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Massimiliano Galletti, morto il soccorritore italiano in Ucraina: era stato colpito da una granata un mese fa

Non ce l’ha fatta, dopo settimane di coma Massimiliano Galletti, il soccorritore italiano di 59 anni colpito dalle schegge di un colpo di Rpg in Ucraina e rimasto per un mese in ospedale a Kiev. La conferma arriva anche dal pensiero che la figlia Aurora ha deciso di dedicargli sui social: “Sei volato via da eroe per me e per tutte le persone che hai salvato in questi anni”, ha scritto.

Galletti, marchigiano di San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno), svolgeva servizio di assistenza ai combattenti al fronte in una località non distante dalla capitale ucraina. Nelle retrovie, dove operava, il colpo fatale di granata e la morte dopo un mese di coma in ospedale. Si tratta del primo italiano, in questo caso un paramedico, morto sul fronte ucraino. “Sono stati 30 giorni di buio totale” anche per la moglie Donatella Scarponi: “Sapevo che mio marito era morto ma non dove, come, con chi, dov’era?”. La donna, sconvolta, aveva avuto conferma in Commissariato del decesso del marito a seguito di gravissime lesioni subite nello scoppio di una granata. “Non era un combattente – ha aggiunto – perché non avrebbe saputo neppure usare un fucile da guerra”.

Il sindaco di San Benedetto Antonio Spazzafumo, che ieri ha incontrato la moglie di Galletti e due sorelle della vittima, si sta interessando per il ritorno in patria della salma del 59enne che era un dipendente comunale in aspettativa per questa missione umanitaria: era ‘soccorritore paramedico’ impegnato con le unità cinofile, nella ricerca di persone ferite o morte durante i combattimenti. Della vicenda è informata la Questura di Ascoli che è in contatto con il ministero degli Esteri e la diplomazia si è attivata. “La parte italiana dell’iter per il rientro è completa, ieri i tempi sembravano brevi, ma ci sono ancora le questioni in Ucraina da sistemare”, dice all’Ansa il sindaco Spazzafumo che aveva incontrato qualche mese fa Galletti negli uffici del palazzo comunale e ci aveva parlato per qualche istante prima della partenza verso l’Ucraina.

“Sei sempre stato il mio punto di riferimento – scrive Aurora, la figlia di Galletti – la persona sulla quale sapevo di poter sempre contare da bambina, sognavo in futuro di avere un marito come te che mi hai sempre trattata da principessa. Hai sempre trovato le parole giuste per confortarmi anche quando non avevo voglia di sentirti, eri lì per me. In questo momento che non ci sei più che mai ho bisogno di te, ma so che sei volato via da eroe, l’eroe che c’è sempre stato per me e per tutte le persone che hai salvato in questi anni. Sono orgogliosa di te come padre, ma soprattutto come uomo sarai sempre nel mio cuore”.

Circa due anni fa, il 59enne si era recato per la prima volta in Polonia, con la Protezione civile italiana, nelle zone di confine con l’Ucraina per aiutare gli sfollati che scappavano dalla guerra. Ritornato a San Benedetto del Tronto si era organizzato con un amico sardo per ritornare autonomamente in Ucraina. Poi aveva prestato assistenza come paramedico nelle retrovie del fronte. Da circa un mese i contatti con lui si erano interrotti dopo la deflagrazione di una granata in una zona di violenti combattimenti tra russi e ucraini. Il 28 ottobre scorso il decesso a causa delle devastanti ferite.