Benché, nonostante i profitti stratosferici degli ultimi anni, le banche italiane abbiano nuovamente schivato qualsiasi prelievo aggiuntivo, il presidente dell’Associazione bancaria italiana Antonio Patuelli se la prende con il governo. “La pesante tassazione esistente in Italia spinge tante volte i risparmiatori italiani ad investire all’estero“, ha detto giovedì intervenendo alla giornata del risparmio dell’Acri.

“Occorre correggere presto tutto questo, perché la tutela dei risparmiatori è una necessità etica e strategica per l’Italia”. “Chiediamo che le leggi tributarie rispettino meglio il risparmio che oggi è gravato dall’imposta ordinaria del 26%, che si aggiunge alla pressione fiscale sulle società quando in esse viene investito”. Patuelli cita la liquidità nei conti correnti, anche l’imposta di bollo che è una patrimoniale da abolire.

Come è noto le plusvalenze finanziarie in Italia sono tassate al 26%, con l’eccezione dei titoli di Stato, privilegiati con un prelievo del 12,5%.Con la legge di bilancio il governo intende alzare fino al 42% il prelievo sui proventi da investimenti in criptovalute. Il governo Meloni non ha abbassato nessuna imposta, su questo Patuelli ha ragione. Ma se si guarda a cosa accade in Europa le aliquote italiane non sembrano un’anomalia. Ci sono paesi in cui sono un poco più basse (Spagna, Grecia, Ungheria), altri in cui sono simili o leggermente più alte (Francia, Germania, Belgio, Svezia).

Non si dimentichi che gli investimenti finanziari in azioni, obbligazioni, fondi etc, sono molto concentrati nelle fasce di reddito più alte. A gran parte della popolazione italiana (e non solo) delle aliquote sulle plusvalenze azionarie non importa nulla. Infine, Patuelli non fa menzione degli innumerevoli balzelli che le banche applicano su conti correnti (dalle commissioni di prelievo in poi) e dossier titoli o dei miseri interessi pagati ai depositanti, tra i più bassi d’Europa.

Alla giornata del Risparmio è intervenuto, come d’abitudine, il governatore di Banca d’Italia. Fabio Panetta ha osservato che “Il flusso annuo di risparmio privato supera oggi i 400 miliardi di euro, un quinto del reddito nazionale. Solo parte di esso, tuttavia, finanzia gli investimenti in Italia. Nel quinquennio precedente la pandemia le risorse interne impiegate all’estero sono ammontate in media al 2,5% del prodotto; se utilizzate per finanziare capitale produttivo in Italia, avrebbero accresciuto gli investimenti di quasi un quinto” ha aggiunto. Discorso diverso da quello che fa Patuelli. Il governatore spiega, in sostanza, che gli italiani a volte preferiscono comprare le azioni di Google, Nvidia o di altre aziende straniere piuttosto che quelle di imprese italiane. La tassazione dei guadagni è la stessa.

“Invogliare i risparmiatori italiani a investire nel nostro paese”, ha ricordato il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti, “sarà possibile solo se sapremo realizzare un ecosistema regolamentare e amministrativo che faciliti l’accesso delle imprese al mercato dei capitali, così favorendo anche l’accesso dei risparmiatori a strumenti di investimento diversificati per rischio, rendimento e orizzonte temporale”.

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