlo sul banco degli imputati ed esporlo al pubblico disonore, si tratta di trovare realmente tutti insieme la possibilità di uscirne fuori”.

Per Nicola Fratoianni di Avs “rivolgersi così al Parlamento è francamente inaccettabile, dobbiamo dirlo con chiarezza”. E Angelo Bonelli, portavoce di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, rincara: “Il rifiuto di Elkann di essere audito in parlamento è un atto di arroganza e di offesa ad un’istituzione democratica che rappresenta gli italiani”.

Il leader di Azione, Carlo Calenda, da tempo molto duro nei confronti della galassia di interessi che ruota intorno a Exor, parla di “grave sgarbo istituzionale” anche perché “non è stato Tavares a vendere Magneti Marelli promettendo di mantenere posti di lavoro e fabbriche, così come è stato Elkann ad accettare gli impegni occupazionali e produttivi per l’Italia in cambio di una garanzia di 6,3 miliardi di euro quando ne aveva disperatamente bisogno“. Più tardi, ospite di SkyTg24 da Sabbioneta in occasione dell’assemblea di Confindustria Mantova, l’ex ministro dello Sviluppo ha aggiunto che “Elkann ha preso in giro l’Italia, ha fatto promesse che non ha mantenuto”.

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