Salute

Neonato di 24 giorni morto di pertosse, ecco cos’è questa malattia infettiva e i sintomi da non sottovalutare: “Importante vaccinare le madri in gravidanza”

La pertosse viene inserita tra le malattie infantili, come la rosolia, il morbillo, la varicella e la parotite, e colpisce soprattutto i bambini sotto i 5 anni

La notizia della morte di un neonato di 24 giorni a Montebelluna in provincia di Treviso a causa della pertosse riporta sotto i riflettori una malattia di cui non si percepiva particolare gravità. Parliamo di una malattia infettiva di origine batterica molto contagiosa, causata dal batterio Bordetella pertussis. La pertosse viene inserita tra le malattie infantili, come la rosolia, il morbillo, la varicella e la parotite, e colpisce soprattutto i bambini sotto i 5 anni.

I sintomi
L’uomo è l’unico canale di trasmissione della malattia che avviene per via aerea, probabilmente attraverso goccioline di saliva diffuse nell’aria quando il malato tossisce. All’inizio dei sintomi la pertosse si presenta con una tosse lieve, accompagnata da qualche linea di febbre e abbondanti secrezioni nasali: è la fase catarrale, che dura da 1 a 2 settimane. Progressivamente la tosse diventa parossistica e si associa a difficoltà respiratorie: è la fase convulsiva o parossistica, che può durare più di 2 mesi in assenza di trattamento. In seguito a parossismi, si possono verificare anche casi di apnea, cianosi e vomito.

La terapia
Da sottolineare che il periodo di incubazione è di circa 10 giorni. La pertosse è altamente contagiosa, soprattutto nel periodo iniziale, prima dell’insorgenza della tosse parossistica. Dopo tre settimane dall’inizio della fase parossistica, nei pazienti non trattati il contagio si considera trascurabile. La terapia consiste di antibiotici, spesso l’eritromicina. Se viene preso prima della fase parossistica, l’antibiotico abbrevia il tempo di contagiosità e la durata della malattia, ma i sintomi non sempre vengono ridotti. Per alleviare i sintomi, vengono prescritti anche antitussivi, sedativi, antispasmodici.

Casi maggiori tra i non vaccinati
Oggi il 90% dei casi di pertosse si registrano nelle popolazioni in cui non viene effettuata la vaccinazione, e in questi casi la pertosse può portare a una mortalità elevata nei bambini. Nelle popolazioni vaccinate – prosegue la nota informativa – si è osservato un ritorno della pertosse a causa della perdita progressiva di immunità e, in effetti, quando è stato introdotto il vaccino 30 anni fa non venivano utilizzate le dosi di richiamo. In Italia la pertosse viene obbligatoriamente notificata alle autorità sanitarie. La Società italiana di pediatria ha fatto sapere che in Italia da gennaio a maggio scorso ci sono stati 110 casi di pertosse, con oltre 15 ricoveri in terapia intensiva di lattanti. Tre neonati sono deceduti.

Il parere dell’esperto
Perché la pertosse è così pericolosa già nei primi mesi di vita di un bambino? “Perché il suo sistema immunitario è più debole e immaturo – spiega al FattoQuotidiano.it il professor Giuseppe Indolfi, Pediatra presso l’Ospedale Meyer di Firenze. E anche se è vero che la madre ha la possibilità di proteggere il suo bimbo tramite gli anticorpi che gli ‘passa’ prevalentemente durante la gravidanza attraverso la placenta e anche con l’allattamento, dobbiamo tenere presente che siamo di fronte a una seria infezione respiratoria, che si manifesta con una tosse insistente, degli accessi che possono provocare apnee. Soprattutto in bambini di pochi mesi, per le loro caratteristiche immunitarie e fisiologiche delle vie aeree, questi sintomi possono provocare gravi rischi rispetto ai soggetti più grandi o adulti”.

Vaccinare le madri
L’impennata di casi degli ultimi tempi, come comunica la Società italiana di pediatria, è dell’800% rispetto al 2022 e al 2023. E hanno interessato nella maggior parte dei casi neonati e lattanti non vaccinati sotto i quattro mesi di età. “La fascia di rischio maggiore è proprio quella dei primi tre mesi di vita. Bisogna quindi fare in modo che alla nascita questi bambini siano già protetti. Ma l’unico modo per farlo è vaccinare la madre. In questo modo svilupperà una risposta immunitaria che trasmetterà al bambino che si troverà con gli anticorpi già pronti per contrastare l’agente infettivo della pertosse”.

Nel caso della madre, quando dovrebbe vaccinarsi?
“Parliamo di una vaccinazione che una persona adulta dovrebbe già avere effettuato. Tuttavia, è buona norma somministrare il vaccino alla futura madre tra il secondo e terzo trimestre della gravidanza per le ragioni dette precedentemente”.

I tempi della vaccinazione
Il vaccino è obbligatorio? Quali sono le tempistiche della vaccinazione contro la pertosse?
“Sì è obbligatorio e viene somministrato a 3 mesi, 6 mesi e 12 mesi di età del bambino. Successivamente al compimento dei 5 anni e poi di nuovo a 12 anni. Infine, è raccomandato fare dosi di richiamo ogni 10 anni”.

Quando si parla di vaccini, a volte si ha il timore degli effetti collaterali.
“Parliamo di un vaccino storico, il vaccino esavalente, all’interno del quale è contenuto anche il vaccino per la pertosse. Come tutte le procedure mediche, i vaccini possono comportare benefici e rischi. Il discorso corretto da fare è quindi: ‘Che cos’è più rischioso, lasciare esposto il bambino a un possibile contagio del batterio pertosse o puntare sul beneficio della prevenzione della malattia con il vaccino e affrontare eventuali sue complicanze? La risposta è chiara: è molto più utile ed efficace per la salute effettuare la vaccinazione”.