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Elezioni Usa, Biden meglio di Trump per il Pil. Ma sono aumentati i prezzi e anche la disuguaglianza: tra i più favoriti ci sono i miliardari

Negli ultimi quattro anni, con la presidenza democratica di Joe Biden, gli Stati Uniti sono cresciuti a livelli record sul piano economico, eppure i sondaggi mostrano una popolazione insoddisfatta e una contesa elettorale incerta. Difficoltà nella comunicazione o percezione distorta della realtà? Nessuna delle due, ma piuttosto un aumento senza freni della disuguaglianza, con una torta sempre più ampia ma distribuita in maniera sempre meno equa.

In un indimenticato dibattito presidenziale del 1980 contro l’allora presidente in carica Jimmy Carter, Ronald Reagan provocatoriamente chiese: “Stai meglio rispetto a quattro anni fa?”. La domanda è ancora oggi uno standard per giudicare l’operato di ogni amministrazione presidenziale, soprattutto quando i presidenti in carica si presentano per una rielezione, e l’istituto di ricerca Gallup ha iniziato a sottoporla nei suoi sondaggi dal 1992. Oggi, secondo un sondaggio condotto dallo stesso istituto tra il 16 e il 28 settembre, oltre la metà degli americani (52%) afferma di stare peggio rispetto a quattro anni fa, mentre il 39% afferma di stare meglio e l’8% dice di stare più o meno allo stesso modo. Questi risultati sono tra i più simili a quelli ottenuti nel 1992, quando Bill Clinton ebbe la meglio sul presidente uscente George Bush. Dati confermati da altre ricerche, come quella condotta tra l’11 e il 14 ottobre da Associated Press e Norc, istituto dell’Università di Chicago: la maggior parte degli elettori registrati ritiene che l’economia non stia andando bene e per il 62% è in cattive condizioni.

L’appartenenza politica è il primo fattore di orientamento, garantendo una maggiore indulgenza all’operato della propria parte politica. Per Gallup il 72% dei democratici si dice una situazione migliore rispetto a 4 anni, una percezione condivisa solo dal 35% degli indipendenti e dal 7% dei repubblicani. Similmente per Ap-Norc, circa 6 democratici su 10 affermano che l’economia sta andando nella giusta direzione, mentre l’85% dei repubblicani sposa una percezione negativa. I democratici che danno un giudizio positivo sono in netta crescita, erano meno della metà un anno fa, e anche questo è un fenomeno fisiologico: all’avvicinarsi della contesa elettorale le posizioni si polarizzano e ci si prepara alle urne dove la scelta non ammette sfumature di pensiero. Gallup, inoltre, aggiunge che “la percentuale più alta del solito di adulti statunitensi che affermano di stare peggio quest’anno è dovuta in gran parte alla probabilità molto maggiore dei repubblicani di dire questo rispetto agli oppositori del partito del presidente in carica negli anni elettorali precedenti”, ovvero i repubblicani sembrano essere molto più polarizzati contro Biden rispetto a quanto fossero i democratici contro Donald Trump alle precedenti elezioni.

Eppure, la pagella economica dell’amministrazione Biden sembra essere positiva. Con Trump, dal quarto trimestre del 2016 al quarto trimestre del 2020, l’economia statunitense è cresciuta del 7,4% al netto dell’inflazione. Con Biden, fino al terzo trimestre del 2024, il pil è salito del 12,6%, superando i 20,7 trilioni di dollari raggiunti alla fine dell’amministrazione Trump, e i quasi 21 trilioni della fine del 2019, poco prima dunque dell’emergenza pandemica. Secondo il Congressional budget office, l’ufficio di bilancio del Congresso Usa, l’espansione “ha superato le attese, eccedendo le previsioni su crescita, investimenti e spesa per consumi”. E il pil pro capite “è più alto di 9.800 dollari rispetto a quanto ci si aspettava”. Biden può vantare inoltre una crescita record dell’occupazione, che ha raggiunto a settembre 2024 il massimo di 159,1 milioni di posti di lavoro, mentre con Trump l’occupazione era arrivata al massimo di 152,3 milioni a febbraio 2020. L’inflazione è il cavallo di battaglia di Trump, e infatti con Biden i prezzi sono cresciuti del 20,3% rispetto al 7,7% registrato con il tycoon, anche se ad agosto 2024 i salari erano più alti del 26,1% rispetto a febbraio 2020, smorzando l’effetto negativo della crescita dei prezzi per le tasche dei cittadini americani.

Le medie statistiche vanno però maneggiate con cautela perché possono offrire una visione parziale della realtà. È il proverbiale pollo di Trilussa: se qualcuno mangia un pollo e qualcun altro no, in media entrambi hanno mangiato mezzo pollo. Se guardiamo ad esempio l’andamento della ricchezza per distribuzione etnica, uno studio della Federal Reserve di New York mostra che la ricchezza delle famiglie bianche negli Stati Uniti, corretta per l’inflazione, è cresciuta più rapidamente di quella delle famiglie nere e ispaniche dall’inizio del 2019 fino al terzo trimestre dell’anno scorso, con le famiglie nere in particolare che ora si trovano in una situazione peggiore rispetto a qualche anno fa. Il patrimonio netto delle famiglie bianche al terzo trimestre dello scorso anno era superiore del 28% rispetto all’inizio del 2019, quello delle famiglie ispaniche era superiore del 20% e quello delle famiglie nere era inferiore di circa l’1,5 per cento.

In altre parole, sebbene negli ultimi quattro anni sia aumentata la ricchezza complessiva, e dunque siano cresciuti i valori pro capite, questo aumento si è indirizzato verso alcuni gruppi sociali e non ha riguardato tutta la popolazione, favorendo un’ulteriore crescita della disuguaglianza sociale. In effetti uno dei gruppi più favoriti è stato quello dei miliardari. Secondo l’Institute for Policy Studies di Forbes Real Time Billionaire, a marzo 2020 gli Stati Uniti avevano 614 miliardari con una ricchezza complessiva di 2,947 trilioni di dollari. Quattro anni più tardi, a marzo 2024, gli Usa contavano 737 miliardari con una ricchezza complessiva di 5,529 trilioni di dollari, un aumento dell’87,6%, ovvero di 2,58 trilioni di dollari.

Per Gallup l’operato di Joe Biden è approvato dal 39% degli americani, meglio invece Kamala Harris che arriva al 45 per cento. L’ingresso della vice-presidente uscente nella contesa elettorale ha effettivamente rimescolato le carte. Secondo Ap-Norc gli elettori si dividono sulla capacità dei due pretendenti alla Casa Bianca di affrontare le questioni economiche. Tasse alla classe media, lavoro e disoccupazione, costo della casa vedono un leggero vantaggio per Harris, mentre Donald Trump prevale sul costo dei beni alimentari e della benzina, e sui dazi alle importazioni. Nella sua campagna Trump non ha nascosto i progetti di nuovi tagli alle tasse per i miliardari, dopo la sua riforma del 2017, ed Harris e il suo team hanno puntato molto su questo terreno, promettendo di “annullare i tagli fiscali di Trump per gli americani più ricchi”.

Ad oggi, sul risultato della competizione prevale l’incertezza. Negli ultimi giorni sono state diffuse due nuove indagini, una del New York Times e del Siena College che ha rilevato che il 52% degli intervistati si fida più di Trump per guidare l’economia rispetto al 45% che preferisce Harris, registrando tuttavia un riavvicinamento rispetto al 54%-41% a favore di Trump di un mese fa. Un altro sondaggio del Financial Times e della Ross School of Business dell’Università del Michigan ha rivelato che il 44% degli elettori preferirebbe Trump alla guida dell’economia rispetto al 43% di Harris, invertendo tuttavia il vantaggio di Harris del 44% contro il 42% di Trump registrato a settembre.