Il giorno dopo quella che è stata una delle “stragi climatiche” più sconcertanti degli ultimi decenni – quasi cento morti a Valencia, nel cuore dell’Europa – al dolore e allo choc che stiamo tutti vivendo si somma l’assurdo di ciò che ci tocca leggere sui giornali di destra. E soprattutto l’ipocrisia delle dichiarazioni dei membri del governo che manifestano sostegno alle popolazioni alluvionate e al governo spagnolo quando sul clima hanno, letteralmente, la coscienza sporca. Quella che ci fa tremare di paura, perché vuol dire che non si sta facendo nulla perché stragi così siano evitate.
Guardare le macchine accartocciate, le persone salvate nell’acqua, pensare a quelle annegate, bambini compresi, fa malissimo, ma ancor più male fa pensando a quello che non si sta facendo nel nostro paese. Anzi, quello che si sta attivamente facendo per non contrastare la crisi, facilitando di fatto eventi di questo tipo, magari nel nostro paese (come già avvenuto, tra l’altro, in Emilia).
Proprio di questi giorni è la notizia che il governo ha tolto oltre quattro miliardi dal fondo per l’elettrificazione dei trasporti per dirottarli in buona parte sulle armi. E infatti, come il Fatto Quotidiano sta ben documentando questi giorni, nella manovra ci sono tagli devastanti a ministeri, enti locali già piegati da anni di tagli, ci sono nuove tasse soprattutto per quel ceto medio che è l’unico a pagarle, non c’è alcuna visione industriale, nessuna meta verso cui il paese dovrebbe andare.
In compenso, l’unico settore che registra un aumento dei fondi, e parliamo di miliardi, è appunto la Difesa, chiamata spesso impropriamente “sicurezza”. Invece non ci serve per mettere in sicurezza il territorio, non ci serve per mitigare le emissioni che ridurrebbero gli eventi estremi, non ci serve contro il dissesto idrogeologico, non ci serve a nulla. L’Italia soffre per mille emergenze, dalla povertà alla crisi climatica, al lavoro che non dà reddito, ma non importa: alle armi si dà la precedenza, con una incoerenza totale rispetto a quanto si era dichiarato in campagna elettorale.
È una vergogna assoluta e dovrebbero essere gli elettori a rivoltarsi, scendere in piazza, a chiedere davvero più pane e meno navi militari, più cura del territorio e meno F16.
Per non parlare poi, sempre a proposito di clima e di ipocrisia sulla solidarietà alla Spagna, della battaglia insulsa e senza senso che questo governo sta facendo contro le auto elettriche, che ovunque nel mondo stanno crescendo tranne che da noi, a causa appunto di una retorica falsa sul fatto che sarebbero inquinanti, insicure, impossibili da ricaricare (e pensare che nel 2023 l’auto più venduta nel mondo è stata una Tesla). Nel frattempo, si perde tempo con i minireattori nucleari, che non si faranno, anche se il nucleare è stato inserito nel Piano Nazionale Energia e Clima (Pniec), per dare più tempo a chi vende gas.
Sempre nel frattempo, il Piano Nazionale di Adattamento al Cambiamento climatico, pur approvato, resta una scatola vuota senza fondi, mentre il decreto sulle aree idonee delega alle regioni la scelta delle aree per le rinnovabili, autorizzandole anche a negare ogni spazio, il che bloccherebbe ogni transizione. Però si incarcerano gli attivisti del clima, o chi imbratta simbolicamente un’opera d’arte, con una ferocia che non ha pari.
E così, ripeto, da un lato abbiamo il fango, dall’altro chi fa dichiarazioni di circostanza ma non lavora per salvarci da altro fango, perché l’unica protezione sarebbe una transizione ecologica radicale basate sulle rinnovabili e un lavoro di messa in sicurezza drastico di tutto il territorio nazionale; insieme, ovviamente, a una legge sul consumo di suolo di cui l’Italia ha disperatamente bisogno e che invece latita.
Ecco perché, oltre al dolore, proviamo paura, angoscia. Paura di essere soli contro eventi estremi sempre più frequenti, paura perché sappiamo che nessuno, oggi, ci sta proteggendo.