Il pensiero dell'ex numero 49 al mondo sulla questione Clostebol e il ricordo della Wada nei confronti dell'altoatesino
Jannik Sinner è avvertito: “Conoscendo l’ambiente della Wada e dell’Itia, una squalifica può arrivare quasi sicuramente”. Parola di Daniele Bracciali: l’ex tennista numero 49 del mondo nel singolare e 21 nel doppio ha lanciato l’allarme all’altoatesino. Scagionato il 19 agosto dalla International Tennis Integrity Agency (Itia), la WADA (Agenzia mondiale antidoping) ha deciso di fare ricorso alla Corte Arbitrale dello Sport di Losanna. Una situazione che sta mettendo a dura prova la forza mentale del numero 1 al mondo e che continua a far discutere. “Non è giusto squalificare un giocatore se viene appurato che non ha assunto farmaci per migliorare la prestazione e il Clostebol. Nel caso di Sinner, non ha cambiato assolutamente niente. La responsabilità oggettiva nella squalifica è una p*******a. Squalificarlo sarebbe davvero una carognata“.
Prima della positività per contaminazione involontaria di Jannik Sinner all’agente anabolizzante di alcune pomate o spray cicatrizzanti e sostanza proibita dall’Itia perché dopante, un caso analogo aveva colpito il tennista italiano Marco Bortolotti. Il 33enne emiliano, 87esimo nel ranking di doppio, aveva scoperto lo scorso mese di novembre di avere tracce di Clostebol nel sangue, la stessa sostanza trovata al numero 1 al mondo (successivamente a una catena di leggerezze dal parte del team medico): “Ci sono casi di tutti i tipi, anche casi in cui la Wada non ha fatto nemmeno appello. Vi ricordate Bortolotti? Era finito al centro dell’attenzione degli organi antidoping sempre per il Clostebol, ma la Wada non ha contestato l’Itia. Bortolotti non è Sinner e non avrebbe fatto tutto questo rumore. Penso che tutti gli italiani abbiano capito chi è Sinner, anche se certi detrattori ci saranno sempre, ma la soluzione giusta sarebbe quella dell’assoluzione“.
Caso doping, i risvolti della vicenda
Il medicinale contente il Clostebol – agente anabolizzante e sostanza proibita dall’Itia – è il Trofodermin ed era stato acquistato il 13 febbraio dal preparatore atletico di Sinner, Umberto Ferrara, in una farmacia di Bologna. La crema è stata portata negli Usa: il fisioterapista Giacomo Naldi ha utilizzato la pomata per rimarginare un taglio al dito durante il torneo di Indian Wells. Negli stessi giorni, il fisioterapista ha massaggiato Sinner contaminandolo involontariamente. In che modo? Il tennista soffre di dermatite al piede e alla schiena, quindi spesso sono presenti dei piccoli tagli cutanei: proprio durante i massaggi di routine, la pelle avrebbe assorbito il Clostebol che Naldi aveva sul dito.
Sinner e il ricorso della WADA: i possibili scenari
Jannik Sinner dovrà dunque aspettare il verdetto finale. Come si evince dal comunicato ufficiale, infatti, “la WADA non chiede la squalifica di alcun risultato, salvo quelli già imposto dal tribunale di primo grado”. Al tempo stesso, però, può chiedere una squalifica nei confronti dell’italiano che lo potrebbe tenere lontano dal circuito per 1 o 2 anni. Inizialmente, Sinner aveva perso solo i punti e il montepremi guadagnati a Indian Wells lo scorso marzo. Allo stato attuale e senza una risposta, il tennista altoatesino potrà scendere in campo senza alcuna restrizione. Il CAS (la corte arbitrale dello Sport) dovrà decidere se andare contro la sentenza di primo grado oppure confermarla. Una cosa è certa: i tempi per avere delle risposte non saranno immediati, ci vorranno almeno 6 mesi. La WADA ha deciso di impugnare la sentenza, puntando non a dimostrare l’uso intenzionale della sostanza, ma a stabilire una colpa parziale. Ovvero a ritenere Sinner colpevole per il comportamento del suo staff.