Lo scontro tra Donald Trump e Liz Cheney, figlia dell’ex vicepresidente Dick Cheney estromessa dai vertici del Partito Repubblicano dopo la guerra avviata contro la leadership del tycoon, sta toccando livelli mai visti nel dibattito politico americano. Con l’arcinemica interna al Grand Old Party che da settimane ormai porta avanti una campagna a favore della democratica Kamala Harris, preferita al candidato del partito di cui ha fatto parte, ora The Donald controbatte addirittura augurandole di trovarsi con un’arma puntata verso la faccia: “È un falco da guerra. Mettiamoli lì con con un fucile che le spara. Vediamo cosa ne pensa. È una stupida che vuole sempre andare in guerra”. Dura la replica di Cheney: “È così che i dittatori distruggono le nazioni libere. Minacciano di morte i loro oppositori. Non possiamo affidare il nostro Paese e la nostra libertà a un uomo meschino, vendicativo, crudele e instabile che vuole essere un tiranno”.
Parole che, pronunciate da un candidato alle elezioni americane, da una parte provocheranno lo sdegno dei più moderati, anche tra i repubblicani, ma dall’altra esalteranno la frangia più estremista del suo elettorato, quella che legittima azioni come l’assalto a Capitol Hill in nome di una guerra senza esclusione di colpi alle leadership del Paese. Anche per questo, il bersaglio disegnato da Trump sulla fronte di Cheney non può essere derubricato a semplice ‘sparata’ alle quali il tycoon ha ormai abituato: rischia di scatenare un sentimento di violenta avversione nei confronti della politica che mette a rischio la sua sicurezza.
Le parole di Trump sono arrivate durante un evento a Glendale, in Arizona, insieme all’ex conduttore di Fox News, Tucker Carlson, che gli ha chiesto se fosse strano vedere Cheney fare campagna contro di lui. Trump l’ha così definita “una persona squilibrata“. Poi ha aggiunto: “Il motivo per cui non mi sopportava è che ha sempre voluto andare in guerra con le persone. Se fosse per lei saremmo in guerra con 50 Paesi diversi. Mettiamola davanti a un fucile che le spara addosso e vediamo come si sente. Sono tutti falchi di guerra quando sono seduti a Washington in un bel palazzo e dicono ‘Oh, cavolo, mandiamo 10mila truppe proprio nella bocca del nemico’”. Dopo le critiche, la campagna di Trump ha risposto che “stava parlando di come Liz Cheney voglia mandare i figli e le figlie dell’America a combattere nelle guerre nonostante non sia mai stata al fronte”.
L’ultima dimostrazione di Cheney contro Trump è stata quella di cancellare il suo abbonamento al Washington Post e attaccare il suo proprietario Jeff Bezos per aver deciso di dare il proprio l’endorsement a Kamala Harris. “Quando c’è qualcuno come Jeff Bezos che ha paura di fare l’endorsement all’unico candidato in corsa che è un adulto responsabile perché ha paura di Donald Trump, questo ci dice abbastanza del perché non dovremmo rieleggere Trump”, ha commentato.
Critiche al candidato repubblicano sono arrivate, come prevedibile, anche dalla sua avversaria nella corsa alla Casa Bianca, Kamala Harris, secondo cui la violenza verbale di Donald Trump lo “squalifica”: lo ha detto Kamala Harris, reagendo ai commenti del tycoon contro l’ex deputata Cheney. L’ex presidente, ha accusato Harris dal Wisconsin, “ha intensificato la violenza verbale contro i suoi avversari politici e, in modo molto dettagliato, ha suggerito di puntare le armi contro l’ex deputata Liz Cheney. Questo deve squalificarlo. Uno che vuole essere presidente degli Stati Uniti e che usa questo tipo di violenza verbale è chiaramente non idoneo e squalificato dalla carica di presidente”.