Giustizia & Impunità

“L’ex superpoliziotto Gallo aveva contatti telefonici con Dell’Utri”: le carte sulla banda dei dossier. E come è nata l’inchiesta

Carmine Gallo aveva “avuto contatti con l’utenza telefonica intestata ed in uso a Marcello Dell’Utri”. È quanto emerso agli albori dell’indagine sulla banda dei dossier, al vertice della quale c’era l’ex superpoliziotto e socio di Equalize. È quanto si legge in una maxi-informativa dei carabinieri di Varese che hanno svolto gli accertamenti confluiti sul tavolo […]

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Carmine Gallo aveva “avuto contatti con l’utenza telefonica intestata ed in uso a Marcello Dell’Utri”. È quanto emerso agli albori dell’indagine sulla banda dei dossier, al vertice della quale c’era l’ex superpoliziotto e socio di Equalize. È quanto si legge in una maxi-informativa dei carabinieri di Varese che hanno svolto gli accertamenti confluiti sul tavolo del pubblico ministero Francesco De Tommasi e sono sfociati nei quattro arresti e nelle due interdittive firmate dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Milano. I tabulati di una scheda ritrovata negli uffici di Equalize, intestata fittiziamente a una cittadina bielorussa e usata da Gallo, si legge, “permettono di ricostruire come” nel 2020 avesse avuto “contatti con l’utenza telefonica intestata ed in uso” all’ex senatore di Forza Italia “già condannato per concorso esterno in associazione a delinquere di stampo mafioso”, ricordano gli investigatori.

Gli accertamenti erano iniziati qualche tempo prima da un “pedinamento” di una persona legata “alla criminalità organizzata lombarda”, che si sarebbe incontrata nel centro di Milano con Gallo, ora ai domiciliari accusato di associazione per delinquere. Il nome della persona pedinata è coperto da “omissis” e il faccia a faccia avviene in un locale in piazza Fontana, a due passi dal Duomo e non lontano dal Palazzo di Giustizia. Per gli investigatori, con quell’incontro Gallo avrebbe mostrato il suo “senso di impunità”.

Dopo aver scattato fotografie, i carabinieri hanno svolto “un’accurata analisi dei soggetti compatibili” a quello “notato in compagnia del target”. Da lì è venuto fuori il nome di Carmine Gallo, “ispettore della Polizia Di Stato in congedo dal dicembre 2018”, ma “anche importante membro della Squadra Mobile e della Criminalpol di Milano”. E dal 2020 “amministratore delegato” della Equalize, poi finita al centro dell’indagine, e che ha sede in via Pattari, ossia a “130 metri in linea d’aria dal luogo dell’incontro”.

Sempre nell’informativa i carabinieri del Nucleo investigativo di Varese riportano che Gallo è stato condannato a fine 2019 dalla Corte d’Appello di Milano per rivelazione di segreto e favoreggiamento e poi ha ottenuto la “riabilitazione”. Era stato “coinvolto nell’indagine Testuggine della Dda di Venezia ed il Ros di Padova aveva accertato il suo coinvolgimento in torbide vicende”.

Il 6 ottobre 2022, gli investigatori trovarono la sim intestata alla bielorussa nell’ufficio di Gallo alla Equalize. Poi, gli inquirenti hanno ricostruito il traffico telefonico di “due utenze ricondotte” a Gallo, definendo così la “rete di contatti”. Da lì è venuto fuori che l’ex poliziotto avrebbe chiamato soprattutto “utenze intestate a cittadini extracomunitari del tutto inesistenti”. Infine, risultava che “il numero più contattato” fosse “intestato” alla Fondazione Fiera Milano e usato da Enrico Pazzali, socio “di maggioranza di Equalize”.

Tra l’altro, sempre stando agli atti, questo fascicolo in mano alla Dda, nel quale ci fu il pedinamento, si sarebbe incrociato con un’altra indagine milanese scattata in relazione alla latitanza in Tunisia di Salvatore Accarino, legato a Nunzio Calamucci, l’hacker della banda. Fascicolo che vedeva già indagato Davide Valia, presunto collaboratore del gruppo di Equalize. A lui Calamucci e Gallo, il 20 ottobre 2023, avrebbero chiesto di intervenire, attraverso le sue “entrature”, per cercare di bloccare un accertamento fiscale su Lorenzo Sbraccia, l’immobiliarista romano che è tra gli oltre 60 indagati nel maxi fascicolo sulla “centrale del dossieraggio” e che sarebbe stato tra i principali clienti con circa 400mila euro sborsati per avere accesso ai dati riservati.