Solo 10 giorni fa Giorgia Meloni, nelle slide celebrative per i primi due anni di governo, vantava i numeri record raggiunti dall’occupazione. Ora quella narrazione, che sorvola sugli storici ritardi italiani rispetto al resto della Ue e sul pessimo andamento della produzione industriale da ormai 19 mesi, mostra le prime evidenti crepe. Perché, dopo la stima sul pil del terzo trimestre arrivata mercoledì, anche i dati sul mercato del lavoro evidenziano una netta inversione di tendenza. A settembre, comunica l’Istat, sono diminuiti sia gli occupati sia i disoccupati mentre a crescere sono stati solo gli inattivi. È la seconda frenata dopo quella di maggio, che però era stata lieve e aveva interessato solo gli autonomi e i precari. Stavolta il quadro è molto più preoccupante, perché a scendere sono soprattutto i dipendenti a tempo indeterminato.
Dopo tre mesi di crescita, nota l’istituto di statistica, le stime preliminari parlano di un calo degli occupati di 63mila unità (-0,3%, -52mila uomini e -11mila donne), a 23,9 milioni. Sotto la soglia psicologica dei 24 milioni che aveva fatto esultare la premier tanto da farla gridare al record storico “da quando Giuseppe Garibaldi ha unificato l’Italia” (ma all’epoca non esisteva l’Istat e le rilevazioni si basavano su criteri molto diversi). Il tasso di occupazione scende di conseguenza di 0,1 punti al 62,1%.
Il calo riguarda tutte le categorie: i dipendenti permanenti che scendono di 55mila, i dipendenti a termine (-6mila) e gli autonomi (-2mila). Nel frattempo calano di 14mila unità i disoccupati, ma non è una buona notizia perché in parallelo salgono di 56mila unità gli inattivi, cioè coloro che un lavoro hanno smesso di cercarlo. Nell’ultimo anno gli inattivi, fa notare su X Francesco Seghezzi, presidente della fondazione Adapt, sono cresciuti più degli occupati: 337mila contro 301mila in più. Il numero di persone in cerca di lavoro aumenta solo tra le donne e gli under 35. Il tasso di disoccupazione resta stabile al 6,1%, quello giovanile sale al 18,3% (+0,3 punti)
Il confronto tra il terzo e il secondo trimestre 2024, grazie ai dati positivi del periodo estivo, mantiene segno positivo con un incremento nel numero di occupati dello 0,4% (pari a +84mila unità). Lo stesso vale su base annua, con il numero di occupati supera quello di settembre 2023 dell’1,3% (+301mila unità). L’aumento coinvolge uomini, donne e tutte le classi d’età ad eccezione dei 35-49enni, per i quali si registra una sostanziale stabilità.