Un inverno più freddo e buio di quelli passati attende l’Ucraina all’orizzonte. L’esercito che continua a resistere all’invasione russa è fiaccato da quasi tre anni di guerra, i militari di Mosca avanzano a velocità record in Donbass e adesso sul Paese di Volodymyr Zelensky incombe la stagione fredda. Con la rete energetica presa sistematicamente di […]
Un inverno più freddo e buio di quelli passati attende l’Ucraina all’orizzonte. L’esercito che continua a resistere all’invasione russa è fiaccato da quasi tre anni di guerra, i militari di Mosca avanzano a velocità record in Donbass e adesso sul Paese di Volodymyr Zelensky incombe la stagione fredda. Con la rete energetica presa sistematicamente di mira dai raid russi, ci sono intere aree che rischiano di rimanere al buio e al gelo mentre fuori esplodono i colpi del nemico. Il sostegno europeo arriverà, ma è difficile per ora stabilire se sarà sufficiente. Senza dimenticare che tra pochi giorni si vota negli Stati Uniti e il risultato delle urne potrebbe essere determinante anche per il futuro dello Stato dell’Europa dell’Est.
L’avanzata record
Le difficoltà che sta affrontando l’Ucraina alle porte dell’inverno sono riassunte in un numero: 478. Sono i chilometri quadrati che, secondo un’analisi dell’Afp sulla base di dati dell’Institute for the Study of War, l’esercito di Mosca ha conquistato nel mese di ottobre, un dato record da marzo 2022. “L’Ucraina arriva all’inizio dell’inverno in evidente difficoltà – spiega a Ilfattoquotidiano.it Marco Di Liddo, direttore del desk Russia per il Centro Studi Internazionali (Cesi) – E le conquiste russe dell’ultimo mese non sono la notizia peggiore, dato che sono avvenute con un investimento in termini di uomini e mezzi notevole. Il problema è che la coperta difensiva per Kiev è molto corta, ogni giorno l’esercito e i suoi strateghi devono decidere quali zone salvaguardare e quali sguarnire, con conseguenti distruzioni di impianti e strutture strategici. Questa situazione è anche il frutto delle difficoltà di approvvigionamento di armamenti, in particolar modo a lunga gittata”. La situazione è quindi quella di un esercito, quello di Kiev, da mesi ormai impegnato solo a limitare i danni, cercare di evitare perdite importanti e impedire per quanto possibile uno sfondamento russo: “L’Ucraina – aggiunge Di Liddo – non riesce più a riprendere l’iniziativa e a colpire le linee di approvvigionamento russe, se non con sporadici attacchi per mezzo di droni”.
La Russia, invece, arriva all’appuntamento coi campi di battaglia bui e gelati più in forma di quanto gli alleati dell’Ucraina si aspettassero: “La loro produzione industriale – spiega l’analista – non è stata intaccata in modo sostanziale, inoltre la partnership con la Corea del Nord, che fornisce munizionamento di artiglieria, missili balistici e, come appreso più recentemente, combattenti, migliora ulteriormente la loro situazione. La Cina, dal canto suo, continua a fornire il sostegno economico necessario per portare avanti questa guerra, anche se non potrà proseguire all’infinito, mentre dal punto di vista delle relazioni internazionali il successo del summit dei Brics conferma che per la maggior parte della popolazione mondiale e diverse potenze economiche la Federazione rimane un interlocutore affidabile”. Le battute d’arresto potrebbero arrivare per due motivi. Il primo è legato alle forniture iraniane che comprendono anche i droni kamikaze Shahid: la tensione esplosa con Israele e gli attacchi dello Stato ebraico alle strutture militari potrebbero compromettere l’invio di armamenti da parte della Repubblica Islamica. Il secondo riguarda invece la carenza di mezzi blindati per svolgere manovre offensive: la strategia del tritacarne portata avanti da Mosca non può essere l’unica adottata, anche perché la presenza di droni di Kiev nei cieli limita enormemente l’effetto sorpresa degli attacchi di terra russi.
Il punto di svolta delle elezioni americane
La Russia è conscia del vantaggio strategico di cui gode al momento e secondo Di Liddo tenterà un affondo deciso proprio durante l’inverno, fino a febbraio. Lo spazio temporale non è casuale: il 5 novembre si vota negli Stati Uniti e fino all’insediamento del nuovo presidente Mosca potrà sfruttare il lungo passaggio di consegne per accelerare sul fronte ucraino. “Per Putin – continua Di Liddo – sarà fondamentale godere di un approccio americano meno duro rispetto a quello di Joe Biden. Potrà farlo nei mesi che porteranno all’insediamento della nuova amministrazione, ma non è detto che questo clima favorevole non continui anche dopo, soprattutto se Donald Trump tornasse a guidare il Paese“. Anche con il tycoon presidente, però, pensare a un’uscita di scena repentina degli Stati Uniti dal conflitto sarebbe esagerato: “Né lui né Kamala Harris possono permettersi di perdere la faccia così, abbandonando un alleato dopo tre anni di guerra – continua l’analista – Se questo avverrà sarà graduale, con una exit strategy definita che permetta a Washington di giustificare la propria mossa. Allo stesso modo, entrambi i candidati sanno che il focus della politica internazionale americana deve spostarsi il prima possibile in Asia, nell’area dell’Indo-Pacifico“.
Manca energia per affrontare l’inverno ucraino
Con l’inverno che si avvicina, un altro spettro inizia ad aleggiare nei Palazzi di Kiev e, soprattutto, nelle abitazioni di milioni di ucraini: quello del freddo. I bombardamenti russi sulle infrastrutture energetiche ucraine si sono intensificati man mano che il conflitto andava avanti, fino a diventare sistematici. Un crimine di guerra, quello di esporre volontariamente la popolazione civile a temperature proibitive e costringerle quindi a sfollare, ma che rappresenta un vantaggio strategico per Mosca. Dal 24 febbraio 2022, i colpi della Federazione hanno ridotto la capacità di produzione di energia ucraina per circa 9 Gigawatt, lasciando alcune aree del Paese al buio e soggette a continui blackout. Il Financial Times ha pubblicato un’indiscrezione che, se confermata, potrebbe contribuire a lenire le sofferenze e ridurre le difficoltà degli ucraini che ogni giorno devono far fronte alle carenze energetiche. Secondo il quotidiano finanziario, i negoziatori dei due Paesi hanno avviato interlocuzioni per fermare gli attacchi aerei contro i rispettivi impianti energetici. I reporter citano fonti, tra cui figurano anche alti funzionari ucraini, secondo le quali l’Ucraina stava cercando di riprendere i colloqui mediati dal Qatar e interrotti ad agosto. Indiscrezione che, però, il Cremlino ha bollato come “fake news“.
A settembre, nel corso di una conferenza stampa, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen spiegò i piani di Bruxelles per rispondere a questa emergenza: “Quest’inverno puntiamo a ripristinare ed esportare complessivamente 4,5 GW di energia in Ucraina”. Resta da capire se le promesse possano essere mantenute: “Le parole di von der Leyen – conclude Di Liddo – sono concrete e in fase di studio, per quanto ne sappiamo. I Paesi candidati a dare sostegno a Kiev in questo senso sono soprattutto la Polonia, la Repubblica Ceca e in parte la Romania, anche attraverso il ripristino di vecchie reti risalenti all’Unione Sovietica“.
I problemi, però, non mancano. Innanzitutto c’è da valutare quanto surplus di energia elettrica e gas l’Europa è in grado di sviluppare per poterne trasferire una parte in Ucraina. Secondo, c’è da tenere conto del fatto che alcune aree del Paese sono isolate a causa della distruzione delle infrastrutture di collegamento e trasporto delle fonti di energia: “Per quanto riguarda il riscaldamento, la soluzione può essere trovata con l’installazione di stufe a pellet o a induzione che, non è difficile capirlo, rappresentano però una soluzione che può essere solo temporanea ed emergenziale. Più complicato sostituire la rete elettrica. Il metodo più semplice sarebbe quello di trasferire enormi generatori a diesel che forniscano energia ai villaggi e ai vari quartieri. Il problema è che questo significherebbe piazzare delle enormi bombe in centri abitati, facilmente innescabili da un colpo sparato dai russi”. Senza una soluzione praticabile, però, diverse aree dell’Ucraina diventerebbero inabitabili, con la popolazione che sarebbe costretta a fuggire. Una situazione ideale per chi vuole continuare a conquistare territori.