Giustizia & Impunità

Diciottenne morta dopo il vaccino anti-Covid, la Procura chiede processo per cinque medici: “Non riconobbero la sindrome che la uccise”

La Procura di Genova ha chiesto il rinvio a giudizio per cinque medici dell’ospedale di Lavagna al termine dell’indagine sulla morte di Camilla Canepa, la 18enne di Sestri Levante deceduta a causa di una trombosi a giugno 2021, dopo essere stata vaccinata contro il Covid con Astrazeneca durante un “open day”. Quattro camici bianchi sono imputati per omicidio colposo in ambito sanitario e falso, un quinto solo di falso.

In particolare, la primaria del Pronto soccorso di Lavagna – a cui la ragazza si rivolse la sera del 3 giugno – è accusata di non aver diffuso formalmente le linee guida per il trattamento della Vitt, la Sindrome da trombocitopenia trombotica da vaccino che portò alla morte di Canepa. Lei e gli altri medici, nella ricostruzione dei pm Stefano Puppo e Francesca Rombolà, hanno inoltre omesso di effettuare esami essenziali per diagnosticare la patologia (tra cui il dosaggio del D-Dimero e gli anticorpi anti-eparina) nonostante la presenza di sintomi compatibili, e nonostante fossero informalmente a conoscenza di quelle linee guida. Il mancato riconoscimento della Vitt portò alla dimissione della paziente dopo poche ore, prima del secondo ricovero e del trasferimento al San Martino di Genova, dove avvenne il decesso.

A tutti gli indagati è contestato anche il reato di falso ideologico, per non avere attestato, nella documentazione sanitaria, che la ragazza era stata sottoposta a vaccinazione anti-Covid. Dall’autopsia era emerso che la paziente “non aveva alcuna patologia pregressa e non aveva preso alcun farmaco”, e che la morte per trombosi era “ragionevolmente da riferirsi a un effetto avverso da somministrazione del vaccino”. L’udienza preliminare di fronte alla giudice Carla Pastorini è stata fissata per il 16 gennaio.