Nell’Afghanistan dei ‘nuovi’ Talebani, che assomigliano invece molto a quelli Anni 90, le donne vengono gradualmente cancellate dalla quotidianità. Devono coprire il proprio corpo e i propri volti, devono sparire dalle strade, a meno che non siano accompagnate da un familiare, non possono più studiare e nemmeno far sentire le loro voce in pubblico. Adesso, stando alle ultime dichiarazioni del ministro per la Promozione della Virtù e la Prevenzione del Vizio, Khalid Hanafi, anche pregare ad alta voce o recitare il Corano sarà una pratica haram per le donne, ovvero vietata.
Dopo le sue parole, nessuno del ministero si è preso la briga di spiegarle, confermarle o smentirle, anche se le affermazioni sono inequivocabili: “È proibito a una donna adulta recitare versetti del Corano o eseguire recitazioni di fronte a un’altra donna adulta. Anche i canti di Takbir (Allah Akbar) non sono permessi”. L’alto esponente talebano ha quindi fatto esempi di invocazioni che non devono essere permesse alle donne, come ad esempio “subhanallah“, un’altra parola centrale per la fede islamica. A una donna non deve inoltre essere consentito eseguire la chiamata alla preghiera, ha detto ai presenti, e “certamente non ha alcun permesso per cantare”.
Che la posizione del ministro sia condivisa dalla leadership talebana lo si capisce dal fatto che la registrazione del suo audio è stata pubblicata sul sito ufficiale del ministero che proprio pochi giorni fa ha comunicato che è in corso un programma di sensibilizzazione a livello nazionale sulle leggi, che coinvolge i funzionari del ministero a livello provinciale e distrettuale: “L’organizzazione di tali programmi contribuirà a plasmare la percezione pubblica e ad aumentare la consapevolezza delle decisioni divine”, hanno spiegato.