La maledizione di Bela Guttmann, l’allenatore ungherese che dopo il secondo trionfo del Benfica in Coppa dei Campioni nel 1962 lasciò le Aquile di Lisbona sentenziando “non vinceranno un trofeo internazionale per almeno un secolo” ha fatto perdere al club portoghese ben nove finali in 62 anni, ma non ha impedito di diventare il maggior produttore mondiale di giocatori. Il CIES, l’Osservatore del calcio con sede a Neuchatel (Svizzera), nel suo report numero 478, pubblicato il 30 ottobre, scrive: “Il Benfica è in cima alla lista, sia per il numero di calciatori formati che giocano in 49 divisioni di vertice in tutto il mondo, sia per quanto riguarda l’indice di formazione, una metrica che valuta la presenza numerica di giocatori formati in base al livello sportivo raggiunto”.
Il Benfica (94 giocatori distribuiti in 67 club e 27 campionati, per un indice di 103,7) è davanti al Boca Juniors argentino (93, 102,2) e al Barcellona (81, 98,6). Seguono, a completare la top ten, River Plate, Ajax, Defensor SC (Uruguay), Stella Rossa, Dinamo Zagabria, Sporting Lisbona e Dinamo Kiev. Nei primi cento posti, non troviamo club italiani. Ci sono invece squadroni come Manchester City, Arsenal, Manchester United, Chelsea, Liverpool, Atletico Madrid, Bayern Monaco. Restringendo il campo ai 30 migliori tornei nazionali europei, domina l’Ajax, seguito da Benfica, Barcellona, Dinamo Kiev, Dinamo Zagabria, Stella Rossa, Sporting Lisbona, Real Madrid, Anderlecht e Partizan. Anche qui, nei primi cinquanta posti non ci sono club italiani. Nella classifica dei 5 campionati top, in testa c’è il Barcellona, seguito da Real Madrid, PSG, Valencia, Rennes, Lione, Chelsea, Real Sociedad, Manchester City e Ajax. Finalmente troviamo l’Italia: l’Atalanta è in tredicesima posizione, il Milan in sedicesima. Possiamo consolarci con questa tesi: nella produzione di massa siamo scarsi, mentre siamo presenti in quella di qualità.
In assoluto, i dati di questo studio spiegano un concetto: il Benfica ha il miglior settore giovanile per la produzione “globale” dei calciatori, mentre il Barcellona fornisce l’eccellenza (ma va ricordato, per essere precisi, che sono usciti dall’accademia del Benfica talenti come Bernardo Silva, Joao Felix, Ruben Dias, Gonçalo Ramos, Cancelo, Ederson, Guedes, il laziale Nuno Tavares). Il Benfica ha una formazione B che partecipa al campionato di seconda divisione e questo è un altro passaggio chiave: diversi giocatori top sono usciti da questa esperienza di transizione, a metà tra settore giovanile e prima squadra. Il Benfica B, per la cronaca, è secondo in classifica.
La graduatoria dei 5 campionati top conferma lo scenario italiano delle ultime stagioni, con l’Atalanta assoluta protagonista. C’è una morale di fondo: ottima accademia e risultati sportivi possono coesistere senza problemi. Vendere i prodotti pregiati per realtà più piccole – viene in mente l’Empoli – è una strada quasi obbligata, ma una società come l’Atalanta è riuscita a emergere perché, oltre a creare campioni, ha realizzato bene le linee guida di un programma più articolato: il lavoro di Gian Piero Gasperini come coach, lo stadio di proprietà, un’invidiabile rete di osservatori, tecnici di livello nel settore giovanile, la cura del bilancio senza perdere di vista l’obiettivo sportivo.
I primati di Benfica nella classifica di 49 divisioni mondiali e dell’Ajax nei principali 30 tornei europei sono certificati di conseguenza dai dati del calciomercato: la Liga portoghese e la Eredivisie olandese sono infatti le leghe che negli ultimi cinque anni hanno registrato gli utili top. Sono i migliori mercati e i migliori mercanti del calcio. La diaspora di portoghesi e olandesi incide nelle prestazioni dei club nelle coppe europee, ma consente di avere bilanci più sani rispetto ad altre realtà.