A pochi giorni dal voto per il rinnovo del contratto nazionale del lavoro portuale, gli unici risultati della consultazione sul testo da portare al tavolo della trattativa, rispetto ai quali si ha completa trasparenza, sono quelli di Genova; con un’affluenza del 77%, il 68% dei lavoratori ha bocciato la bozza presentata dai sindacati confederali. Eppure, a poche ore dalla prima storica stroncatura di una proposta di rinnovo da parte del principale porto italiano, Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti comunicano l’esito positivo della consultazione a livello nazionale con una “larga maggioranza di sì”. I lavoratori portuali genovesi non ci stanno e, nella serata di ieri, convocano un’assemblea coordinata dal sindacato di base Usb Mare e Porti, a cui hanno partecipato diversi delegati degli stessi sindacati confederali, in larga parte contrari, a livello locale, alla proposta siglata dai loro dirigenti nazionali.

“Il paradosso è che, mentre da Cgil e Uil viene lanciato un giusto sciopero generale per il 29 novembre sulla necessità di aumentare i salari – spiega Josè Nivoi per l’Usb – nell’ipotesi di rinnovo che ci vogliono far passare come approvata non adeguano i compensi all’inflazione”. In assemblea emerge che l’aumento previsto dal contratto, una media dell’8% su tre anni, è ritenuto “largamente insoddisfacente rispetto all’inflazione del 15-16% dal precedente contratto”. Ma la denuncia dell’Usb, che promette di estendere la contestazione a tutti i porti italiani, è che vi sarebbero state opacità e dichiarazioni false dietro il controverso 70% con cui, nel resto d’Italia, il testo proposto dai sindacati confederali sarebbe stato approvato: “Abbiamo testimonianze da Gioia Tauro e Palermo che ci raccontano che nessuno ha votato, così come a Livorno i voti sarebbero stati soltanto due, e opacità si registrerebbero anche nel conteggio dei voti di Catania e Trieste”.

Quello del Ccnl Porti “è un rinnovo giunto dopo due scioperi e oltre dieci mesi di serrate trattative – avevano comunicato Cgil, Cisl e Uil – svolte in un contesto molto complesso e difficile, anche a causa della paventata riforma e delle diverse crisi internazionali”. Tuttavia, non si registra alcun calo nei ricavi degli armatori o nei traffici, e lo sbalorditivo aumento del 62% in sei anni ottenuto dai portuali statunitensi porta anche i lavoratori italiani ad alzare le proprie aspettative.
Nel testo del rinnovo manca inoltre il riconoscimento del lavoro usurante e lo sblocco del fondo di accompagnamento all’esodo, aspetti ritenuti critici anche dai sindacati confederali. L’Usb ora chiede i dati dettagliati delle votazioni, per comprendere come sia possibile che un’ipotesi di contratto bocciata dalla larga maggioranza dei lavoratori del Nord-Ovest possa aver raggiunto una “larga maggioranza” di consensi in porti “dove non ci risulta neanche sia stato votato”. Dal Sud sarebbero arrivati solo due verbali, riferisce il giornalista esperto di portualità Andrea Moizo: il primo proviene da Palermo e riguarda un organico di un’impresa nella quale avrebbero votato in 483, con un curioso 100% di voti favorevoli al rinnovo; il secondo viene da Catania, dove si sarebbe verificato un altro plebiscito con 137 sì su 137 aventi diritto, pure in questo caso senza riferimenti a imprese specifiche, ma solo a un generico organico aziendale.

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