Un “malato” che non riceve una “terapia unica e coerente” perché “curato da troppi organi di vigilanza”. Una vera e propria “anarchia ispettiva” che serve anche “a nascondere inerzie e incompetenze”. Insomma: “Chi affiderebbe un malato a un ospedale dove ci sono più di 10 medici che intervengono con dieci terapie diverse senza nemmeno parlarsi […]
Un “malato” che non riceve una “terapia unica e coerente” perché “curato da troppi organi di vigilanza”. Una vera e propria “anarchia ispettiva” che serve anche “a nascondere inerzie e incompetenze”. Insomma: “Chi affiderebbe un malato a un ospedale dove ci sono più di 10 medici che intervengono con dieci terapie diverse senza nemmeno parlarsi tra di loro?”. E contrariamente a quanto chiedono gli esperti da “oltre vent’anni”, cioè l’istituzione di una procura nazionale e una omogeneizzazione dei controlli, l’Autonomia differenziata sulla quale insiste il governo finirà per peggiorare la situazione: “Una delle 23 materie oggetto dei Lep è proprio la sicurezza del lavoro. Si profila quindi una situazione variegata che produrrà disuguaglianze”, avvisa Bruno Giordano, magistrato in Corte di Cassazione e tra i massimi esperti di sicurezza sul lavoro in Italia. Ex direttore dell’Ispettorato nazionale del lavoro, Giordano è intervenuto durante la tre giorni degli Stati generali della Salute e Sicurezza sul lavoro, organizzati dalla Commissione d’inchiesta sulle condizioni di lavoro e dalla Camera dei deputati.
Un intervento durissimo, durante il quale Giordano ha avvisato come la situazione rischia di peggiorare a causa della riforma costituzionale progettata dal governo Meloni. L’appello arriva dopo i 680 morti nei primi otto mesi del 2024, con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che dopo numerosi moniti ha detto di “non avere più parole” per esprimere dolore e angoscia riguardo alla sicurezza. “Il lavoro in Italia è malato, un malato senza una terapia unica e coerente perché dovrebbe essere curato da troppi organi di vigilanza, caratterizzati non solo dalla pluralità ma anche da interessi corporativi. Una vera e propria anarchia ispettiva che serve anche a nascondere delle inerzie e incompetenze”, ha spiegato il magistrato.
Organi di vigilanza e istituzioni “devono riflettere sulla più grande tragedia civile che esiste nel nostro Paese”, ha aggiunto sottolineando che “uccidiamo un operaio ogni 8 ore, ne feriamo uno ogni minuto”. Statistiche che se paragonate con altre emergenze restituiscono la gravità del caso: “I numeri sono 24 volte superiore ai casi di femminicidio, 5 ai casi di omicidi legati alla criminalità organizzata”, ha rimarcato. “Il lavoro – ha continuato – è affetto anche da ingiustizia, caratterizzata dalla possibilità di non applicare veramente tutte le norme a disposizione. Avviene nelle aule dei giudici del lavoro e in quelle dei giudici penali”. Quindi ha reiterato un’antica richiesta: “Per fare delle indagini tecniche, mirate ed efficienti il pubblico ministero deve essere specializzato. Solo così possiamo produrre processi celeri. È necessaria una procura nazionale e distrettuale del lavoro che chiediamo da oltre vent’anni. Ciò consentirebbe di specializzare le indagini, renderle qualitativamente mirate e veloci”.
Non solo: “Consentirebbe inoltre di affrontare la discrasia gravissima che c’è tra la geografia giudiziaria e quella amministrativa: ci sono Asl che rispondono a più procure o viceversa più Asl che rispondono a una sola procura, senza che ciò corrisponda alla geografia amministrativa dell’Inps e dell’Inail. Una distonia organizzativa sul piano territoriale che crea indubbiamente disorientamenti e difficoltà organizzativa, oltre a varietà interpretativa da organo a organo e da territorio a territorio”. Quindi Giordano ha lanciato l’allarme: “È l’anticipazione di ciò che accadrà con l’Autonomia differenziata, dove una delle 23 materie oggetto dei Lep è proprio la sicurezza del lavoro. Si profila quindi una situazione variegata che produrrà disuguaglianze”.
Il magistrato si è quindi concentrato sui recenti dati contenuti nel rapporto Istat sull’economia non osservata, dal quale è emersa la presenza di 3 milioni di lavoratori in nero: “Mi chiedo: chi li sta cercando? E chi sta cercando i datori di lavoro? Si tratta di un anello di una catena che comincia dall’evasione fiscale: per pagare a nero bisogna avere fondi neri, per avere fondi neri bisogna vendere senza fattura. E quindi il circuito dell’evasione fiscale, del lavoro nero che porta all’evasione previdenziale e assicurativa e all’evasione delle regole sulla sicurezza è un tutt’uno che va interrotto. Ciò non si fa facilmente se si introduce una norma che obbliga gli organi ispettivi ad avvisare con 10 giorni di anticipo il soggetto da ispezionare”, è stato il suo monito.